Il primo giorno del G20 di Rio de Janeiro è uno show del presidente argentino Javier Milei. Il tema più importante è sempre quello della guerra in Ucraina, ma è rimasto sullo sfondo poiché la presidenza brasiliana, per smarcarsi dall’imbarazzo delle posizioni ambigue di Lula, ha orientato il summit sui temi sociali e ambientali. Inoltre il presidente americano Joe Biden, che ha dato il via libera all’escalation, è ormai in uscita e come lui sono tanti i leader indeboliti in questo incontro: lo stesso padrone di casa Lula registra una popolarità ai minimi storici, il tedesco Olaf Scholz potrebbe venire detronizzato dalle elezioni anticipate di febbraio e lo spagnolo Pedro Sanchez è alle prese con l’emergenza Dana. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha di questi problemi, ma notoriamente in questi vertici assume una posizione allineata. E dunque la scena se l’è presa Milei, in sella da meno di un anno e dunque ancora nel pieno della popolarità e dei poteri.
G20 e Alleanza contro la fame: cosa ha fatto Milei
Il presidente argentino ha recitato a tutti gli effetti il ruolo del guastafeste, “catechizzato” alla vigilia nell’incontro col presidente statunitense in pectore Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida. I due condividono le posizioni ultraliberiste e dunque il documento finale, che comunque su insistenza del Brasile passerà, non vedrà la firma di Buenos Aires sulla parte che riguarda la tassa globale del 2% sui patrimoni superiori al miliardo di dollari, da reinvestire finanziando la lotta al global warming. La misura è un pallino di Lula, insieme a quella sull’Alleanza Globale contro la Fame con cui il padrone di casa ha aperto la seduta di ieri mattina, con un discorso inaugurale che snocciolava i dati di un’emergenza ormai insostenibile: “Secondo la Fao – ha detto Lula – le persone sottonutrite nel mondo sono 733 milioni, come se le popolazioni di Brasile, Messico, Germania, Regno Unito, Canada e Sudafrica messe insieme facessero la fame. In un mondo che produce 6 miliardi di tonnellate di rifiuti l’anno, è inammissibile. In un mondo che investe 2.400 miliardi di dollari in spese militari, è inaccettabile”.
G20, ecco cosa è successo
Per non arrivare allo scontro diplomatico, Milei ha accettato di entrare almeno nell’Alleanza contro la Fame, consapevole che nel suo Paese il tasso di povertà ha ormai superato il 50% e che l’Argentina sarebbe stata l’unica a rimanere fuori da un accordo che ha registrato l’adesione di 148 istituzioni, di cui 82 Paesi. La stretta di mano con Lula è stata tuttavia freddissima e velocissima (meno di 20 secondi, ha cronometrato la stampa locale) e questo è stato uno dei temi del G20, visto che Brasile e Argentina rappresentano le prime due economie del Sudamerica e sono solidi partner commerciali, al punto che proprio ieri hanno firmato un maxi accordo per l’importazione da parte del Brasile di gas naturale dal bacino di Vaca Muerta, in Patagonia, alla metà del prezzo di quello pagato attualmente.
Enel e lo scenario argentino
Sempre in ambito energetico, la missione di Milei offre uno spunto per l’azienda italiana Enel, che in Brasile è reduce da mesi di forti polemiche per ripetuti blackout e disservizi, ma che nel Paese ispanofono potrebbe invece cogliere nuove opportunità e sta valutando di restare attraverso la controllata Edesur. Per parlare di questo, il presidente argentino, che già oggi ripartirà per Buenos Aires e che incontrerà privatamente solo il collega cinese Xi Jiping e quello indiano Modi ma non Lula, ha fissato oggi un bilaterale con il Ceo Flavio Cattaneo, arrivato anche lui a Rio de Janeiro.
Enel era intenzionata a vendere Edesur, ma la liberalizzazione del mercato elettrico promessa dal nuovo governo ha fatto cambiare idea a Cattaneo, che intravede una serie di misure favorevoli di cui chiederà conferma faccia a faccia al presidente argentino: il recente aumento delle tariffe è stato presentato come misura necessaria per coprire i costi di gestione degli operatori, e per quanto riguarda l’idroelettrico le concessioni sono state prorogate fino all’estate 2025 anche alla centrale El Chocon di Enel. Insomma lo scenario argentino sembra promettente per il gruppo italiano, all’indomani della pubblicazione del nuovo ambizioso piano industriale. Col presidente argentino si incontrerà poi anche Giorgia Meloni, in partenza per Buenos Aires.