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Energia: Italia importa più gas contro il caro prezzi. Un decreto del ministero dell’Ambiente

Provvedimento del ministro dell’Ambiente per aumentare la capacità di stoccaggio del gas. Benefici finali potrebbero arrivare fino al 2030

Energia: Italia importa più gas contro il caro prezzi. Un decreto del ministero dell’Ambiente

Tra febbraio e marzo potrebbero verificarsi differenziali di prezzo sul mercato del gas. I Paesi che continuano a consumare gas corrono ai ripari, soprattutto in funzione degli stoccaggi. In Italia le
polemiche sui costi dell’energia non si fermano, in particolare per il gas che occupa ancora un terzo dei consumi delle imprese italiane. Tra il 2021 e il 2024 la domanda è scesa ma il combustibile resta centrale nella produzione industriale e nei consumi delle famiglie. Lo storage è evidentemente favorito da prezzi più competitivi.

Si inserisce in questo contesto il decreto del ministero dell’Ambiente che consente di anticipare le aste per il gas. Il provvedimento anticipa con 500 milioni di metri cubi a disposizione, la saturazione della materia prima dal 1° aprile 2025 al 31 marzo 2026. Dal punto di vista tecnico e del fabbisogno, l’operazione agevola il riempimento delle riserve nella successiva campagna di iniezione

“Tale misura – ha spiegato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – consentirà di evitare aggravi che potrebbero verificarsi a causa delle tensioni geopolitiche e delle possibili speculazioni. Un atto concreto per l’abbassamento del prezzo del gas destinato a cittadini e imprese”. All’ interno della capacità di conservazione, il gas potrà essere messo in rete anche per una durata da due a cinque anni.
In teoria il beneficio per i consumatori finali potrebbe arrivare fino al 2030.

Il ministero, insomma, ha fiducia nella capacità del gas naturale di soddisfare le necessità nazionali. Ma l’Institute for energy economics and financial analysis (Ieefa)dedica alla situazione italiana uno studio critico, secondo il quale l’Italia nei primi tre mesi di quest’anno aumenterà le importazioni di Gnl del 22%. Scelte che “ignorano il calo della domanda” scrive l’Ieefa. Operazione in controtendenza con gli obiettivi di diversificazione energetica continuamente dichiarati dal governo.

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