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Trump rivoluziona agenda Ue: Usa parte dai dazi ma i 27 leader europei discutono di Difesa comune

Mentre Trump rilancia la politica dei dazi, i leader europei si riuniscono a Bruxelles per discutere di difesa comune e sicurezza ma sulla sfida commerciale degli Usa, Ue si fa trovare ancora una volta impreparata, Draghi avverte: l’Europa deve reagire unita per proteggere i propri interessi

Trump rivoluziona agenda Ue: Usa parte dai dazi ma i 27 leader europei discutono di Difesa comune

Sempre un passo indietro, attenti a prendere tempo piuttosto che decisioni. L’Europa dei 27 si fa trovare troppo spesso impreparata davanti ai grandi appuntamenti della storia. Ultima prova questa mattina a Bruxelles a Palais d’Egmont dove i capi di Stato e di Governo dei 27 si riuniranno in un “ritiro” (quindi senza decisioni formali) sui temi della sicurezza e della difesa comune. Piccolo dettaglio: saranno forse costretti a modificare all’ultimo momento l’ordine dei lavori per discutere anche come rispondere alle decisioni americane sui dazi che riguarderebbero anche l’Unione europea. In altre parole le decisioni di Trump stanno di fatto rivoluzionando la stessa agenda dell’Ue che reagisce in ritardo ai cambiamenti imposti dalla nuova amministrazione Usa.

Dazi Usa: il monito di Draghi

Una situazione che l’ex premier Mario Draghi ieri ha messo a fuoco efficacemente: “Trump – dice Draghi –tanto darà impulso ai settori innovativi quanto proteggerà i settori tradizionali che sono proprio quelli nei quali esportiamo di più negli Stati Uniti: quindi – aggiunge l’ex premier – lì dovremo negoziare con l’alleato americano con uno spirito unitario per proteggere anche i nostri produttori europei“. In altre parole, osserva Draghi “ci sono grandi cambiamenti in vista e quello che l’Europa non può più fare è posporre le decisioni. In tutti questi anni si sono posposte tante decisioni importanti in attesa del consenso che non è venuto e poi è arrivato solo uno sviluppo più basso, una crescita minore e oggi una stagnazione”. “Io mi auguro – osserva Draghi – che troveremo uno spirito unitario per riuscire a trovare il meglio da questi grandi cambiamenti. Siamo troppo piccoli per andare in ordine sparso”.

Ue: di cosa si parlerà nel “ritiro”

Quanto al “ritiro” convocato per oggi dal presidente del Consiglio, Ue Antonio Costa due sarebbero i principi alla base dell’incontro: garantire una maggiore responsabilità dell’Ue per la sua difesa e condividere una maggiore cooperazione a livello Ue. Non è prevista alcuna decisione anche se la discussione dovrebbe “preparare, modellare e fornire linee guida per le decisioni future” in vista della discussione formale sugli stessi temi al summit di fine giugno. Dopo uno scambio con la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, i capi di Stato o di Governo discuteranno del contesto geopolitico, tra cui il rapporto con gli Stati Uniti, a pochi giorni dall’insediamento del Presidente Donald Trump. Le ambizioni Usa sulla Groenlandia potrebbero essere commentate dal Primo Ministro danese, Mette Frederiksen. Un capitolo a parte riguarderà il sostegno militare all’Ucraina. Poi i leader saranno raggiunti a pranzo dal Segretario della Nato, Mark Rutte, per discutere, tra le altre cose, del rafforzamento della cooperazione tra Ue e Nato.

Il pomeriggio sarà dedicato alla difesa europea. I leader dovrebbero discutere delle esigenze di capacità. “Per la prima volta, i Ventisette saranno in grado di discutere e avere una visione chiara di quali capacità dovrebbero essere considerate prioritarie e su quali concentrarsi”, ha spiegato un funzionario vicino al dossier. La questione delle capacità è “qualcosa che gli europei non possono decidere da soli e che è legata alla Nato”, ha detto un diplomatico che ha aggiunto: “La sicurezza collettiva dell’Europa è prima di tutto una questione Nato”. Non si dovrebbero oggi definire progetti specifici ma potrebbero essere evidenziati ambiti quali la difesa aerea e la sicurezza marittima, la protezione delle infrastrutture critiche, i droni, i missili e i sistemi antimissile.

Ue: come finanziare la Difesa e il nuovo ruolo della Bei

La discussioni verterà anche sulle fonti di finanziamento e sul rispetto degli obiettivi di spesa del 2% del Pil per la difesa. Sette Stati membri (tra cui l’Italia) non lo hanno ancora fatto e solo se verrà rispettato libererebbe risorse per 60 miliardi di euro da destinare alle maggiori capacità. I 27 hanno chiesto alla Commissione di esplorare tutte le possibili opzioni per mobilitare i finanziamenti da discutere nel vertice Ue di marzo. Proposte che potrebbero essere menzionate anche nel “Libro bianco” per la difesa, atteso per il 19 marzo e che dovrebbe tenere conto delle riflessioni dei capi di Stato e di governo di oggi. Dovrebbe essere affrontato anche il finanziamento della difesa attraverso l’attuale Quadro finanziario pluriennale che si tratti di programmi di difesa Asap, Edirpa, Fondo europeo per la difesa o altri fondi che potrebbero essere utilizzati come quelli relativi alla coesione. Ma ci si aspetta che i capi di Stato o di Governo discutano anche modi alternativi per finanziare la difesa. Alcuni Paesi sarebbero a favore di obbligazioni europee e all’uso del Meccanismo europeo di stabilità. Sullo sfondo resta sempre la questione più volte sollevata anche dall’Italia di esentare le spese per la difesa dal calcolo del deficit degli Stati membri.

Per la difesa si pensa infatti di utilizzare il ruolo della Bei. Gli Stati membri vogliono che la Banca europea per gli investimenti contribuisca allo sforzo. La Commissione ha già modificato i requisiti per i progetti a duplice uso, introducendo una nuova linea di credito per il finanziamento delle Pmi nel settore della sicurezza e della difesa e uno sportello unico per il finanziamento della sicurezza e della difesa. Il 30 gennaio, i leader di 19 paesi europei tra cui l’Italia (Finlandia, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia) hanno invitato la Banca, in una lettera, a esplorare altri modi per svolgere un ruolo maggiore nel finanziamento degli investimenti e nella mobilitazione di finanziamenti privati per sicurezza e difesa. I leader dei 19 Paesi propongono di rivalutare l’elenco delle attività escluse, di adeguare la politica di prestito al fine di aumentare il volume di finanziamenti disponibili nel campo della sicurezza e della difesa e di studiare l’emissione di debito destinato al finanziamento di progetti di sicurezza e difesa.

Dialogo per cooperazione Difesa Ue-Regno Unito

Infine una novità: durante la cena di stasera i capi di Stato o di Governo discuteranno con il primo ministro britannico Keir Starmer della cooperazione UE-Regno Unito in termini di sicurezza e difesa. È la prima volta dopo la Brexit che avviene un incontro tra il primo ministro britannico e i 27 omologhi degli Stati membri dell’UE. Pochi giorni fa anche l’Alto rappresentante dell’UE, Kaja Kallas, ha affermato che un accordo Ue-Regno Unito in materia di sicurezza e difesa sarebbe stato un “logico passo“.

Le tensioni commerciali con gli Usa

Difficile comunque pensare che i 27 non possano affrontare anche la questione più “calda” nei rapporti con gli Stati Uniti, ossia i dazi. Finora la Ue ha affidato la reazione a un portavoce secondo il quale “la Ue risponderà con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga ingiustamente o arbitrariamente tariffe sulle merci dell’Ue”. L’Unione europea, ha aggiunto “si rammarica della decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe a Canada, Messico e Cina, al momento non siamo a conoscenza dell’imposizione di ulteriori tariffe sui prodotti dell’Ue. Le nostre relazioni commerciali e di investimento con gli Stati Uniti sono le più importanti al mondo. La posta in gioco è alta. Entrambi dovremmo cercare di rafforzare questa relazione”. Le misure tariffarie generalizzate secondo la Ue “aumentano i costi delle imprese, danneggiano i lavoratori e i consumatori, i dazi creano inutili perturbazioni economiche e favoriscono l’inflazione. Sono dannose per tutte le parti. L’apertura dei mercati e il rispetto delle regole del commercio internazionale sono essenziali per una crescita economica forte e sostenibile”. L’Ue è fermamente convinta che tariffe basse “favoriscano la crescita e la stabilità economica all’interno di un sistema commerciale forte e basato su regole”.

Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani secondo il quale “i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa. Abbiamo idee e strategia per tutelare le nostre imprese con l’Italia che sarà il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington”.

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