Con i mercati regolamentati occidentali vicini ai massimi storici – tra buy-back frenetici e Ipo sempre più rarefatte –, i fondi pensione globali stanno orientando le proprie strategie su terreni ancora poco battuti: i mercati privati e i mercati emergenti asiatici.
È quanto emerge da uno studio di Create Research in collaborazione con Amundi, il principale asset manager europeo, che analizza le risposte di 157 piani pensionistici globali, responsabili della gestione di 1.970 miliardi di euro.
Secondo il rapporto, nei prossimi tre anni i mercati privati e quelli emergenti asiatici saranno al centro delle nuove allocazioni: l’86% degli intervistati prevede di investire in asset del mercato privato, mentre il 76% punta a rafforzare la presenza nell’Asia emergente.
Mercati privati: focus su private debt e private equity
“I mercati privati e i mercati emergenti asiatici hanno dovuto adattarsi a una nuova era, caratterizzata da forti rialzi dei tassi di interesse e da un nuovo scacchiere geopolitico”, spiega Vincent Mortier, group chief investment Officer di Amundi. “Tuttavia, entrambi offrono ancora opportunità di diversificazione, rendimenti interessanti e sono ben posizionati per trarre vantaggio da fonti di creazione di valore più prevedibili legate a megatrend secolari. È incoraggiante vedere nuove allocazioni in aree storicamente poco investite”.
Il private debt, in particolare, è il re indiscusso della scena: il 55% dei fondi pensione lo considera l’asset più promettente, grazie a prestiti diretti, debito “distressed” e progetti in settori come sanità, energie rinnovabili e infrastrutture sociali. Seguono il private equity (49%), le infrastrutture (40%) e il settore immobiliare (38%). Più defilato, ma comunque interessante, il venture capital (28%), considerato troppo rischioso in tempi di alta volatilità.
Asia emergente: opportunità in crescita
Nonostante rappresenti il 46% del Pil globale, l’Asia emergente è attualmente poco presente nei portafogli pensionistici. Il 38% degli intervistati non ha alcuna esposizione nella regione, mentre solo l’11% ha allocazioni superiori al 10%. Tra le ragioni principali di questo sotto-investimento, spiccano le tensioni geopolitiche (68%) e la governance opaca (51%).
Tuttavia, le prospettive di crescita restano promettenti. “Con l’intensificarsi della rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina, gli altri mercati asiatici stanno diventando sempre più interessanti per gli investitori”, afferma Monica Defend, head of Amundi Investment Institute. Tra i favoriti ci sono India, Corea del Sud e Taiwan, pronti a capitalizzare su megatrend come energie rinnovabili e tecnologia avanzata.
Esg e megatrend: i nuovi mantra dell’investimento
Che si tratti di mercati privati o asiatici, c’è un filo conduttore: il futuro è tematico. Le aziende che si concentrano su decarbonizzazione, decoupling, digitalizzazione e demografia – le famose “4D” – dominano la scena. Non a caso, il 49% degli investitori prevede di aumentare l’esposizione a obbligazioni verdi e sociali in Asia, mentre il 48% vede opportunità nelle obbligazioni in valuta forte, grazie a politiche monetarie favorevoli e riforme volte ad attrarre capitali esteri.
Se i fondi pensione erano un tempo considerati i “dinosauri della finanza”, oggi sembrano più pronti che mai a rivendicare un ruolo da protagonisti nel plasmare il futuro degli investimenti. Come sottolinea il professor Amin Rajan di Create Research: “Gli asset dei mercati privati e dei mercati emergenti asiatici sono rimasti a lungo sottopesati nei portafogli pensionistici. Ora il vento del cambiamento è evidente”.