Il tema dell’asset managment, il motore di tutto ciò che gira attorno all’Ops di Unicredit sul Banco Bpm, è al centro anche in una partita che che si gioca in un’altra parte della city milanese: la torre Haid a Citylife di Generali dove si sta mettendo a fuoco la possibile intesa con Natixis Investment Managers.
Dopo le indiscrezioni del Financial Times di qualche giorno fa, ora si aggiungono alcuni dettagli circa il perimetro coinvolto nella trattativa: da una parte Generali Iinvestments Holding con un portafoglio a fine giugno di 650 miliardi, dall’altra parte una frazione delle masse gestite da Natixis di circa 1,27 trilioni di euro, così da riuscire a equilibrare i pesi. Intanto si inizia a ragionare su chi guiderà la nuova piattaforma: per il momento sembra che la parte italiana avrà maggior voce e il candidato più accreditato risulta Woody Bradford, attuale ceo di Conning
Secondo il Sole 24 Ore nulla è arrivato al consiglio di amministrazione, ma nel frattempo i colloqui continuano mettendo sul tavolo tutte le pedine. Tutto ruoterebbe attorno alla nascita di una nuova piattaforma la cui gestione strategica (e proprietà degli asset di competenza) resterebbe in capo al Leone di Trieste, mentre a livello di quote di partecipazioni Generali Investment Holding avrebbe il 50% (in trasparenza, stante l’assetto di Gih, vorrebbe dire un 42% circa a Trieste e il restante 8% a Cathay Life) e il colosso francese l’altro 50%, riporta il quotidiano.
Il difficile bilanciamento degli asset da apportare
Nodo centrale dell’accordo è evidentemente la composizione del portafoglio della nuova piattaforma. Generali vanta asset complessivi per 840 miliardi di euro, secondo i dati più recenti, mentre 1.300 miliardi di dollari (circa 1.200 miliardi di euro) è la dote di Natixis.
Tuttavia, pare che non tutto il portafoglio di Generali verrebbe riversato nella nuova realtà. Di fatto le attività che Trieste andrebbe a “spostare” sarebbero quelle custodite in Generali Investment Holding, che può contare su un portafoglio complessivo di 650 miliardi di euro. In questo modo però salta agli occhi la sproporzione tra di due potenziali partner, con la netta prevalenza dell’apporto francese rispetto a quello italiano. La soluzione potrebbe essere variopinta: da una parte Natixis potrebbe ridurre la sua dote, dall’altra, considerando la differente marginalità dei due portafogli, si potrebbe pensare a una maggiorazione dal Leone.
Il Leone di Triestre potrebbe aggiungere altri 15 miliardi
Su quest’ultimo fronte, si starebbe in particlare valutando la possibilità che il Leone metta sul piatto altri 15 miliardi di nuova produzione, anche se sarebbe ancora da definire per quanto tempo. Questa mossa dovrebbe consentire a Generali Investment Holding di portare la propria partecipazione nella nuova piattaforma al 50% (42% in capo direttamente a Trieste se si guarda il dato in trasparenza considerato il 16,75% detenuto da Cathay Life in Gih).
In pole position alla guida è Woody Bradford, attuale ceo di Conning
Ultimo tassello, tutt’altro che marginale, sarà la governance della piattaforma per i prossimi anni. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, a tirare le fila dell’intesa, almeno all’inizio, sarebbe Generali. Le prime ipotesi parlavano della nomina del ceo da parte del Leone per tre o cinque anni. Il candidato in pole position potrebbe essere Woody Bradford, attuale ceo di Conning. Un manager dunque di espressione italiana ma non certo della tradizione di Trieste.