I mercati internazionali mantengono la calma nonostante i sorprendenti fatti in Siria, dove i ribelli hanno annunciato di aver cacciato il presidente Bashar al-Assad, a Damasco. I prezzi dell’oro e del petrolio sono saliti, ma solo di circa lo 0,4%, una mossa modesta per una svolta così repentina degli eventi e non ci sono segnali di una corsa agli investimenti sicuri.
Invece i mercati azionari guardano alle mosse della Fed questa settimana e si portano per lo più al rialzo scommettendo in un taglio dei tassi, soprattutto dopo il dato sul mercato del lavoro di venerdì risultato in forte crescita. I mercati dei futures stimano una probabilità dell’85% che la Federal Reserve statunitense riduca i tassi di 25 punti base nella riunione del 17-18 dicembre rispetto al 68% registrato nella sessione precedente.
Le ripercussioni della caduta della Siria
Dopo 54 anni si è dissolto in poco più di dieci giorni il regime siriano della famiglia Assad, col suo ultimo esponente, il presidente Bashar al Assad, al potere da un quarto di secolo, fuggito a Mosca assieme alla famiglia sotto la protezione di Vladimir Putin. A Damasco “liberata” è entrato ieri da trionfatore il leader dei jihadisti sostenuti dalla Turchia, Abu Muhammad al Jolani, che ha già chiesto espressamente di non esser più chiamato col suo nome di battaglia ma col suo nome originario, Ahmad Sharaa. La caduta della Siria dovrebbe essere un vero guaio per il presidente russo Putin, che ha trascorso anni a sostenere il regime di Assad e rischia di perdere il controllo della sua unica base navale nel Mediterraneo. Mosca ha affermato di avere un accordo per mantenere la base e le sue strutture aeree di Hmeimim nella provincia di Latakia, secondo una fonte del Cremlino citata dai media russi, mentre il ministero degli esteri russo ha minimizzato qualsiasi rischio immediato. Ma non è affatto chiaro se i ribelli hanno accettato un simile accordo. La perdita di quelle basi potrebbe scalfire la proiezione di potenza forsa della Russia in Medio Oriente e in Africa.
Trump non sostituirà Jerome Powell alla Fed
Mercoledì sono attesi i dati sull’inflazione core degli Stati Uniti e un risultato superiore alla previsione del +0,3% metterebbe alla prova la fiducia del mercato in un taglio dei tassi. A questo proposito, è stato un sollievo che il presidente eletto Donald Trump abbia detto domenica che non cercherà di sostituire il presidente della Fed Jerome Powell una volta entrato in carica a gennaio. Giovedì Trump ha detto che avrebbe nominato l’ex direttore operativo di PayPal David Sacks come suo “zar dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute della Casa Bianca”, un altro passo verso la revisione della politica statunitense in materia di blockchain. Il Bitcoin, dopo aver superato quota 100.000 dollari per la prima volta giovedì, oggi quota attorno a 99.000 dollari. L’S&P 500 e il Nasdaq sono saliti venerdì , rispettivamente dello 0,25% e dello 0,8%.
Settimana intensa per le banche centrali
Oltre alla Fed, altre banche centrali si riuniranno questa settimana: la Banca centrale europea dovrebbe tagliare di 25 punti base e la Banca centrale cinese di 50 bps. Anche la svizzera BNS potrebbe tagliare di 50 bps, dato quanto ha speso per frenare il franco svizzero. La portata del suo intervento per vendere franchi in cambio di euro è probabilmente la ragione per cui la moneta unica non sta testando la parità con il dollaro USA in questo momento.
Nuovo crollo delle azioni in Corea del Sud, la politica preoccupa
L’incertezza politica ha caratterizzato anche l’Asia, dove le azioni sudcoreane sono nuovamente crollate dopo che il presidente Yoon Suk Yeol è sopravvissuto al voto di impeachment, salvo poi essere nominato dai procuratori come oggetto di un’indagine penale per il tentativo di legge marziale della scorsa settimana. Il ministero delle finanze della Corea del Sud stamane ha voluto rassicurare i mercati che avrebbe fornito tutto il supporto di cui avrebbero bisogno, ma il won è comunque sceso verso i minimi di due anni e la Borsa di Seul perde il 2,5%.
Le altre borse in Asia sono attorno alla parità
In Cina il sentiment è stato nuovamente messo a dura prova dal netto calo (-0,6%) su base mensile dell’indice dei prezzi al consumo a novembre, alimentando le lamentele del mercato secondo cui Pechino non sta facendo abbastanza per rilanciare l’economia. Questa settimana, durante la conferenza economica centrale, i leader cinesi si apprestano a trascorrere due giorni a porte chiuse in colloqui sulle ambizioni politiche del prossimo anno, ma si sospetta che non ne uscirà nulla di concreto. Deboli le borse dell’area cinese. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,4%. Hang Seng di Hong Kong -0,5%
Alla borsa di Tokyo il Nikkei è a +0,1%. L’economia giapponese è cresciuta a un ritmo più veloce di quanto inizialmente stimato: il Pil è cresciuto dell’1,2% nei tre mesi fino a settembre rispetto al trimestre precedente, sopra la stima preliminare dello 0,9%, grazie soprattutto al miglioramento delle esportazioni, delle spese in conto capitale e delle scorte. Gli economisti avevano previsto una revisione al rialzo all’1,0%. Si guarda dunque alle prossime mosse della Banca del Giappone, dopo che recentemente il suo governatore Ueda ha detto che i tempi per un rialzo sono “vicini”. Lo yen è poco mosso a 149,9 e il tasso di rendimento del decennale del Giappone scende sui minimi delle ultime nove settimane. Taipei (+0,1%)
Borse europee
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire intorno alla parità, future EuroStoxx 50 -0,2%. Il future Dax di Francoforte è a -0,1%. Venerdì il FTSEMIB di Milano ha chiuso in rialzo dello 0,4%, +4% la settimana e le azioni francesi che hanno registrato il loro più grande rialzo giornaliero in tre settimane, poiché gli investitori hanno messo in conto una possibile ripresa nonostante l’attuale incertezza politica francese.
Il Btp decennale è a 3,19%. Bund decennale a 2,10%. Lo spread tra Italia e Germania è a 106 punti base, nuovo minimo degli ultimi tre anni circa. L’Euro è a 1,053.
Unicredit-Banco BPM. La francese Credit Agricole ha dichiarato venerdì di aver innalzato la propria quota in Banco BPM dal 9,9% a un potenziale 15% tramite l’uso di derivati, e di voler chieder il via libera della BCE per arrivare fino al 19,99%. La mossa, che potrebbe aprire una battaglia con UniCredit per il controllo del Banco, ha avuto il sostegno informale del governo italiano, secondo quanto riferito a Reuters da due fonti vicine al dossier. UniCredit è pronta a sedersi con Credit Agricole per discutere, ha detto un portavoce della banca italiana sabato. Il Sole 24 ore ha riferito sabato che UniCredit potrebbe aver sottoscritto derivati con una banca d’affari per sbarcare nel capitale di Bpm con una quota iniziale di peso al momento opportuno. Il Banco si sta preparando a conferire a Citigroup e Lazard il mandato di consulenza finanziaria per l’Ops lanciata da UniCredit. Lo riferiscono tre fonti vicine alla vicenda. Banco BPM valuta una richiesta alla Consob per avere una deroga dalla passivity rule, ovvero la norma che vieta azioni difensive contro un acquirente se non con il consenso di un’assemblea, secondo il Sole 24 Ore di domenica.
Stellantis ha dichiarato venerdì l’intenzione di rientrare nell’associazione europea delle case automobilistice Acea, da cui era uscita nel 2023, in una mossa che potrebbe anticipare un atteggiamento più cauto sull’elettrificazione. Una start up dell’auto americana sarebbe in trattativa per rilevare la fabbrica ex Maserati di Grugliasco, con un accordo possibile entro marzo. Lo riferisce l’edizione di domenica di la Repubblica
Generali punta ad accordo con Natixis nell’asset management entro il 30 gennaio, scrive Bloomberg.