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Pensioni 2025: assegni più bassi per i nuovi pensionati e piccoli aumenti con l’inflazione per gli altri. Ecco cosa cambia

Nel 2025, i nuovi pensionati vedranno un assegno leggermente ridotto, mentre i pensionati attuali beneficeranno di aumenti legati all’inflazione e alle pensioni minime, seppur limitati. Ecco i dettagli

Pensioni 2025: assegni più bassi per i nuovi pensionati e piccoli aumenti con l’inflazione per gli altri. Ecco cosa cambia

Nel 2025, i pensionati italiani si troveranno ad affrontare alcune novità. In particolare, gli assegni pensionistici subiranno sia una leggera riduzione dovuta all’aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione, sia un piccolo aumento legato all’inflazione. Vediamo quali sono le principali modifiche e come influenzeranno il calcolo delle pensioni, con i dettagli e le cifre esatte.

Pensioni, dal 2025 nuovi coefficienti di trasformazione: un abbassamento graduale

Ogni due anni, il ministero del Lavoro aggiorna i coefficienti di trasformazione, che sono i parametri utilizzati per determinare l’importo mensile dell’assegno pensionistico in base ai contributi accumulati durante la vita lavorativa. A partire dal 1° gennaio 2025, questi coefficienti verranno ridotti leggermente, il che significa che le pensioni dei nuovi pensionati, ossia coloro che andranno in pensione dal 2025 in poi, saranno più basse.

Perché accade questo?

Il motivo risiede nell’aspettativa di vita: poiché si prevede che i futuri pensionati vivano più a lungo, l’assegno dovrà coprire un periodo maggiore, e quindi l’importo mensile si abbassa per far fronte a questa durata prolungata.

Ad esempio, un lavoratore che accumula un montante contributivo di 350mila euro e decide di andare in pensione nel 2024 all’età di 67 anni, riceverà una pensione annuale di circa 22.960 euro. Se decidesse di andare in pensione nel 2025, alla stessa età, l’assegno scenderebbe a 22.645 euro. La differenza annuale sarebbe di circa 315 euro, pari a circa 26 euro in meno al mese.

La rivalutazione per l’inflazione: aumenti limitati per le pensioni 2025

Nel 2025, gli assegni pensionistici subiranno un aumento legato all’inflazione. L’indice di rivalutazione per l’anno prossimo è stato fissato allo 0,8%, come stabilito dal decreto del 15 novembre 2024 del ministro dell’Economia di concerto con quello del Lavoro. Questo incremento si applicherà a tutte le pensioni, ma con alcune differenze in base all’importo degli assegni.

In ogni caso si tratta di un indice provvisorio, stimato dall’Istat sulla base dei dati effettivi dei primi nove mesi del 2024 e delle previsioni per l’ultimo trimestre dell’anno, per cui non definitivo. Se l’indice definitivo dovesse essere superiore o inferiore, si renderà necessario un conguaglio a inizio 2026. Tuttavia, non è previsto alcun conguaglio per gli importi erogati nel 2024, poiché l’indice definitivo coincide con quello provvisorio del 5,4%.

Come funziona la rivalutazione?

Il sistema di rivalutazione per il 2025 seguirà il meccanismo a scaglioni. Gli assegni fino a quattro volte il trattamento minimo (che nel 2025 sarà di 2.394,44 euro) vedranno un incremento dello 0,8%. Per gli assegni che superano questa soglia, ma fino a cinque volte il trattamento minimo, l’aumento sarà dello 0,72%. Per le pensioni superiori a cinque volte il minimo, l’aumento sarà dello 0,60%.

Ad esempio, secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, se un pensionato ha un assegno mensile di 3.000 euro lordi, l’aumento sarà di circa 23 euro, portando l’importo a 3.023 euro. Se l’adeguamento fosse stato fatto con il sistema utilizzato nel 2024, l’aumento sarebbe stato più basso, intorno ai 12 euro (portando la pensione a 3.012 euro).

L’adeguamento delle pensioni minime

Anche il trattamento minimo subirà un incremento, seppur contenuto. Il trattamento minimo mensile passerà da 598,61 euro lordi a 603,40 euro lordi. Tuttavia, è importante sottolineare che, a causa di extra previsti dalla legge di bilancio per il 2023 e quest’anno, nel 2024 il trattamento minimo effettivamente erogato è superiore e ammonta a 614,77 euro. Di conseguenza, il trattamento minimo in pagamento nel 2025 sarà inferiore rispetto a quello attuale, ma comunque leggermente più alto rispetto a quanto previsto dal solo adeguamento all’inflazione.

Inoltre, per l’anno prossimo il governo sta discutendo di un ulteriore aumento extra una tantum del 2,2% sul trattamento minimo, che potrebbe portare il valore a 616,67 euro nel 2025. Questo comporterebbe un aumento reale dello 0,3% rispetto all’anno precedente.

Le pensioni anticipate e Quota 103

Per chi opta per una pensione anticipata, ci sono anche alcune modifiche. L’importo massimo delle pensioni quota 103 sarà legato al trattamento minimo. Se un lavoratore matura i requisiti per il pensionamento anticipato nel 2025, l’importo massimo dell’assegno sarà pari a quattro volte il trattamento minimo, cioè 2.474,68 euro mensili. Se la pensione anticipata è calcolata con il metodo contributivo (basato sui contributi effettivamente versati), l’importo massimo salirà a cinque volte il trattamento minimo, ovvero 3.093,35 euro.

Inoltre, l’assegno sociale, che riguarda le pensioni per chi non ha contributi sufficienti, salirà da 534,41 euro a 538,69 euro lordi mensili, con un impatto anche sul calcolo dei requisiti per la pensione anticipata contributiva. In particolare, per poter accedere alla pensione anticipata contributiva nel 2025, sarà necessario un importo minimo di 1.616,06 euro mensili lordi. Questo importo sarà ridotto a 1.508,32 euro per le donne con un figlio e a 1.400,59 euro per le donne con almeno due figli.

Altri aumenti e modifiche

Infine, ci sono altre modifiche minori che riguardano i massimali di retribuzione per il calcolo della pensione contributiva. La prima fascia di retribuzione su cui scatta l’ulteriore 1% di contribuzione passerà da 55.008,07 euro a 55.448,13 euro. Anche il massimale di retribuzione imponibile, oltre il quale non vengono versati ulteriori contributi, salirà da 119.650,00 euro a 120.607,20 euro.

Nel complesso, il 2025 sarà un anno di piccoli ma significativi aggiustamenti per i pensionati italiani. In sintesi, per chi è già pensionato, l’effetto della rivalutazione sarà positivo, ma limitato, mentre chi lascerà il lavoro da gennaio 2025 in poi, dovrà tenere conto di un assegno leggermente inferiore rispetto a quello che spetterebbe senza l’adeguamento dei coefficienti.

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