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Tassi, la palla a Fed e Bce: Powell prudente con gli occhi a Trump. Giovedì tocca a Lagarde, atteso taglio di 25 punti

Questa settimana due appuntamenti clou in tema di politica monetaria: negli Usa le decisioni della Fed, in Europa le scelte della Bce. Cosa faranno dunque Powell e Lagarde per quel che riguarda il taglio dei tassi? Aspettative e ripercussioni con Trump di nuovo alla Casa Bianca

Tassi, la palla a Fed e Bce: Powell prudente con gli occhi a Trump. Giovedì tocca a Lagarde, atteso taglio di 25 punti

Se gli investitori non fossero stati impegnati in quello che appare come uno dei maggiori sconvolgimenti del mercato azionario degli ultimi anni, avrebbero focalizzato l’attenzione sui due eventi chiave di politica monetaria di questa settimana: le decisioni della Federel Reserve domani e della Banca centrale europea giovedì. Dalla prima ci si aspetta un nulla di fatto sui tassi, per la seconda, pur nel silenzio generale, le attese sono di un taglio dei tassi di un quarto di punto. Il che potrebbe aiutare a sostenere il mercato europeo. In entrambi i casi, oltre alla decisione sui tassi, saranno particolarmente seglite le parle dei due presidenti sulle prospettive future.

Bce attesa tagliare di 25 punti base giovedì

In una situazione dell’Eurozona che mostra un’economia ancora affaticata, mentre l’inflazione non ha del tutto ceduto le armi, una versione “light” di stagflazione, un tasso d’interesse sui depositi attualmente ancora al 3% è ritenuto troppo restrittivo dai mercati. E quindi le attese sono per un ulteriore taglio dei tassi di un quarto di punto, portandolo al 2,75% quando giovedì la Bce renderà nota la sua opinione, seguendo il trend di tagli di giugno, settembre e dicembre 2024.

Contrariamente a quanto accaduto a dicembre, i preparativi per la riunione di giovedì sono stati relativamente tranquilli, almeno in pubblico. “Non ci sono state opinioni controverse sulle prossime mosse. Invece, sembra esserci un crescente consenso sulla necessità di ulteriori tagli dei tassi”, scrive in una nota Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing.

I segnali di miglioramento dell’economia tedesca arrivati dalle rilevazioni dell’istituto Ifo sul clima per gli affari, non dovrebbero cambiare il contesto, così come non dovrebbero muoversi i dati sul Pil del quarto trimestre della zona euro. L’indice Ifo è risalito a gennaio segnando 85,1 da 84,7 di dicembre, migliore delle attese che indicavano 84,9, mentre per il Pil il consensus si aspetta +0,1% trimestre su trimestre, in frenata dal robusto +0,4% del periodo precedente e contro il +0,2% previsto dallo staff della Bce nell’aggiornamento di dicembre.

Già i verbali della riunione di dicembre avevano già evidenziato un crescente orientamento all’allentamento da parte dell’Eurotower, basato sui dubbi relativi alle previsioni di crescita e sul crescente rischio di un’inflazione sottotono. “Il tasso d’interesse sui depositi, al 3%, è ancora restrittivo, troppo per l’attuale stato di debolezza dell’economia dell’Eurozona” dicono a Ing. La recente salita dei rendimenti obbligazionari sulla scia dei dati Ifo, ma soprattutto delle novità sull’intelligenza artificiale emerse nel fine settimana in Cina, stanno deprimendo l’azionario e rafforzando le obbligazioni anche in Europa.

“Dall’ultima riunione della Bce a dicembre, la situazione dei dati nell’eurozona non è cambiata in modo significativo” dicono anche gli esperti di Dws. “Gli indicatori economici continuano a segnalare una crescita piuttosto debole nei prossimi mesi. Come previsto, il tasso di inflazione ha continuato a salire alla fine del 2024. Allo stesso tempo, però, le proiezioni sull’inflazione mostrano una crescente fiducia che l’aumento del costo della vita si avvicinerà in modo sostenibile all’obiettivo di inflazione. A differenza della Federal Reserve statunitense, questo contesto consente alla BCE di ridurre ulteriormente il tasso sui depositi di 25 punti base”. , portandolo al 2,75%.

Tassi, i falchi e la necessità di allentamenti

Anche se alcuni sostengono che la politica monetaria può fare ben poco per risolvere i problemi strutturali, l’instabilità politica e l’incertezza presenti in molti Paesi costringeranno la Bce a continuare a fare il lavoro pesante, dicono a Ing.

Nel board della Bce “persino i falchi sembrano orientati a posizioni più accomodanti, guardando oltre la temporanea spinta inflazionistica” dice l’economista della banca olandese. La ragione principale di ciò è che le previsioni di dicembre utilizzavano un tasso terminale per l’inflazione inferiore al 2%. Per centrare le stime, la banca centrale dovrà tagliare i tassi per un totale di 100 pb. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei rischi per la crescita dell’Eurozona derivanti dalle potenziali scelte di politica economica della nuova amministrazione statunitense, si comprende la posizione dei funzionari”.

Quanto poi alle dichiarazioni a lato della decisione gli analisti non si aspettiamo cambiamenti sostanziali nella comunicazione di politica monetaria: “l’attenzione rimarrà sulla dipendenza dai dati, il che è logico dato l’elevato livello di incertezze politiche e commerciali” dicono gli esperti di DWS. “Ulteriori tagli ai tassi sono previsti. All’interno della Bce le opinioni restano divergenti su quanto possano scendere i tassi di politica monetaria. Tuttavia, consideriamo il raggiungimento di un livello di tasso neutrale come un importante obiettivo intermedio e ci aspettiamo che il tasso sui depositi scenda al 2,0% entro giugno 2025”.

I commenti odierni (22 gennaio) della Presidente Christine Lagarde sembrano suggerire che un taglio dei tassi di 25 pb sia scontato e che il ciclo di allentamento continuerà”

Fed in standby e vigile per ora. Ma poi?

Domani si terrà la prima riunione Fed dell’era Trump. Il governatore Jerome Powell ci arriva con una posizione prudente sui tassi di interesse in una situazione che è è fatta ancora più contorta, tra le minacce di dazi di Trump e la crisi del mercato Tech.

Gli analisti sembrano tutti d’accordo: in questo inizio del nuovo anno, la Fed resterà alla finestra, lasciando i tassi fermi all’interno della forchetta 4,25-4,5%. “Gli investitori, che ormai da tempo si aspettano una pausa nel ciclo del taglio dei tassi Fed, attenderanno in particolar modo la conferenza stampa del governatore Jerome Powell (mercoledì alle 20.30 italiane) per vedere se giungeranno indicazioni sulla possibile durata di tale pausa” si legge nel ‘Market Strategy’ settimanale di Mps.

I funzionari, a partire dal presidente Jerome Powell, hanno più volte chiarito che, alla luce dello stato attuale dell’economia, la banca centrale non ha fretta di abbassare il costo del denaro. L’inflazione è ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% (le previsioni sul Pce core in uscita venerdì indicano un valore stabile al 2,8%), il mercato del lavoro continua a mostrarsi solido e i consumi sostengono la crescita (da monitorare il Pil del quarto trimestre, in calendario giovedì).

Nei giorni scorsi, però, Donald Trump è intervenuto a gamba tesa sulla questione tassi, annunciando che pretenderà tagli immediati da parte della Fed e che si aspetta lo stesso anche dalle altre banche centrali nel mondo. Il presidente statunitense non è nuovo a intromissioni sull’operato di Powell, oggetto di critiche già in campagna elettorale. Dal canto suo, il chairman della Fed ha più volte ribadito l’indipendenza dell’istituto di Washington e ha chiarito che Trump non ha il potere di rimuoverlo, precisando che non si dimetterà anche laddove gli venisse richiesto.

Uno dei motivi per cui la banca centrale ha interesse a temporeggiare sui tassi è legato proprio a Trump, e in particolare alle sue minacce di dazi nei confronti di Cina, Canada, Messico e altri partner commerciali, compresa l’Europa. Proprio ieri, il presidente ha risposto ad una domanda su eventuali tariffe iniziali del 2,5%, precisando che ha in mente dazi universali “molto più alti”. La Fed attende di verificare se le minacce si trasformeranno in fatti, per valutare l’impatto delle politiche sull’economia reale, in termini di inflazione e crescita.

Ma l’incertezza è soprattutto per il futuro dei tassi, in una situazione contorta in cui da una parte pesa la prospettiva dei dazi di Trump (fattore che genererebbe inflazione), dall’altra la crisi del settore tech dopo lo tsumani cinese di DeepSeek. Secondo gli analisti di Ing un eventuale altro crollo del mercato azionario potrebbe incidere negativamente sulla ricchezza e sulla spesa dei consumatori, che rappresenta circa il 70% della crescita economica negli Usa, ma anche sulle capacità di finanziamento delle imprese attraverso capitale di rischio, sull’occupazione e gli investimenti aziendali. Pertanto, la Fed “rimarrà vigile”; nel caso di una correzione più ampia, potrebbe essere “molto più incline a tagliare i tassi e subirà forti pressioni dal presidente Trump per farlo”

Laurence Fink, ceo di BlackRock, pochi giorni fa, intervenendo al World Economic Forum a Davos a un panel sull’outlook dell’economia, a proposito dei tassi Usa ha detto. “L’economia americana è stata molto forte nel quarto trimestre e, a quanto sento dai leader delle aziende, è forte anche nel primo trimestre di questo anno. Quindi la Fed potrebbe fermare i tagli dei tassi per qualche mese e poi magari abbassare ancora un po’ il costo del denaro più avanti. Ma è anche possibile che a un certo punto, alla luce della forza dell’economia, finaisca addirittura per alzarli”.

A proposito delle prospettive dei tassi Usa, Nicola Mai, economista e analista del credito sovrano di Pimco durante l’evento di pochi giorni fa sulle prospettive economiche per il 2025, ha spiegato che la politica dei dazi promessa da Donald Trump rischia di aumentare l’inflazione e di conseguenza “di indebolire i redditi reali delle famiglie e quindi i consumi”. Di conseguenza, “la Fed potrebbe rallentare con i tagli “nel breve periodo, ma poi procederà: il 4% è un tasso troppo altro come tasso di equilibrio’, dice ancora l’economista.

Christian Scherrmann di Dws mantiene l’aspettativa di una FED che probabilmente taglierà ulteriormente i tassi a marzo e forse a giugno, prima di adottare un atteggiamento di attesa alla luce di un’inflazione ancora resiliente. “Inutile dire che, al momento, i rischi sono orientati al rialzo”, ha concluso l’esperto.

Oggi, comunque, Wall Street sembra indirizzata verso un avvio di seduta poco mosso o lievemente positivo. Per quanto riguarda le previsioni sui tassi, al momento, i future sui Fed Funds puntano un taglio di 25 bp entro giugno e assegnano una probabilità intorno al 90% ad una seconda riduzione entro fine anno.

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