Svolta inattesa nella corsa alle presidenziali in Romania: niente ballottaggio l’8 dicembre, tutto da rifare. La Corte Costituzionale ha invalidato i risultati del primo turno, tenutosi il 24 novembre, e ha stabilito di ripetere l’intero processo elettorale. La decisione è stata presa dopo la desecretazione di documenti che hanno evidenziato presunte interferenze straniere, in particolare russe, nel voto.
“La sentenza mira a garantire la legalità e l’integrità del processo elettorale”, ha dichiarato la Corte in un comunicato, evidenziando il ruolo delle interferenze come elemento decisivo.
Il secondo turno, che avrebbe dovuto vedere lo scontro tra il candidato di estrema destra e filo-russo Calin Georgescu e la leader centrista filo-europea Elena Lasconi, è stato quindi annullato.
Romania, cosa era successo nel primo turno
Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania aveva riservato grandi sorprese, ribaltando completamente i pronostici della vigilia: i due principali favoriti erano stati sconfitti da due outsider. A conquistare inaspettatamente il ballottaggio era stato Calin Georgescu, candidato indipendente noto per le sue posizioni nazionaliste ed euroscettiche, che si era piazzato al primo posto con il 22,94% dei voti. Subito dietro, Elena Lasconi, leader del partito progressista Unione Salva Romania (USR), con il 19,16%.
Tra i grandi sconfitti c’erano il premier uscente Marcel Ciolacu, dato per favorito ma escluso dal ballottaggio con il 19,16%, e George Simion, leader sovranista dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), che aveva deluso le aspettative fermandosi al quarto posto con il 13,9%. L’affluenza alle urne si era attestata al 53%.
Romania, ingerenze russe nelle elezioni: un quadro allarmante
I rapporti desecretati dal Consiglio di Sicurezza della Romania descrivono un quadro allarmante:
- Manipolazione digitale: Una rete di oltre 25.000 account TikTok sarebbe stata attivata per aumentare la popolarità di Georgescu. Circa 800 di questi account, precedentemente inattivi, hanno iniziato a operare massivamente dal 11 novembre, poco prima del primo turno.
- Pagamenti sospetti: Un account TikTok avrebbe erogato 381.000 euro in un mese per promuovere il candidato.
- Cyberattacchi: Sono stati registrati oltre 85.000 attacchi informatici mirati a sfruttare le vulnerabilità del sistema elettorale.
Queste operazioni hanno ricalcato modelli già osservati in Ucraina e Moldavia, sollevando, quindi, dubbi sull’autonomia effettiva del risultato elettorale rumeno.
Il premier in carica Ciolacu: “Unica decisione corretta”
Il premier uscente Marcel Ciolacu ha definito la decisione della Corte “l’unica scelta corretta“, elogiando il coraggio delle istituzioni. Al contrario, Elena Lasconi ha criticato duramente la sentenza, affermando: “Il processo elettorale avrebbe dovuto continuare nel rispetto della volontà del popolo romeno”.
Anche i cittadini hanno reagito con sentimenti contrastanti: mentre alcuni vedono la crisi come un passo necessario per difendere la democrazia, altri temono che l’annullamento rappresenti un ulteriore segno di instabilità politica.
Romania, quando ci saranno le prossime votazioni?
L’annullamento non si limita a rimandare il secondo turno: l’intero processo elettorale, compresa la campagna, dovrà essere ripetuto. Secondo la legge, le nuove elezioni si terranno il 22 dicembre, ma resta incerto se i candidati attuali saranno autorizzati a ripresentarsi. Una crisi politica e istituzionale che mette in discussione anche l‘affidabilità delle istituzioni democratiche rumene e la loro capacità di fronteggiare le minacce ibride.
La Romania, con circa 19 milioni di abitanti, è una repubblica semipresidenziale in cui il presidente, figura politicamente attiva, nomina il primo ministro e rappresenta il Paese all’estero. Klaus Iohannis, del Partito Nazionale Liberale (Pnl), ha ricoperto la carica negli ultimi dieci anni, sostenendo l’Ucraina. Attualmente, il governo è una coalizione tra il Pnl e il Partito Socialdemocratico di Ciolacu, formatasi nel 2021 dopo una crisi politica.
Con un confine di 650 chilometri con l’Ucraina, la Romania ha un ruolo strategico per la Nato, ospitando oltre 5.000 soldati e fungendo da hub per il transito del grano ucraino. La precedente campagna elettorale si era concentrata sull’aumento del costo della vita, con la Romania che ha la percentuale più alta di cittadini a rischio di povertà nell’Unione Europea.
Un segnale d’allarme per l’Europa
Il caso rumeno è solo l’ultimo esempio di una tendenza preoccupante: l’ingerenza esterna nei processi democratici europei. L’annullamento delle elezioni non rappresenta solo un passo indietro per la politica interna, ma un monito per l’intera Europa, che deve rafforzare la sicurezza cibernetica e i controlli sui social media per proteggere la propria sovranità e trasparenza elettorale.