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Generali, al cda di oggi Donnet porta due dossier: l’accordo con Natixis e l’acquisto della newyorkese Mgg

Tramite Conning, il Leone rileva il 77% della società americana di asset management con all’attivo 5 miliardi di dollari in gestione. I grattacapi per l’accordo con i francesi: dalla possibile richiesta di un’assemblea straodinaria, alla scure del golden power

Generali, al cda di oggi Donnet porta due dossier: l’accordo con Natixis e l’acquisto della newyorkese Mgg

Sul tavolo dove si sta preparando il piano industriale del Gruppo Generali per i prossimi tre anni il Ceo Philippe Donnet vuole comporre un puzzle del risparmio gestito il più possibile completo e diversificato, per poter coprire gli interessi di una ampia platea di clientela. Già ieri, domenica, davanti al Comitato investimenti, ma soprattutto oggi, lunedì, davanti al cda, inizierà a sottoporre due dossier, quello relativo a Natixis e quello della Newyorkese Mgg. Ma secondo fonti ben informate, potrebbero arrivare altre partnership con Woody Bradford, il ceo di Gih (Donnet ne è presidente), impegnato in prima persona nello screening di possibili altre prede.

Ma il cda di oggi potrebbe essere piuttosto acceso a causa dei malumori di Delfin e Caltagirone a cui non piace l’accordo con i francesi e minacciano un’assemblea straordinaria. Mentre resta l’incognita del governo e del Golden Power.

Attraverso Conning verrà acquisito il 77% di Mgg per 320 milioni

Certo, il dossier Natixis è il più consistente, oltre che il più complicato, con il apporto di ben 1200 miliardi. Ma proprio in questo weekend si è aggiunto anche un file più piccolo, quello messo a segno dalla controllata Conning & Company che ha firmato un accordo per rilevare la maggioranza (il 77%) di Mgg Investment Group e delle sue affiliate, con la vocazione per il credito privato, per un corrispettivo di 320 milioni di dollari con un ulteriore impegno monetario soggetto al raggiungimento di determinati traguardi operativi.

Manca poco al 30 gennaio, quando verrà presentata la strategia industriale di Generali Investments Holding (Gih), la controllata che supervisiona tutte le attività di gestito a livello globale del Leone con 840 miliardi di euro di masse. L’obiettivo dei vertici è completare tutta la gamma di prodotti da offrire ai clienti, aggiungendo appunto anche il private debt e in generale gli alternative asset. Una direttiva strategica diversa rispetto al grande dossier Natixis, operazione invece complementare a Trieste per quanto riguarda le masse e le sinergie di costo attivabili. Il dossier Natixis è arrivato sul tavolo di Donnet dopo che a luglio scorso il colosso bancario Bnp Paribas ha messo le mani sul gestore Axa Investment Management per 5,1 miliardi di euro.

Chi è Mgg Investment Group

Fondata nel 2014, Mgg è una boutique di investimento nel credito privato, basata a New York, che offre soluzioni di investimento su misura per aziende di medie dimensioni e in crescita nel middle market negli Stati Uniti. Dalla sua fondazione, la società ha investito oltre 10 miliardi di dollari in più di 175 operazioni, con un focus su debitori non-sponsored e soluzioni più complesse su misura. Dopo la chiusura della transazione, prevista per il 2025, gli attuali azionisti, compresi il management di Mgg e McCourt Global, manterranno una quota di minoranza.

“Il rigoroso processo di sottoscrizione del credito, l’approccio alla strutturazione e il profondo focus su prestiti middle market, non-sponsored di Mgg completano la nostra offerta e ci posiziona meglio nel supportare i nostri clienti a raggiungere i loro obiettivi di investimento nei prestiti diretti” ha detto Bradford.

Completata la transazione, che dovrebbe chiudersi entro l’anno, Mgg continuerà a essere guidata dal ceo e cio Kevin Griffin, oltre che dal team esistente, “senza cambiamenti nella strategia di investimento, nei processi o nelle operazioni quotidiane”, precisa una nota del gruppo italiano. L’impatto stimato sulla Solvency II ratio del gruppo Generali è di circa -2 punti percentuali.

Oltre ai 144 miliardi di dollari di masse in gestione, l’acquisizione di Conning – completata ad aprile – ha portato in dote al Leone una grande specializzazione soprattutto negli strumenti a reddito fisso per assicurazioni e clienti istituzionali, come bond sovrani americani e di Paesi emergenti, obbligazioni dei mercati di frontiera e prodotti d’investimento nel real estate. In dote ha portato anche lo stesso Bradford che, nella rioganizzazine del gruppo dello scorso aprile, ha aggiunto la carica di Ceo di Gih a quella di ceo di Conning. Ed è ancora Bradford il candidato a guidare anche la newco che deriverebbe dall’accordo con Natixis.

I grattacapi dell’accordo con i francesi

Il perimetro dell’accordo tra Generali e Natixis c’è già, ma sui dettagli ci potrebbero essere malumori, soprattutto da parte dei grandi azionisti privati che non vedrebbero di buon occhio l’operazione: a partire gruppo Delfin e dal gruppo Caltagirone. La nuova piattaforma sarà partecipata al 50% da Generali Investment Holding e al restante 50% da Natixis.

Allo stato risulta che l’unico apporto differente rispetto ai 650 miliardi di asset che verranno fatti confluire nella newco è di fatto la raccolta netta che verrà prodotta da Trieste di anno in anno e pari a circa 7 miliardi. Mentre i francesi apportano masse per circa 1200 miliardi. Ma quei soci, secondo alcuni osservatori, starebbero mettendo i bastoni tra le ruote con la richiesta di un’assemblea strordinaria ritenendo che l’accordo con i francesi potrebbe essere visto come un’operazione trasformativa che vada a impattare anche sull’oggetto sociale. Il Leone ritiene invece che questa operazione rientri a pieno titolo nel mandato degli amministratori. Stando agli ultimi aggiornamenti presenti sul sito del gruppo, Caltagirone ha il 6,92% e Delfin il 9,93%, quote certamente sufficienti per chiedere la convocazione di un’assemblea straordinaria e che, ai prezzi attuali, valgono circa 7,7 miliardi di euro.

Cruciale sarà anche la governance della nuova struttura. Allo stato attuale risulta che il primo amministratore delegato potrebbe essere proprio Bradford per 5 anni. Poi scatterebbe l’alternanza. Salvo che non vengano raggiunti precisi obiettivi. Nel qual caso, il Leone potrebbe assicurarsi altri cinque anni di governo societario.

Sullo sfondo, infine, resta l’incognita Governo. Appena l’operazione Generali-Natixis verrà formalmente notificata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi valuterà se ci sono gli estremi per attivare la procedura del golden power sulla base della tutela del risparmio italiano che finirà nell’accordo. L’istruttoria, nel caso, verrà affidata al ministero dell’Economia e delle Finanze, competente in materia di banche e assicurazioni. Per il caso Unicredit-Banco Bpm il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la scorsa settimana ha escluso che il governo stia lavorando a un testo per rafforzare i poteri speciali.

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