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Borse chiusura 20 dicembre: l’inflazione Usa minore delle attese fa rimbalzare Wall Street ma crolla Novo Nordisk (-20%)

Euro ai minimi da due anni, petrolio ancora giù, Bitcoin in discesa. I deludenti risultati del nuovo farmaco anti-diabete affondano Novo Nordisk. A Piazza Affari (-0,06%) crollano Saipem e Telecom Italia

Borse chiusura 20 dicembre: l’inflazione Usa minore delle attese fa rimbalzare Wall Street ma crolla Novo Nordisk (-20%)

Le borse europee chiudono oggi in lieve calo un seduta volatile, tenuta in scacco dalle scadenze tecniche e dalle minacce di pesanti dazi da parte di Donald Trump. Il dato dell’inflazione Usa di novembre, sotto le stime, ha alleggerito però il clima su entrambe le sponde dell’Atlantico, benché in misura notevolmente diversa. Wall Street infatti si muove tonica, nonostante incomba sull’amministrazione americana il rischio di shutdown nella notte. 

Dopo una mattina in profondo rosso Piazza Affari chiude le contrattazioni praticamente in parità, -0,06%, appesantita dai realizzi su Saipem (-6,09%), ma sorretta dal ritorno degli acquisti su Amplifon +1,64%, Cucinelli +1,45%, Italgas +1,32%, Erg +1,29%.

Nel resto d’Europa Francoforte segna -0,54%, Londra -0,31%, Parigi -0,27%, Amsterdam -0,39%. 

Gli europei hanno dovuto metabolizzare, tra l’altro, il crollo della società più capitalizzata del continente: Novo Nordisk (-20,72% a Copenaghen), dopo dopo che il colosso farmaceutico danese ha registrato risultati dei suoi trial clinici sul farmaco sperimentale per la perdita di peso, CagriSema, inferiori alle attese.

Inoltre, stamattina Trump, con un post, ha minacciato la Ue di dazi “senza fine” se non acquisterà petrolio e gas su larga scala dagli Usa, per “controbilanciare l’enorme deficit commerciale con gli Stati Uniti”.

Un certo grado di volatilità è stato portato infine dalla contemporanea scadenza di opzioni e future su indici e azioni, come avviene ogni terzo venerdì del mese.

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Inflazione negli Stati Uniti sale meno delle stime e Wall Street è in cauto rialzo

Nelle ultime ore di scambi il clima sui mercati finanziari europei è migliorato, favorito dall’andamento positivo di Wall Street. Al momento i principali indici di New York guadagnano circa mezzo punto percentuale e cercano di mettere una nota positiva al termine di una settimana difficile e destabilizzata dall’atteggiamento falco della Fed per il 2025, che vede due sole riduzioni dei tassi, per un totale di 50 punti base. Ad aprire qualche spiraglio a maggiori speranze è stato il dato sull’inflazione di novembre negli Stati Uniti, migliore delle attese. L’indice Pce (personal consumption expenditures price index), quello preso maggiormente in considerazione dalla Fed, è aumentato dello 0,1% rispetto a ottobre, meno del 0,2% previsto. Su base annua è cresciuto del 2,4%, contro stime di +2,5%.

Salgono i prezzi dei T-Bond, in lieve calo il dollaro

Il dato sull’inflazione sta favorendo una ripresa degli acquisti anche sui titoli di Stato a stelle e strisce, che vedono prezzi in rialzo e tassi in ribasso. 

Inoltre il dollaro allenta un po’ la morsa sulle altre valute: l’euro tenta di riprendere quota 1,04, mentre si ridimensiona leggermente il cambio tra divisa statunitense e yen a 156,52.

Non trova pace invece il petrolio e sono ancora in ribasso i future di Brent e Wti.

Piazza Affari, banche deboli 

Il settore bancario, principale barometro di Piazza Affari, è oggi in calo a Milano, in misura simile al resto d’Europa. A pesare è anche il tonfo di Deutsche Bank (-1,8% a Francoforte) a causa del costoso dossier dei contenziosi in Polonia per i prestiti in valuta estera.

A Milano sono in ribasso soprattutto Popolare di Sondrio -1,46%, Finecobank -0,89%, Bper -0,86%, Mediobanca -0,72%.

Unicredit però riesce a puntare un piccolo rialzo dello 0,15%. L’ad Andrea Orcel, in un contributo di suo pugno al FT, caldeggia l’unione bancaria e il consolidamento del settore a livello continentale. Per questo cita i rapporti di Mario Draghi e Enrico Letta e sottolinea che l’Unione è a rischio di una “lenta agonia” se non affronta con decisione le sfide della crescita economica e dell’integrazione.

Così, rivendica, Unicredit ha fatto un investimento in Commerzbank e un’offerta per l’acquisto di Banco Bpm (-0,03%).

Negli altri settori, tra le blue chip, sono in pesante ribasso ancora Telecom -3,67% e Nexi -2,166%.

Le utility sono poco mosse. Anche A2a perde un modesto 0,19%, dopo l’accordo siglato con Ascopiave per la cessione degli asset reti gas, con un prezzo base di 430 milioni di euro. 

Fuori dal paniere principale sono contrastate le performance di Rai Way (+3,68%), Mfe A (+0,61%) e Mfe B (-0,68%). Ad attirare l’interesse del mercato è il fatto che ieri Rai, F2i e le ex Mediaset hanno sottoscritto un memorandum of understanding non vincolante per l’avvio, anche con il coinvolgimento di Rai Way e di Ei Towers, di “taluni approfondimenti preliminari sugli aspetti industriali di una eventuale aggregazione tra Rai Way ed Ei Towers”, partecipata da Mfe, “nel rispetto del Dpcm del 22 maggio 2024”.

Banca Generali si apprezza del 2,3%, dopo il via libera della Banca d’Italia e della Consob all’opa totalitaria su Intermonte.

Spread stabile, tassi in lieve calo

La seduta è poco mossa sul secondario: lo spread tra Btp e Bund, sulla scadenza decennale, staziona a 116 punti base, con tassi in lieve calo rispettivamente al 3,45% e 2,28%.

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