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Borsa chiusura 19 novembre: la minaccia nucleare di Putin manda l’Europa in tilt, a Milano tonfo Tim

Le Borse europee chiudono in rosso, segnate dalle crescenti preoccupazioni per l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, innescate dalla minaccia nucleare di Putin. In questo clima di incertezze, i titoli della difesa registrano guadagni, mentre gli investitori si rifugiano in asset sicuri

Borsa chiusura 19 novembre: la minaccia nucleare di Putin manda l’Europa in tilt, a Milano tonfo Tim

Le Borse europee chiudono in rosso, pesantemente influenzate dalle crescenti preoccupazioni per l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, sebbene i cali siano stati inizialmente più pesanti. Milano spicca per le perdite più marcate: il Ftse Mib cede l’1,28%, appesantito principalmente dalle vendite sul settore bancario, che aveva recentemente beneficiato di un rally alimentato da speculazioni su possibili operazioni straordinarie. Anche gli altri principali indici europei sono in rosso: Parigi perde lo 0,77%, Francoforte lo 0,62%, e Madrid scivola dello 0,89%. In controtendenza, Londra (-0,21%) e Amsterdam (-0,42%) limitano i danni, chiudendo con flessioni più contenute. In rosso anche Mosca (-3,34%).

A inasprire il clima di incertezza è stata l’ultima dichiarazione di Vladimir Putin, che ha lasciato aperta la possibilità di ricorrere all’uso di armi nucleari in risposta a un conflitto convenzionale, mentre la decisione di Biden di autorizzare l’Ucraina a lanciare missili a lungo raggio Atacms contro la Russia ha alimentato ulteriormente il nervosismo. L’onda lunga di queste incertezze ha coinvolto vari settori, dalle auto alle banche, dalla tecnologia all’industria, spingendo gli investitori a rifugiarsi in tradizionali attività sicure. Lo yen giapponese, il franco svizzero e l’oro hanno registrato guadagni. Al contrario i bond sovrani ucraini in dollari hanno segnato le perdite più consistenti tra i mercati emergenti, confermando l’alta tensione sulla regione.

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Inflazione stabile ma preoccupano le prospettive di crescita

Sul fronte macroeconomico, l’inflazione nell’Eurozona si conferma al 2%, come previsto, ma l’ottimismo per un rallentamento dei prezzi al consumo è smorzato dalla previsione di stagnazione economica. La Bundesbank ha infatti segnalato che il pil tedesco dovrebbe rimanere fermo nel quarto trimestre, accrescendo i timori di recessione. Le stime di crescita per l’Eurozona sono state riviste al ribasso, e i mercati ora scommettono su un taglio dei tassi della Bce di 25 punti base già il prossimo mese. Intanto il governatore di Bankitalia Panetta incalza la Bce: “Tagliare i tassi”.

A complicare il quadro, i vertici della Bce – tra cui il vicepresidente Luis de Guindos e il presidente della Bundesbank Joachim Nagel – hanno avvertito che i nuovi dazi statunitensi potrebbero frenare ulteriormente la crescita dell’Eurozona.

Wall Street sottotono in attesa di Nvidia

Il clima teso non risparmia neanche Wall Street: il Dow Jones perde lo 0,33%, mentre lo S&P 500 e il Nasdaq viaggiano appena sopra la parità. Gli occhi degli investitori sono puntati sui risultati trimestrali, in particolare su Nvidia, il cui titolo guadagna sopra il 3%, nonostante alcuni segnali di problematiche tecniche nei nuovi chip Blackwell. Con oltre il 93% delle società Usa già in fase di pubblicazione trimestrale, i dati mostrano una prevalenza di utili superiori alle attese, ma le incertezze geopolitiche offuscano il sentiment.

Tra i titoli che si sono distinti positivamente spiccano quelli del settore difesa: Lockheed Martin avanza dell’1,2%, General Dynamics cresce dello 0,5% e Northrop Grumman segna un incremento dell’1,6%. Nel settore dei droni, AeroVironment perde l’1,3% dopo aver annunciato l’acquisizione di BlueHalo in un’operazione valutata circa 4,1 miliardi di dollari, mentre in ambito private equity Blackstone perde lo 0,8% nonostante l’acquisizione di Jersey Mike’s Subs, valutata 8 miliardi di dollari (debito incluso).

Un altro titolo che si distingue per un guadagno notevole è Super Micro Computer, che vola del 20%. L’azienda ha nominato Bdo Usa come revisore dei conti e ha presentato un piano al Nasdaq per evitare il delisting, notizia che ha suscitato l’interesse degli investitori. Tesla prosegue in territorio positivo, dopo il rialzo di ieri (+5%), alimentato dalla notizia di una nuova regolamentazione meno stringente sui veicoli a guida autonoma promossa da Trump. Infine, Trump Media & Technology perde l’8%, in attesa di novità sulla trattativa per l’acquisto della piattaforma di asset digitali Bakkt Holdings Inc.

Si ferma finalmente la lunga serie di perdite per i Treasury, che da metà settembre erano stati protagonisti di vendite massicce, alimentate dalla speranza che le politiche di Donald Trump avrebbero spinto la crescita e rianimato l’inflazione. Il rendimento del decennale si attesta ora al 3,73%.

Questa rapida correzione dei prezzi ha messo in evidenza quanto i mercati siano ancora fragili, pronti a reagire con nervosismo a qualsiasi nuova escalation nel conflitto tra Russia e Ucraina.

A Milano vanno giù le banche, si salva Leonardo

A Piazza Affari, il settore bancario guida le perdite: Banca Popolare di Sondrio scivola del 3,91%, seguita da Finecobank (-3,63%) e Mediolanum (-3,34%). Male anche Banco Bpm (-2,45%), Mps (-3,2%) e Unicredit lascia sul terreno il 2,93% dopo lo stacco dell’acconto sul dividendo.

Ma la maglia nera se l’aggiudica Telecom Italia (-4,02%) mentre emerge la proposta della Lega di introdurre incentivi per le società energivore della telefonia.

Nel settore automotive, Stellantis scivola del 2,43% a seguito delle dichiarazioni del ceo Carlos Tavares riguardo al processo di successione e alla necessità di adattarsi alle future politiche economiche di Donald Trump.

Enel (-0,96%) prosegue il calo dopo il piano industriale giudicato prudente dagli analisti, ma riceve valutazioni divergenti: Mediobanca alza il target price a 8,2 euro, mentre Goldman Sachs lo abbassa a 9 euro. Amplifon perde terreno (-0,89%), mentre Sonova chiude il semestre con un ebitda inferiore alle aspettative.

Tra i pochi titoli in controtendenza spicca Leonardo (+1,25%), sostenuto dalla natura difensiva del suo business. Bene anche Hera (+0,36%) e Inwit (+0,26%).

Petrolio stabile, oro e dollaro in rialzo

Nel settore delle commodity, il petrolio sembra mostrare una certa calma, con i prezzi che restano stabili nonostante la riapertura del più grande giacimento petrolifero europeo, che aveva subito un’interruzione di corrente. Il Wti si attesta poco sotto i 70 dollari al barile, mentre il Brent è scambiato a 72,8 dollari al barile. Più dinamico il mercato dell’oro, che guadagna lo 0,8%, portandosi a 2.635 dollari l’oncia, anche il dollaro si rafforza, facendo scivolare l’euro ai minimi degli ultimi 12 mesi, scendendo a quota 1,0558 contro il biglietto verde. In calo del 3,2% il gas naturale, con i future di dicembre che si fermano a 45,01 euro al MWh. Nonostante le preoccupazioni geopolitiche, i flussi di gas dalla Russia verso l’Austria continuano indisturbati, smontando i timori di ritorsioni da parte di Gazprom dopo la sconfitta nell’arbitrato con l’austriaca Omv.

In un quadro di volatilità e incertezze, i mercati obbligazionari vedono una lieve correzione, con il rendimento dei Btp decennali in calo al 3,54% e lo spread che si amplia a 122 punti base. Nonostante ciò, i titoli di Stato italiani continuano ad attrarre investitori esteri, con un incremento delle posizioni di 12,3 miliardi di euro a settembre.

Bitcoin ai massimi sfonda i 92mila dollari

Infine, il Bitcoin tocca nuovi record storici, superando i 92mila dollari (+1,22%), alimentato dall’interesse crescente per gli asset digitali, in particolare per il lancio imminente delle opzioni sul fondo iShares Bitcoin Trust, previsto per questa settimana.

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