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Intesa Sanpaolo e Confindustria siglano un accordo da 200 miliardi per le imprese. Carlo Messina: “E’ il nostro Pnrr”

L’accordo di oggi estende una collaborazione che festeggia quest’anno 15 anni e 450 milardi già erogati a sostegno dell’economia italiana. Sull’investimento in bitcoin: è un test. Sul consolidamento bancario: noi siamo il pilastro dell’Italia

Intesa Sanpaolo e Confindustria siglano un accordo da 200 miliardi per le imprese. Carlo Messina: “E’ il nostro Pnrr”

Una forte fiducia nella crescita e nella competitività dell’economia italiana sono i principali temi su cui si basa il nuovo accordo tra Intesa SanPaolo e Confindustria siglato oggi. Il programma congiunto mette a disposizione 200 miliardi di euro da qui al 2028 per dare nuovo slancio al sistema produttivo nazionale, cogliere le opportunità di strumenti come Transizione 5.0 e I.A., integrando così le risorse già stanziate dalla Banca per la realizzazione degli obiettivi del Piano di nazionale di ripresa e resilienza.

“Quello che presentiamo oggi è il PNRR di Intesa Sanpaolo per le imprese: mettiamo a
disposizione ulteriori 200 miliardi di euro al 2028 per accompagnare il tessuto imprenditoriale del Paese nel realizzare obiettivi di crescita e competitività, investendo sul futuro e sulle sfide che ci attendono, con un modello di relazione virtuoso e costruttivo” ha detto il.Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. “Questo accordo rappresenta uno strumento essenziale a supporto della nostra visione di politica industriale di medio-lungo periodo” fa eco il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.

Un accordo che compie 15 anni con 450 miliardi erogati

Il nuovo accordo tra Intesa SanPaolo e Confidustria consolida e rinnova una collaborazione avviata nel 2009 che, grazie a un volume di crediti erogati al sistema produttivo italiano pari a 450 miliardi di euro in 15 anni, ha contribuito a evolvere il rapporto tra banca e impresa accompagnando i bisogni delle PMI e delle industrie mature anche nelle fasi più complesse. L’accordo odierno rafforza le azioni già attivate a sostegno dell’economia reale, a partire dagli investimenti in ricerca e sviluppo e dalla valorizzazione del sistema delle filiere.

Parola d’ordine per il benessere economico: gli investimenti

Messina e Orsini si trovano d’accordo sul fatto che occorra aiutare le imprese sulla strada degli investimenti, così impetuosi nel 2021, subito dopo il Covid, e poi in rallentamento. Ci sono capitoli chiave su cui occorre lavorare nel 2025 secondo Confindustria: dal rafforzamento delle filiere strategiche alla riduzione del prezzo dell’energia e la diversificazione delle fonti energetiche alla revisione del green deal (con a cuore il principio della neutralità tecnologica per evitare che si traduca nella desertificazione dell’industria europea), all’attenzione al benessere e all’equità sociale, da perseguire anche attraverso il Piano per l’Abitare Sostenibile proposto da Confindustria.

Messina invia anche un messaggio chiaro agli industriali: occorre aumentare i salari. “E non soltato perchè si rafforzerebbero i consumi” che sono una delle colonne portranti del nostro Pil, “ma anche per ridurre le differenze sociali, cosa pericolosissima per il futuro, e per consentire un miglior allocamento del risparmio”.

Messina: noi siamo il pilastro dell’Italia qualsiasi cosa accada nel consolidamento bancario

A margine della presentazione del nuovo accordo, Messina, riguardo il tema del consolidamento del settore bancario italiano ha detto di ritenere che “si trovi in una fase indispensabile. Devo dire che noi comunque rappresentiamo il pilastro dell’Italia qualunque cosa accada in termini di consolidamento”. Per quote di mercato ed erogazione del credito, quindi, “l’Italia comunque ha già un pilastro dell’economia reale che è Intesa San Paolo e oggi lo dimostriamo rafforzando con 200 miliardi di euro il nostro contributo alla crescita del Paese”. E aggiunge: “ci avviamo a un 2025 in miglioramento e non siamo interessati all’M&A” avendo già molto all’interno del Gruppo.

Nel corso dell’evento Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, ha illustrato l’evoluzione dell’econmia italiana dalle crisi del 2009 e del 2011. La manifattura italiana in qesti anni ha fatto passi da giganti, spostandasi verso prodotti di fascia medio alta e puntando alle esportazioni, salite da una quota del 25% nel 2009 a circa il 50% di oggi, mentre il Roe è passato dal 7,1% al 10,2%. “La manifattura italiana diventerà un caso di studio per la capacità di trasfomazione dimostrata”.

Messina: investimento in 11 bitcoin è stato un test

Messina ha poi commentato la notizia di stamane riguardo l’investimento di Intesa in 11 bitcoin per un controvalore attorno al milione di euro. “Noi siamo la prima banca italiana” ad aver investito in bitcoin, “ormai siamo leader europeo in termini di market cap. Quindi non dovrebbe stupire se facciamo quello che fanno tutte le altre banche nel mondo. Peraltro sono importi limitatissimi, perché abbiamo 100 miliardi di euro di portafoglio titoli, quindi un milione di euro è un esperimento, è un test”.”Questo credo che dimostri – aggiunge Messina – come ci può essere un’attenzione verso i canali digitali molto, molto limitata in termini di investimento, ma soprattutto pronti nel caso in cui alcuni clienti particolarmente sofisticati chiedessero di effettuare di queste forme di investimento”. “Però – sottolinea – permettetemi di ribadire che io stesso personalmente lo ritengo una forma di investimento che deve essere riservata a operatori istituzionali e a clienti veramente con grandissima professionalità e grandissime skill. Io stesso non investo in Bitcoin”, conclude il ceo di Intesa Sanpaolo.

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