L’offerta lanciata da Unicredit su Banco Bpm “è un’operazione di mercato, dopodiché il Governo ha degli strumenti per intervenire qualora dovesse rilevare che l’operazione non rientra nell’ambito dell’interesse nazionale”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4, rispondendo a una domanda sull’ops e su un possibile intervento del governo.
“Questo è un file che sta seguendo il ministro Giorgetti, mi fido molto del suo giudizio sulla materia e quindi facciamo delle valutazioni assolutamente neutrali, ma nell’interesse nazionale italiano”, ha aggiunto, sottolineando che “Quello a cui noi normalmente dobbiamo stare attenti è se i grandi risparmi degli italiani vengono controllati da centrali che hanno il loro core business in Italia. Perché se non abbiamo questo, quei risparmi degli italiani non verranno reinvestiti in Italia, quindi è un tema sul quale il Governo chiaramente sa qual è il suo mandato, qual è la sua responsabilità e si regola di conseguenza”.
Unicredit-Banco Bpm: i prossimi passaggi
Nel frattempo in Borsa la situazione sembra tornata alla quasi normalità, con i titoli delle due banche che dopo la forte volatilità della settimana scorsa ieri hanno chiuso rispettivamente a +1,15% (Unicredit) e -0,57% (Banco Bpm). Il mercato aspetta però la possibile contromossa della banca guidata da Giuseppe Castagna, che potrebbe arriverà entro la metà di gennaio 2025. Una reazione che potrebbe coinvolgere anche Mps, di cui Banco Bpm possiede già il 5%. Ci sarà comunque da convincere gli azionisti sul fatto che l’operazione in questione porterà più valore di quella avanzata da Unicredit.
La strada, insomma, è lunga e l’esito incerto, ma il settore bancario comincia a prepararsi a una delle possibili conseguenze della potenziale aggregazione tra UniCredit e Banco Bpm: l’arrivo sul mercato, in caso di successo dell’Ops lanciata da Piazza Gae Aulenti, degli sportelli che dovranno essere ceduti per ragioni antitrust. Secondo Radiocor, molti istituti di piccola e media dimensione hanno il dossier sul tavolo, tanto che alcuni, hanno già assegnato un mandato esplorativo agli advisor per studiare dove verranno superati i limiti alla concentrazione del mercato e quindi in che zone del Paese sarà possibile andare a caccia di filiali per rafforzare la propria rete. La valutazione dell’Antitrust riguarda la concentrazione su base provinciale e secondo l’agenzia di stampa che cita fonti di mercato, le province in cui è possibile ipotizzare il superamento delle soglie sono circa una decina, in Veneto soprattutto, ma anche il Lombardia, Emilia Romagna, alcune zone del Piemonte e della Sicilia.
In questo contesto, Unicredit dovrà depositare alla Consob il documento d’offerta entro il 13 dicembre, mentre per pensare a possibili aggiustamenti ci sarà tempo fino ad aprile. Nel frattempo la banca guidata da Andrea Orcel avvierà le consultazioni con i soci di Banco Bpm, a partire dal Crédit Agricole (9,2%) al patto di Consultazione (6,5%) fino al gruppo Caltagirone (2%) e gli istituzionali.
Unicredit: Fitch conferma il rating, outlook positivo
È di ieri sera la notizia che, anche dopo l’offerta di scambio su Banco BPm, Fitch Ratings ha confermato il Long-Term Issuer Default Rating (IDR) e il Senior Preferred rating di Unicredit a “BBB+” con outlook positivo. Il giudizio rimane quindi un gradino al di sopra del rating sovrano italiano.
Fitch Ratings prevede che una potenziale transazione con Banco Bpm non modificherà il profilo di credito del gruppo in misura tale da influenzare i suoi rating. Anche tutti gli altri rating di Unicredit sono stati confermati dall’agenzia di rating.