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Bce lancia l’allarme sulle “magnifiche sette”: rischio di correzione per i mercati azionari Usa

La Bce avverte sui rischi di una correzione dei mercati azionari statunitensi, focalizzandosi sul boom delle “magnifiche sette” del tech. Le valutazioni elevate e l’ottimismo sull’IA potrebbero alimentare una bolla simile a quella delle dot.com

Bce lancia l’allarme sulle “magnifiche sette”: rischio di correzione per i mercati azionari Usa

L’ultimo bollettino della Banca centrale europea (Bce) ha lanciato un chiaro avvertimento sui possibili rischi di una correzione dei mercati azionari statunitensi. In particolare, l’analisi si concentra sulle valutazioni delle maggiori aziende tecnologiche statunitensi, le cosiddette “magnifiche sette”: Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla. Questi colossi del tech, che oggi rappresentano circa un terzo della capitalizzazione dell’indice S&P 500, sono stati al centro di una escalation dei corsi azionari, che la Bce paragona, sotto alcuni aspetti, alla bolla speculativa delle dot.com degli anni ’90.

“Concentrazione di mercato, valutazioni elevate e aspettative di crescita forse troppo ottimistiche” sono i fattori che oggi richiamano l’esperienza di un boom tecnologico simile a quello del passato, come osserva la Bce nel suo bollettino. L’allarme, però, non si limita al valore di mercato di queste società, ma si estende alle aspettative di crescita e ai premi per il rischio azionario, che hanno sostenuto i prezzi azionari, suggerendo che una correzione potrebbe essere imminente.

Le cause dietro l’aumento dei corsi azionari

Dal 2023, i corsi azionari statunitensi hanno visto un incremento significativo, in particolare quelli delle “magnifiche sette”. Nonostante il rafforzamento delle politiche monetarie da parte della Federal Reserve e diversi shock geopolitici, i corsi azionari sono aumentati di quasi il 60% nel 2023, con alcuni titoli che hanno visto guadagni superiori al 75%. Questo fenomeno ha portato le valutazioni di queste società a livelli storicamente elevati, con il rapporto prezzo/utili (P/E) che ha raggiunto il valore di 30, ben al di sopra della media dell’indice S&P 500, che si attesta intorno a 20, e ben oltre il livello mediano di lungo termine di 17.

La Bce sottolinea come l’elevato aumento delle azioni sia stato alimentato da un forte ottimismo riguardo all’intelligenza artificiale (IA) e all’innovazione tecnologica. Ma, sebbene i rendimenti attuali siano inferiori rispetto al picco della bolla dot.com, le analogie con quel periodo sono innegabili. Come accaduto negli anni ’90, l’entusiasmo per le nuove tecnologie sta alimentando aspettative di crescita che, se non verificate, potrebbero portare a una correzione del mercato.

Le analogie con la bolla delle dot.com

Il recente boom delle azioni tecnologiche ricorda, secondo la Bce, per alcuni aspetti, la bolla speculativa delle dot.com. Negli anni ’90, l’entusiasmo per Internet aveva portato a valutazioni esorbitanti per molte start-up tecnologiche, molte delle quali si trovavano in una condizione finanziaria precaria, facendo ampio uso della leva.

Oggi, le “magnifiche sette” sono aziende consolidate, con una solida presenza sul mercato e margini di profitto decisamente superiori rispetto alle imprese tecnologiche degli anni ’90. Inoltre, queste aziende possiedono ampie riserve di liquidità e un accesso a finanziamenti a basso costo, che consentono loro di investire in ricerca e sviluppo, nonché di acquisire competitori più piccoli.

La concentrazione di mercato e il ruolo delle grandi aziende

Un aspetto distintivo dell’attuale mercato, rispetto agli anni ’90, è la concentrazione della capitalizzazione. Le “magnifiche sette” rappresentano oggi circa un terzo della capitalizzazione dell’indice S&P 500, una quota significativamente superiore al 17% detenuto dai maggiori titoli tecnologici durante la bolla dot.com. Questo incremento è in parte dovuto alla loro solida posizione di mercato e ai margini di profitto elevati: circa il 20%, rispetto ai margini di profitto più bassi (5-10%) delle aziende tecnologiche degli anni ’90.

Inoltre, queste aziende non sono dipendenti dalla leva finanziaria, come le start-up tecnologiche di quel periodo, ma godono di ampie riserve di liquidità. Ciò consente loro di continuare a investire in ricerca e sviluppo e a fare acquisizioni strategiche per mantenere il loro predominio nel settore.

L’ottimismo sull’IA e il ruolo degli utili

L’attuale boom azionario è sostenuto da un forte ottimismo riguardo alle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Gli utili attesi per le “magnifiche sette” continuano a superare quelli delle altre aziende, alimentati dalla fiducia nelle tecnologie emergenti. L’intelligenza artificiale è diventata un argomento ricorrente nei rapporti sugli utili delle aziende, e ha incrementato l’ottimismo degli investitori.

Gli analisti prevedono una crescita degli utili a due cifre per l’indice S&P 500 nel 2025 e nel 2026, ben al di sopra della media storica. Tuttavia, la Bce avverte che la crescita degli utili prevista per i prossimi anni, pari al 18% annuo, è relativamente rara nel lungo periodo.

L’esperienza storica suggerisce cautela, poiché durante la bolla delle dot.com le aspettative di crescita non furono mai soddisfatte e, anzi, gli utili realizzati diminuirono drasticamente, portando a una correzione dei mercati.

La propensione al rischio e i premi per il rischio azionario

Infine, la Bce sottolinea l’importanza della propensione al rischio degli investitori nel determinare l’andamento dei corsi azionari. Negli ultimi anni, i premi per il rischio azionario sono scesi ai minimi storici, favorendo un maggiore appetito per il rischio. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente dal 2022, quando gli investitori hanno ridotto il premio richiesto per investire in azioni, nonostante l’inasprimento delle politiche monetarie.

La Bce suggerisce che i bassi livelli di premi per il rischio azionario, uniti alle aspettative di utili molto elevati, siano stati i principali motori della crescita dei corsi azionari, anche in un contesto di incertezze globali e di tassi di interesse in aumento. Il settore tecnologico, in particolare, ha beneficiato di premi per il rischio eccezionalmente bassi, che, insieme agli utili attesi, hanno sostenuto la resilienza del mercato azionario.

La Bce, perciò, avverte che, nonostante l’ottimismo, gli investitori dovrebbero considerare attentamente i fattori strutturali e storici che potrebbero portare a una correzione dei mercati. Le valutazioni attuali e l’elevato ottimismo sull’IA potrebbero non tradursi in una crescita sostenibile a lungo termine, e la propensione al rischio potrebbe essere destinata a normalizzarsi, con conseguenti effetti sui corsi azionari.

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