Doveva scattare nella mattinata di oggi, 19 gennaio, la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Il cessate il fuoco temporaneo doveva entrare in vigore alle 8.30 ora locale (le 7.30 in Italia) ma è slittato tutto perché Hamas non ha ancora consegnato la lista dei primi ostaggi da liberare e Israele ha ripreso le operazioni militari a Gaza. Si spera in una schiarita nelle prossime ore. Alle 16, secondo quanto previsto dall’intesa siglata venerdì 17, dovrebbe scattare il primo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi rapiti il 7 ottobre. Tel Aviv dovrebbe liberare 95 detenuti. Tra loro anche alcuni terroristi ed ergastolani. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a minacciare di far saltare l’accordo, se prima Hamas non consegna la lista dei nomi degli ostaggi che libererà oggi. Hamas da parte sua ha ammesso che il ritardo è dovuto a “motivi tecnici”.
L’esercito israeliano avrebbe cominciato a lasciare le prime zone del conflitto, compresa Rafah nel Sud della Striscia di Gaza. Movimenti confermati anche da Al Jazeera, secondo cui diversi veicoli militari starebbero lasciando il centro della città per dirigersi verso il corridoio Filadelfia, al confine con l’Egitto. Dettagli ancora non confermati da Israele. La tensione resta alta e non calerà almeno fino al primo scambio tra prigionieri e ostaggi, previsto non prima delle 16 di oggi.
Le minacce di Netanyahu
L‘incognita sui nomi dei primi 3 dei 33 israeliani rapiti da Hamas che verranno riconsegnati oggi a Israele è stata ieri al centro delle prime tensioni su quella che appare come una tregua molto fragile. “Non andremo avanti con l’accordo finché non riceveremo una lista degli ostaggi che verranno liberati, come concordato”, ha tuonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu avvertendo che “Israele non tollererà violazioni dell’accordo. La sola responsabilità ricade su Hamas”.
I nomi delle tre donne che dovrebbero essere liberate da Hamas circolano come indiscrezioni sui media, ma non c’è ancora stata una conferma ufficiale. L’accordo prevede il rilascio innanzitutto dei civili. A questo profilo risponderebbero in cinque donne su 33 ostaggi. I media israeliani dubitano che tra gli ostaggi rilasciati oggi possa esserci Shiri Siberman Bibas, la mamma dei due fratellini Ariel e Kfir, di soli nove mesi al momento del rapimento. Hamas ne aveva annunciato la morte, mai confermata dall’intelligence israeliana. Restano quindi quattro nomi possibili tra gli ostaggi donne che potrebbero tornare libere oggi: Emily Damari, 28 anni, l’unica britannica rimasta tra gli ostaggi a Gaza, e Doron Steinbrecher, 30 anni, entrambe di Kgar Aza. Romi Gonne, 24 anni, rapita durante il Nova Festival. Arbel Yehud, 28 anni, del kibbutz Nir Oz.
In base all’accordo, i detenuti palestinesi che torneranno in libertà saranno 95. Nel corso dei primi 42 giorni della prima fase, dovrebbero essere rilasciati altri quattro ostaggi il settimo giorno e 26 nelle restanti cinque settimane. Tel Aviv ipotizza che, su 33 ostaggi catturati durante il massacro del 7 ottobre, almeno 25 sono vivi. Nelle mani di Hamas in tutto sono 97 le persone tenute in ostaggio. Israele ”riporterà a casa ostaggi vivi grazie alla nostra determinazione” e li ”riporterà a casa tutti”, ha assicurato ieri sera Netanyahu nel primo discorso pubblico dopo l’intesa. ”Siamo riusciti a raddoppiare il numero degli ostaggi vivi che torneranno a casa nella prima fase” dell’accordo, abbiamo ottenuto ”un incremento” rispetto a quanto era stato proposto da Hamas.
Ma le varie fasi dell’intesa preoccupano i parenti degli ostaggi che hanno chiesto al governo di accelerare sui negoziati delle fasi successive. “Chiediamo con urgenza accordi rapidi per garantire che tutte le fasi dell’accordo siano attuate e sottolineiamo che i negoziati per le prossime fasi dovrebbero iniziare prima del sedicesimo giorno”, il messaggio inviato dai familiari a Netanyahu.
Intanto l’esercito israeliano ha intimato ai residenti di Gaza di non avvicinarsi ai propri militari o di muoversi verso la zona cuscinetto prima che il cessate il fuoco entri in vigore. “È per la vostra sicurezza”, ha detto il portavoce militare Avichay Adraee su Telegram. “In questa fase, dirigersi verso la zona cuscinetto o spostarsi da sud a nord attraverso la valle di Gaza vi mette a rischio. Chiunque si diriga verso queste aree mette in pericolo se stesso”.
I detenuti palestinesi
Secondo l’accordo, Israele ha acconsentito a rilasciare fino a 1.904 detenuti palestinesi, in cambio dei 33 ostaggi. Tra loro diversi ergastolani e autori di reati efferati. Ci sono membri di Hamas, di Fatah e del Pij. E poi donne e minori. Potrà lasciare il carcere Zakaria Zuneidi, ex comandante di Jenin delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa. Ci sono tre membri della cellula terroristica di Hamas “Siwan”, dal nome del quartiere di Gerusalemme. Non dovrebbe essere liberato invece Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli.