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Fed più falco delle attese: taglia i tassi dello 0,25% ma nel 2025 solo due riduzioni. Effetto Trump su inflazione, tonfo di Wall Street

Terzo taglio consecutivo dei tassi per la Fed, che si dice però pronta a rallentare la marcia: nel 2025 previste solo due riduzioni del costo del denaro per un totale dello 0,50%, la metà di quanto indicato a settembre. Una previsione che gela Wall Street. L’inflazione non tornerà al 2% almeno fino al 2026: pesa l’incertezza delle politiche di Trump

Fed più falco delle attese: taglia i tassi dello 0,25% ma nel 2025 solo due riduzioni. Effetto Trump su inflazione, tonfo di Wall Street

Costo del denaro Usa, sì alla terza sforbiciata di fila per quest’anno mentre il Paese si prepara ad archiviare l’era Joe Biden. E fin qui nessuna sorpresa. Ma in prospettiva – e questo non era nelle previsioni – la marcia subirà un rallentamento. Sul 2025, infatti, i tagli stimati saranno soltanto due, anziché quattro. Una scelta che smorza gli entusiasmi e raffredda subito Wall Street: dopo aver trascorso buona parte della seduta in rialzo, i listini americani virano in calo e chiudono in forte ribasso, gelati da una Federal Reserve più “falco” delle attese. Effetto Donald Trump sui prezzi?

Fed più falco delle attese: ecco cosa ha deciso sui tassi

La Fed, dunque, taglia i tassi d’interesse di un quarto di punto, portandoli a una forchetta compresa tra il 4,25 e il 4,50 per cento. Per la banca centrale Usa si tratta, lo si diceva, della terza riduzione consecutiva del costo del denaro: a settembre, infatti, aveva già ridotto i tassi di mezzo punto e a novembre dello 0,25 per cento.

Più nel dettaglio, nel comunicato diramato dalla Fed si legge che “i recenti indicatori mostrano che l’attività economica ha continuato a espandersi a una velocità solida. Le condizioni sul mercato del lavoro si sono allentate e la disoccupazione è aumentata ma resta bassa. L’inflazione ha compiuto progressi verso l’obiettivo del 2% ma resta elevata”. Va detto, comunque, che la decisione di tagliare i tassi non è stata presa all’unanimità giacché, ad esempio, la presidente della Fed di Cleveland – Beth Hammack – avrebbe preferito lasciare i tassi invariati.

Fed, nel 2025 solo due tagli. Stime di crescita e mercati

Ma è sulle previsioni che si concentrano le attenzioni degli analisti: i tagli stimati sul 2025 per un totale di mezzo punto saranno due. La stima emerge dalle dot-plot, le tabelle allegate alla decisione di politica monetaria. Va detto che, a settembre, di tagli la Fed ne aveva previsti quattro.

Quanto poi alle stime di crescita per gli Stati Uniti nel 2025, queste sono viste al rialzo: al +2,1% dal precedente +2,0%, e non si prevede un ritorno dell’inflazione al 2% prima della fine del 2026.

La reazione dei mercati? Wall Street ha subito girato in negativo dopo i due soli tagli immaginati per l’anno prossimo: Dow Jones, Nasdaq e S&P 500 hanno iniziato a perdere sulla scia delle dot-plot. A seguire, i listini americani chiudono in forte calo, con il Nasdaq che arriva a perdere il 3,56% e il Dow Jones che archivia la decima seduta consecutiva di ribassi per la prima volta dal 1974.

Per il petrolio, chiusura in lieve rialzo.

Un quadro, nel complesso, complesso e caratterizzato da luci e ombre. Di sicuro, pesa l’incertezza delle politiche di Trump: dalla stretta all’immigrazione ai dazi, le promesse del presidente eletto che tornerà a insediarsi alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, rischia di riaccendere la fiammata dei prezzi. Da qui, la necessità per la Fed di muoversi con maggiore cautela e, probabilmente, di prendersi una pausa nel suo ciclo ribassista già in gennaio.

Fed, Powell e il rischio di uno scontro con Trump

Durante la conferenza stampa, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha voluto sottolineare che la “nostra politica monetaria è ora meno restrittiva. Possiamo essere più cauti nel valutare gli ulteriori aggiustamenti” e ha poi definito l’economia “complessivamente solida”, così come le condizioni del mercato del lavoro.

L’inflazione negli Stati uniti – prosegue Powell – resta “relativamente elevata”. Il presidente della Federal Reserve sottolinea tuttavia i progressi compiuti finora nella lotta all’aumento dei prezzi. “L’inflazione ha rallentato in modo significativo negli ultimi due anni, ma rimane relativamente elevata rispetto al nostro obiettivo a lungo termine del 2%”, ha affermato Powell, mentre la banca prevede ora un’inflazione del 2,5% per il 2025.

Vero è che parole di Powell – paladino dell’indipendenza della Fed – rischiano di innescare un nuovo scontro con Trump autodefinitosi un “uomo dei tassi bassi”.

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