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Affitti brevi, il Viminale blocca le keybox: addio al check-in fai da te, ecco cosa devono fare gli ospiti

Il ministero dell’Interno impone l’identificazione fisica per gli ospiti degli affitti brevi, vietando l’uso di self-check-in e keybox. La circolare arriva a ridosso del Giubileo 2025. Le reazioni

Affitti brevi, il Viminale blocca le keybox: addio al check-in fai da te, ecco cosa devono fare gli ospiti

Il ministero dell’Interno ha deciso di mettere un freno all’utilizzo del self-check-in e delle cassette di sicurezza (keybox) negli affitti brevi. Con una circolare firmata dal capo della Polizia Vittorio Pisani, il Viminale ha stabilito che l’identificazione degli ospiti tramite trasmissione digitale dei documenti non è conforme alle normative sulla sicurezza. Il metodo, sempre più diffuso nel settore, non garantisce la verifica dell’identità del cliente, creando potenziali rischi per l’ordine pubblico.

Rischi per la sicurezza, solo identificazione “de visu”

Il provvedimento sottolinea la necessità di un controllo più rigoroso sugli ospiti delle strutture ricettive, specialmente in vista di eventi rilevanti come il Giubileo, che attirerà milioni di turisti (stimati tra i 30 e i 35 milioni di presenze in Italia nel 2025). Il documento evidenzia come la gestione automatizzata degli accessi possa facilitare l’alloggiamento di persone pericolose o legate a organizzazioni criminali e terroristiche. Solo l’identificazione “de visu” soddisfa i requisiti di legge.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che il modello delle keybox è “da superare”, poiché spesso utilizzato per aggirare le norme. Ha inoltre ribadito che i dati degli ospiti devono essere trasmessi tempestivamente alle Questure per prevenire abusi e garantire la sicurezza collettiva.

La circolare del Viminale estende l’obbligo di identificazione fisica anche agli scambi casa, come HomeExchange, richiedendo che le generalità di chi subentra siano comunicate in Questura. Inoltre, raccomanda ai prefetti di informare i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza e di incaricare le questure dei controlli.

Stop alle keybox: le reazioni del settore

Il provvedimento ha ricevuto pareri contrastanti. Da un lato, molte città, tra cui Firenze e Bari, vedono questa stretta come un passo avanti per affrontare il fenomeno della gentrificazione e migliorare la sicurezza. “La necessità dell’identificazione personale degli ospiti nasce per scongiurare rischi relativi alla sicurezza, tuttavia è chiaro che si tratta di una regola che può contribuire a mitigare l’esplosione delle locazioni turistiche, che accelera i cosiddetti processi di gentrificazione di interi pezzi delle città e dei centri storici in particolare” ha spiegato il sindaco di Bari Vito Leccese. La stessa Airbnb si è dichiarata favorevole a supportare iniziative che promuovano l’ospitalità in presenza, anche attraverso campagne educative.

Preoccupazione, invece, arriva dall’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), sottolineando che molti gestori professionali già utilizzano sistemi avanzati di riconoscimento biometrico e codici Otp, paragonabili a quelli impiegati per l’accesso a conti bancari. Secondo il presidente Marco Celani, introdurre l’obbligo di identificazione fisica solo per gli affitti brevi sarebbe discriminatorio e penalizzante per la sharing economy: “Come Aigab crediamo che i locker per le strade siano da eliminare e benvenga ogni controllo contro forme di abusivismo lesive di tutta la categoria. Tuttavia riteniamo che il ministero degli interni, non sia a conoscenza del fatto che i software utilizzati da molti gestori professionali usino tecnologie di riconoscimento degli ospiti con tracciamento biometrico e codici OTP del tutto analoghe allo spid, agli accessi agli autonoleggi e ai conti correnti bancari. Non credendo che il Governo voglia mettere fine alla sharing economy in Italia, introdurre il riconoscimento fisico solo per gli affitti brevi sarebbe discriminante”.

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