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Il ritorno di Trump divide il mondo: l’Europa teme i dazi, la Cina abbraccia il clima e Putin osserva con cautela

Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, il mondo si divide: l’Europa costruisce barricate commerciali, la Cina si auto-proclama campionessa del clima, e la Russia osserva da spettatrice strategica, pronta a sfruttare ogni mossa

Il ritorno di Trump divide il mondo: l’Europa teme i dazi, la Cina abbraccia il clima e Putin osserva con cautela

Il ritorno Donald Trump alla Casa Bianca ha scatenato reazioni che vanno dal panico strategico alla creativa reinterpretazione della realtà. C’è chi, come l’Europa, si affretta a costruire barricate commerciali, temendo l’impatto di una guerra commerciale con gli alleati d’oltreoceano. Chi, come la Cina, coglie al volo l’occasione offerta dalla retromarcia di Washington sui cambiamenti climatici per ergersi a paladino della transizione verde. E poi c’è chi, come la Russia, osserva con una certa calma strategica, pronto a sfruttare le opportunità che si potrebbero presentare nel nuovo scenario internazionale.

Europa: ansia da dazi e pragmatismo

In Europa, il ritorno di Trump non è esattamente accolto con un applauso. Lo spettro dei dazi, già vissuto durante il primo mandato, aleggia sopra Bruxelles come una nuvola minacciosa. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha scelto il prestigioso palco di Davos per lanciare un appello: è tempo di un “cambio di marcia”. Secondo la numero uno della Ue, l’Europa deve rafforzare la competitività delle proprie imprese, seguendo la “ricetta Draghi”, e prepararsi a un futuro caratterizzato da “dura competizione geostrategica”.

Von der Leyen ha inoltre delineato le priorità della sua Commissione: “Dobbiamo cercare nuove opportunità ovunque si presentino. Il nostro primo viaggio sarà in India, dove vogliamo potenziare il partenariato strategico”. E ha aggiunto: “Credo che dovremmo lavorare per ottenere vantaggi reciproci anche nel dialogo con la Cina”. Con questi messaggi la presidente della Commissione sembra voler mandare un messaggio forte all’America di Trump, che guarda alle trivelle, alle fonti fossili tradizionali, e rifiuta l’approccio verde e digitale della Ue.

Nonostante la solennità del discorso, l’ansia di fondo è palpabile: il Vecchio Continente si prepara alla possibilità che Washington trasformi ogni trattativa commerciale in un braccio di ferro. “Saremo pragmatici, ma sempre fedeli ai nostri principi. Proteggere i nostri interessi e sostenere i nostri valori: questo è il modo europeo”. E nel frattempo, si spera che le “sparate” elettorali di Trump restino tali.

Cina: calma apparente, strategia chiara

Mentre l’Europa scruta l’orizzonte in cerca di tempeste, la Cina adotta un approccio zen, almeno in apparenza. Pechino non si limita a rispondere, ma sfrutta ogni mossa di Trump come un’opportunità per consolidare la propria immagine internazionale. Gli Stati Uniti si ritirano dall’Accordo di Parigi? La Cina si propone come campione globale della lotta al cambiamento climatico: “Se gli Stati Uniti si tirano indietro, noi rimarremo impegnati”, ha dichiarato il presidente cinese. La Cina ha criticato anche la decisione americana di reinserire Cuba nella lista nera dei Paesi sostenitori del terrorismo, definendola “un atto di bullismo”. E se Trump alza il tono contro TikTok, Pechino invita ad “ascoltare la voce della ragione”.

Dietro questa calma apparente si cela una strategia ben definita: presentare la Cina come un attore affidabile, impegnato e pronto a difendere la globalizzazione. E se gli equilibri si complicano? Pechino può sempre contare sul suo telefono rossocon Mosca per orchestrare una cooperazione strategica. Proprio poco l’insediamento di Trump il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi hanno discusso al telefono della nuova amministrazione americana, concordando sulla necessità di “cooperare per rispondere alle incertezze dell’ambiente esterno”. Il messaggio è chiaro: Trump potrebbe guardare agli “interessi”, ma la Cina è pronta a inserirsi nei vuoti lasciati da Washington.

Russia: segnali di apertura, ma con cautela 

Anche Mosca adotta un approccio pragmatico. Putin è stato tra i primi leader a congratularsi con Trump, sottolineando l’apertura a dialoghi costruttivi, in particolare sul conflitto in Ucraina. Trump ha ribadito che la guerra con Kiev “non sarebbe mai dovuta iniziare” e si è detto determinato a “chiudere la questione il prima possibile”. Il presidente russo, dal canto suo, ha dichiarato: “Naturalmente accogliamo con favore questo atteggiamento”. Tuttavia, ha sottolineato che una soluzione duratura non può limitarsi a “una tregua temporanea, ma deve garantire una pace stabile, basata sul rispetto degli interessi legittimi di tutti i popoli coinvolti”. Tradotto: se l’America vuole negoziare, la Russia è pronta a proporre soluzioni che riflettano i propri interessi strategici.

Mosca, inoltre, ha espresso l’auspicio che gli Stati Uniti e Panama rispettino il regime giuridico internazionale della via navigabile, una questione ribadita da Alexander Shchetinin, alto funzionario del ministero degli Esteri russo.

Per il Cremlino, il ritorno di Trump rappresenta una potenziale occasione per aumentare il proprio spazio di manovra sulla scena globale, sfruttando le tensioni tra Usa, Europa e Cina. Per ora, però, Mosca osserva con cautela, in attesa delle prossime mosse del presidente americano.

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