L’Italia, insieme alla Repubblica Ceca, ha preso l’iniziativa per sollecitare una revisione anticipata delle norme europee sulle emissioni di Co2 per le automobili che prevedono lo stop dei motori a benzina e a diesel nel 2035. La proposta, formalizzata in un documento non ufficiale (non-paper), ha raccolto il supporto di altri cinque Paesi: Austria, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia.
La richiesta, che punta a spostare dal 2026 al 2025 il “tagliando” delle regole attualmente in vigore, sarà presentata al Consiglio UE Competitività il 28 novembre a Bruxelles, dove il ministro italiano Adolfo Urso guiderà il confronto.
L’obiettivo è duplice: garantire una maggiore sostenibilità per le industrie europee del settore automobilistico e proporre una strategia di lungo termine che tuteli l’occupazione e l’innovazione tecnologica.
Urso: “Cambiare subito la politica industriale europea”
Il ministro Urso, al termine di un faccia a faccia con i sindacati dei metalmeccanici, ha espresso con fermezza la necessità di rivedere le norme: “Abbiamo davanti un bollettino di guerra, con chiusure e la rinuncia a progetti. È fondamentale cambiare la politica industriale europea per renderla sostenibile di fronte alla concorrenza globale”.
Urso ha sottolineato l’importanza di adottare una visione di “neutralità tecnologica” che non si limiti a promuovere esclusivamente veicoli elettrici e a idrogeno, ma che includa altre tecnologie, come i motori a combustione alimentati da carburanti sostenibili: “È assolutamente necessario rivedere modalità e tempistiche anche attraverso una piena visione di neutralità tecnologica, ci aspettiamo che gli altri paesi europei convergano in questa direzione perché penso che ci sia ormai la consapevolezza in Europa che occorre intervenire subito per cambiare le regole e raggiungere la piena sostenibilità, la competitività dell’industria europea dell’auto che oggi è seriamente compromessa”.
Revisione norme auto, la richiesta dei sette paesi all’Ue
I sette firmatari del documento hanno avanzato alcune richieste precise:
- Revisione anticipata al 2025 delle norme sulle emissioni: per valutare lo stato di avanzamento degli obiettivi e adeguare le misure alle condizioni reali del mercato.
- Neutralità tecnologica: promuovere un approccio che valorizzi una gamma più ampia di soluzioni, come i carburanti alternativi, evitando un’eccessiva dipendenza da tecnologie specifiche.
- Piano di investimenti pluriennale: creare un fondo stabile che supporti il settore automotive nella transizione ecologica.
- Dialogo strutturato: istituire un forum tra l’industria automobilistica, la Commissione Europea e gli Stati membri per definire una strategia condivisa.
Nel documento, i sette Paesi firmatari avvertono che gli obiettivi previsti per il 2025 potrebbero “causare multe alle case automobilistiche che non sono in grado di soddisfare questi requisiti rigorosi” penalizzate dal rallentamento nella diffusione dei veicoli elettrici. Chiedono alla Commissione europea di “anticipare al 2025 la revisione delle norme”, attualmente prevista per il 2026, e di rivedere gli standard di emissione per i veicoli pesanti, fissati al 2027.
Stop termiche al 2035: cosa prevede il piano Fit for 55
Il Green Deal europeo punta a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Le principali tappe prevedono:
- 2025: Riduzione delle emissioni medie delle auto nuove del 19%, fino a 93,6 g/km di CO2.
- 2030: Taglio del 55% delle emissioni rispetto ai livelli attuali.
- 2035: Stop alla vendita di auto a benzina e diesel, con eccezioni per i veicoli alimentati con e-fuel e piccoli produttori.
Il divieto di vendita delle auto termiche nel 2035 prevede alcune deroghe. I veicoli alimentati con e-fuel, carburanti sintetici da fonti rinnovabili, saranno esclusi dal blocco. Inoltre, i piccoli produttori avranno agevolazioni: chi produce meno di mille auto all’anno sarà esentato, mentre chi ne costruisce tra mille e diecimila avrà tempo fino al 2036 per adeguarsi: una misura queste che avvantaggia marchi come Ferrari, Maserati e Lamborghini.
Il raggiungimento di questi obiettivi rappresenta una sfida importante per i produttori, che rischiano sanzioni onerose per il mancato rispetto delle regole.
Il rischio delle sanzioni: un peso economico enorme
Le norme attuali prevedono multe di 95 euro per ogni grammo di Co2 oltre i limiti, moltiplicato per il numero di veicoli venduti. Per i grandi gruppi, ciò potrebbe tradursi in miliardi di euro di sanzioni, con pesanti ripercussioni sui prezzi delle auto e sull’occupazione nel settore.
“Si rischiano multe per 15 miliardi di euro se le norme non verranno rispettate”, è il monito di Luca de Meo, CEO di Renault e presidente dell’Acea.
Auto elettrica, un mercato che non decolla
Nonostante gli sforzi per promuovere i veicoli elettrici, le vendite in Europa stentano a decollare e la transizione stenta a decollare con una domanda inferiore alle aspettative. Nell’Ue, i veicoli elettrici coprono solo il 12,6% del mercato, mentre in Italia rappresentano meno del 4% delle vendite.