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Salvini sentenza Open Arms: assolto “perché il fatto non sussiste”

Sentenza Salvini per il processo Open Arms: il ministro assolto dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio al processo per la vicenda della nave Ong spagnola

Salvini sentenza Open Arms: assolto “perché il fatto non sussiste”

Assolto. La sentenza è arrivata poco prima delle 20: il tribunale di Palermo ha assolto “perché il fatto non sussiste” il leader della Lega Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio al processo per la vicenda della nave della Ong spagnola Open Arms. Secondo l’accusa, il vicepremier e ministro dei Trasporti, ad agosto del 2019 – all’epoca dei fatti ricopriva la carica di ministro dell’Interno – avrebbe impedito illegittimamente all’equipaggio dell’imbarcazione catalana di far sbarcare a Lampedusa 147 migranti soccorsi in mare.

In aula al momento della sentenza, oltre alla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e ai sostituti Giorgia Righi e Calogero Ferrara, anche il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia. Salvini era in aula, insieme alla compagna Francesca Verdini che lo ha stretto in un lungo abbraccio, e a numerosi dirigenti della Lega. Alla pronuncia della sentenza è scoppiato un applauso.

Sentenza Salvini, il processo Open Arms

In mattinata, i giudici del tribunale di Palermo chiamati a emettere il verdetto al processo contro Salvini si erano ritirati in camera di consiglio, dopo brevi repliche della Procura e della difesa. L’attuale ministro dei Trasporti era accusato di aver negato illegittimamente lo sbarco a Lampedusa – nell’agosto del 2019, quando il leader della Lega era titolare del Viminale – a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della Ong spagnola Open Arms.

“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto. Fiero di aver difeso il mio Paese, lo rifarei”, aveva detto stamani Salvini prima di entrare nell’aula bunker del carcere Pagliarelli dove si è svolta l’udienza del processo: un’aula bunker oggi decisamente affollata tra pubblico e giornalisti. A seguire, il pranzo veloce in centro a Palermo con il ministro Giuseppe Valditara, il numero due della Lega, Claudio Durigon e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli.

Nelle stesse ore, il leghista aveva incassato il post di incoraggiamento di Francesca Verdini, sua compagna, che su Instagram gli aveva scritto: “Tieni duro amore, sono al tuo fianco”. E mentre il centrodestra blinda Salvini anche Elon Musk, capo di Tesla, Starlink e Space X, corre in suo soccorso (e interviene ancora una volta su vicende politiche italiane): “Assurdo che venga processato per aver difeso il suo Paese”, scrive su X il miliardario, ora sodale di Donald Trump. “In caso di condanna ricorreremo in appello perché la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me, ma al Paese”, ha annunciato il leader della Lega.

Sentenza Salvini, cosa avevano chiesto accusa e difesa

“Diniego consapevole e volontario che ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione”. Con queste parole la procura di Palermo il 14 settembre aveva chiesto 6 anni di carcere per Salvini – quel giorno assente in aula – nel processo Open Arms. Richiesta fatta in nome di “ciascuna di queste parti offese”, di cui “dovremmo leggere i nomi”, oltre che “per difendere i confini del diritto”. Era stata la procuratrice aggiunta di Palermo, Marzia Sabella, a chiudere la lunga requisitoria nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, dinanzi alla II sezione penale presieduta da Roberto Murgia, contestando all’allora capo del Viminale i reati di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per avere ritardato nell’agosto del 2019, per 19 giorni, lo sbarco dei migranti, compresi minori, soccorsi dalla nave della Ong spagnola in tre salvataggi. Dopo tre anni di processo, per un totale di 24 udienze che hanno visto l’audizione di 45 testimoni, si arriva dunque a sentenza, con la procura che nella sua replica ha ribadito la richiesta di condanna, e la difesa quella di assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Salvini Open Arms, le tappe della vicenda

Ecco le tappe principali della vicenda iniziata ad agosto 2019 e che ha visto l’ex ministro dell’Interno indagato con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti ufficio per avere impedito alla nave della Ong spagnola Open Arms di attraccare a Lampedusa nell’agosto del 2019: a bordo c’erano 147 migranti, tra cui minori, soccorsi in tre salvataggi e bloccati in mare per 19 giorni.

La vicenda processuale prende avvio nel novembre del 2019 con la richiesta da parte del procuratore della Repubblica di Palermo – sulla scorta delle notizie acquisite dalla procura della Repubblica di Agrigento – al Collegio per i reati ministeriali presso il Tribunale di Palermo, di procedere con le indagini nei confronti di Salvini in relazione a diverse ipotesi di reato inerenti ai fatti avvenuti nell’agosto dello stesso anno.

I fatti

Tra l’1 e il 2 agosto Open Arms interviene due volte al largo della Libia: 124 le persone salvate, e chiede da subito un porto sicuro in Italia, che viene però negato in forza del cosiddetto decreto sicurezza bis. Nel frattempo, vengono sbarcate 3 persone per motivi di salute. A bordo restano 121 persone tra cui 32 minori (28 quelli non accompagnati).

Il 9 agosto i legali di Open Arms chiedono al Tribunale per i minorenni il loro sbarco immediato e contestualmente presentano una denuncia per verificare se con il blocco a bordo non si stia compiendo un reato. Il 10 agosto Open Arms salva ulteriori 39 persone, mentre altre ne vengono sbarcate per motivi di salute. Il 12 agosto il tribunale per i minorenni di Palermo riconosce che si starebbe configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori.

Il 13 agosto Open Arms presenta ricorso al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis. Il 14 agosto il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso di Open Arms, sospende il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. La nave della Ong spagnola naviga verso le coste italiane ma non riceve dalle autorità l’indicazione del Pos (Porto sicuro). Il 16 agosto Open Arms presenta alla procura di Agrigento un esposto, stavolta per omissione di atti d’ufficio. Mentre altri naufraghi vengono sbarcati per le precarie condizioni di salute, il 20 agosto il capo della procura di Agrigento Luigi Patronaggio effettua un sopralluogo a bordo della Open Arms. Al termine dispone lo sbarco immediato e il sequestro della nave che qualche ora dopo attracca a Lampedusa. A bordo ci sono 83 migranti. La procura di Agrigento ipotizza il reato di abuso d’ufficio.

Il processo

Il fascicolo viene trasmesso per competenza alla procura distrettuale di Palermo, competente nelle ipotesi di reato che riguardano i ministri, che a sua volta gira le carte al Tribunale dei ministri del capoluogo siciliano. A febbraio 2020 il Tribunale dei ministri chiede al Senato l’autorizzazione a procedere. A maggio la Giunta per le immunità respinge la richiesta mentre il Senato l’approva. Ad agosto il fascicolo ritorna a Palermo e la procura, che lo ha ricevuto dal Tribunale dei ministri, formula la richiesta di rinvio a giudizio al gup di Palermo.

Il 23 ottobre 2021 inizia il processo a carico di Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms. La Corte, presieduta da Roberto Murgia, prende atto della presenza in aula dell’imputato, difeso da Giulia Bongiorno. In aula il procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi, con l’aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi.

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