Sta riemergendo l’interesse per la pittura dell’Ottocento, forse troppo trascurata negli ultimi anni o forse perchè passata di moda. Certo che questo secolo porta con sé una moltitudine di movimenti che lo hanno reso celebre e opere cominciano a passare in asta raggiungendo cifre di grande importanza.
Un esempio è stata l’asta del Ponte Casa d’Aste “Dipinti e le Sculture del XIX e XX secolo”, tenutasi il 17 e 18 dicembre 2024 che riaffermarma la piena ripresa dell’Ottocento con un risultato straordinario di oltre € 1 milione di fatturato. Top lot dell’asta il capolavoro firmato da Giuseppe De Nittis “Sulla strada di Castellammare”: aggiudicato a € 378.000 partendo da una stima di € 50.000/60.000
Cenni biografici di De Nittis e la storia del dipinto
La vita parigina di Giuseppe De Nittis iniziò nel 1872 e in meno di due anni il suo nome si affermò come il pittore della vita e della città moderna, ai più alti vertici della cultura francese, grazie anche all’egida di monsieur Goupil. Nel 1874 De Nittis prese parte alla prima esposizione degli Impressionisti presso lo studio del fotografo Félix Nadar, tuttavia le sue opere furono accettate anche al Salon des Beaux Arts, a testimonianza di un gusto, quello del pittore di Barletta, trasversale: moderno ma anche raffinato. L’opera oggetto di questo incanto fu esposta al Salon del 1876, quando De Nittis aveva raggiunto il culmine della fama grazie ai suoi scorci parigini e londinesi. Il dipinto in questione raffigura come il rovescio della medaglia della vita e della pittura di De Nittis, non dunque un soggetto mondano ma uno squarcio di realtà, illuminato da una luce mediterranea, che doveva apparire a Parigi come un mondo lontano, persino esotico. Non si trattava certo di un unicum nella pittura di De Nittis, che già al Salon del 1874 aveva esposto La strada da Brindisi a Barletta, e forte di questo successo proponeva un dipinto di maggiore impegno pittorico e dimensioni. L’opera raffigura una sosta, un momento di riposo, di alcuni contadini durante una assolata giornata autunnale, il gruppo, insieme ad un asino, è situato sul ciglio di una strada in terra battuta: un uomo e una donna sono seduti su dei sassi, mentre tre uomini sono in piedi vicino a loro. Uno degli uomini si è tolto gli scarponi; due sembrano discutere, mentre l’uomo seduto offre a un compagno, intento a fumare da una pipa, un grappolo d’uva; gli uomini in piedi portano a spalla delle ceste da raccolto e una zappa, gli arnesi del loro mestiere. Sullo sfondo, lungo la strada, si notano altre figure, così come dei pagliai e una masseria, mentre sulla sinistra, in lontananza, biancheggiano le architetture di Castellammare. Il dipinto è improntato allo svolgersi prospettico della strada, una soluzione tipica della produzione di De Nittis, già presente in Traversata degli Appennini del 1867 (Museo di Capodimonte), anche se in questo esempio si trattava ancora di una rappresentazione centrale, una soluzione più dinamica appare invece nei bozzetti degli anni Settanta e nella già citata La strada da Brindisi a Barletta (coll. privata, Indianapolis). Il dipinto in esame è invece caratterizzato da una diagonale che appare come assimilazione delle soluzioni impressioniste e della grafica giapponese. I cinque personaggi sbilanciano la composizione verso destra ma un sapiente gioco di contrappesi, che coinvolge gli alberi lungo il ciglio della strada e lo stesso paesaggio sulla sinistra, tiene in equilibrio, rendendolo vivo, questo paesaggio. L’insieme appare illuminato da una luce pressoché zenitale, le ombre degli uomini sono infatti brevissime e tutto il paesaggio appare in luce. Come giustamente notava Diego Martelli la pittura di De Nittis ha “una fattura finissima e al contempo delicata”, così ci appare infatti il contrasto tra il disegno finitissimo dei personaggi, con dettagli straordinari, si notino a esempio i chiodi sulla suola degli scarponi e dove persino le pietre sono una diversa dall’altra per disegno e colore, e il dipanarsi
del paesaggio, definito da tocchi di colore – salvo per le silhouette dell’albero, quasi un ciliegio giapponese, e della masseria – al passo della lezione impressionista. De Nittis serba i grigi e i violetti parigini e riprende in mano la tavolozza napoletana, l’intonazione cromatica è fredda, tipica delle belle giornate d’autunno, e le masse scure dei contadini risaltano sullo sfondo chiaro della strada; arancioni autunnali rompono il verde pastello dei campi e su di un cielo azzurro si sparpagliano con precisa naturalezza nuvole bianche. L’insieme di tali prerogative qui sopra descritte fanno di quest’opera uno dei capolavori della vasta produzione di De Nittis, il dipinto fu verosimilmente acquistato in occasione del Salon del 1876 dal dottore Sergej Botkine e portato a Mosca: in occasione della Biennale del 1914, quando l’opera fu esposta nella grande retrospettiva sul pittore di Barletta risultava ancora di proprietà del nobile russo, solo successivamente entrò in possesso del collezionista e gallerista Pietro d’Atri, da qui passò alla collezione Lodigiani (Milano), successivamente venduta presso Scopinich nel 1932. (nota da catalogo).