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Beko congela gli esuberi, spiragli per la trattativa: cosa può succedere adesso e il destino di Siena

Beko prende tempo e, almeno per ora, “congela” l’avvio della procedura di chiusura di due stabilimenti in Italia e di licenziamento per 1.935 lavoratori, previsti entro il 31 dicembre prossimo, valutando un investimento di 300 milioni di euro. Un “aggiornamento” del piano che apre uno spiraglio e permette la ripresa di un confronto con istituzioni e sindacati, anche se tempi e margini rimangono stretti

Beko congela gli esuberi, spiragli per la trattativa: cosa può succedere adesso e il destino di Siena

Al primo tavolo di incontro al ministero delle Imprese e del made in Italy, che si è svolto ieri, tra la Beko Europe, con il Ceo Ragip Balcioglu, il ministro Adolfo Urso e i sindacati, le discussioni sono finalmente entrate nel vivo del problema trovando non pochi punti di incontro. A partire dalla disponibilità dell’azienda – grazie anche all’intenso lavoro preparatorio dei manager italiani a rivedere alcuni punti cruciali per contenere le conseguenze socio-economiche del piano di ristrutturazione della multinazionale. Che, pur confermando la struttura del piano di ristrutturazione, ma, visto il fronte unito del ministro e dei sindacati e calcolando anche i rischi di un atteggiamento troppo rigido, ha risposto conciliante che, se verranno riconosciuti consistenti aiuti per ridurre le perdite di esercizio degli hub in pericolo, rivedrà il piano delle chiusure, presentandone uno nuovo. “Ma questo deve accadere a breve – ha sottolineato Balcioglu. Per Siena ok ai tre anni di attività, come richiesto in apertura da Urso, cercando contemporaneamente un candidato in grado di reindustrializzare il sito.

Siena verso la chiusura

Non sarà possibile in alcun modo rivedere la decisione della chiusura di Siena che – sottolinea Beko Europe – è prioritaria rispetto a qualsiasi aggiornamento. Una volta accettata da parte dei sindacati e delle istituzioni questa clausola imprescindibile, sono arrivate le ulteriori concessioni alla luce anche di probabili revisioni dei costi fissi. Il ministro, a questo proposito, ha richiesto, rivolto, al sindaco di Siena e alla regione Toscana di abbattere i costi d’affitto dell’edificio.

L’Italia è strategica per la Beko

Si tratta certamente di un risultato positivo che forse nemmeno i sindacati si aspettavano. “Nello specifico, l’azienda sta valutando – dichiara il Ceo – un investimento di circa 300 milioni di euro – di cui un terzo sarà destinato alla ricerca e sviluppo – in funzione di ulteriori discussioni e della stabilità delle proprie attività in Italia”. Tutti gli altri punti già esposti nel piano originale sono stati confermati. In cambio di una revisione eventuale delle decisioni esposte nel piano di revisione per le altre fabbriche – Comunanza e Cassinetta – il vertice europeo si aspetta di ottenere efficientamenti tali da rendere sostenibile il prosieguo della produzione riducendo i costi fissi. A Cassinetta probabilmente la capacità della fabbrica di refrigerazione, ora ridotta al 40 per cento, potrebbe venir salvata con eventuali ristrutturazioni della piattaforma. I costi fissi devono essere ridotti anche con l’eliminazione dei doppioni di funzioni tra i diversi uffici e stabilimenti. E se l’azienda ottiene come risultato un consistente efficientamento “possiamo insieme individuare soluzioni concrete per proseguire ne lungo periodo produzioni e attività con modalità sostenibili”.

Cosa hanno detto i sindacati

“La disponibilità di Beko a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, senza aprire la paventata procedura di chiusura e di licenziamento, costituisce il presupposto minimo per iniziare una trattativa. Tuttavia le disponibilità aziendali sono ancora estremamente generiche“, hanno detto Fiom Fim, Uilm e Uglm al termine della riunione.

“Beko – hanno proseguito in una nota congiunta – ha parlato di un piano di investimenti più cospicuo pari a 300 milioni di euro, ha fatto intravedere la possibilità di non chiudere Comunanza e di prevedere un percorso di tre anni per Siena, dove comunque ribadisce la volontà di cessare la produzione. Grazie alla lotta dei lavoratori, Governo e istituzioni locali hanno offerto il loro sostegno a supportare gli investimenti e ad acquistare l’immobile di Siena, garantendone la destinazione industriale. Rivendichiamo che tutte queste prese di posizione si traducano in proposte concrete già nel prossimo incontro previsto per il 10 febbraio. Finché non sarà garantita la continuità produttiva e occupazionale per tutti i 4.400 lavoratori italiani, continua non solo il confronto ma anche la lotta”.

Bilanci e mercati in sofferenza

Sulla riunione di ieri arrivavano intanto i risultati del 2024 e dell’ultimo quarter dei big dell’elettronica di consumo e dei grandi elettrodomestici. Dagli Stati Uniti il botto della Whirlpool a due cifre rivela quanto le dismissioni dalle manifatture non rimettono in sesto i conti.. I ricavi del 4o trimestre della Whirlpool scendono del 18,7 per cento pesando molto di più di quanto conti la cessione delle fabbriche e dei fatturati europei. L’intero 2024 mette a segno un -14,6 per cento e un Ebit in pesante caduta: -25,5 per cento. E nonostante le riduzioni dei costi. Pesanti anche i numeri per la Beko – non ancora arrivati ufficialmente – dopo che Fitch in novembre ne ha ridotto il rating da BB+ a BB-. Ma ci sono già e da ottobre segnali positivi, con la leggerissima crescita della domanda – in Europa – di grandi elettrodomestici a fronte di un altro tonfo dell’elettronica di consumo.

Electrolux ha ripreso quota

Il gigante europeo Electrolux ha comunicato un bilancio positivo sia per il quarto trimestre del 2024 che per l’anno intero con un +11,5 per cento dei ricavi e una crescita superiore alle previsioni degli analisti del margine operativo che il 3,3 per cento. Mentre l’altro big europeo, la Bsh, si conferma leader del mercato e contiene nettamente le perdite dei mercati. Nel frattempo, per la prima volta, le vendite globali di elettronica di consumo e di elettrodomestici, sempre in ascesa, sono scesi del 2 per cento, e solo l’Asia registra una crescita. I prezzi dei majaps stanno scendendo ovunque mentre in previsione dei dazi contro la Cina aumenteranno i prezzi di tutta l’elettronica e dell’informatica con una discesa dei consumi, prevista in Nord America, disastrosa.

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