Cambiamento climatico e giustizia non seguono la stessa strada. Quando le aziende che inquinano vengono sottoposte a giudizio per i danni all’ambiente non si sa mai come finisce. Una sentenza di secondo grado dei giudici olandesi a favore della Shell ha riaperto lo scenario su quanto e come il sistema industriale che conosciamo influisca sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. La giustizia europea a questo punto con le sue sentenze, può fare anche scuola. In Olanda forse si è aperta una nuova fase nei contenziosi tra ambientalisti e industrie.
La Corte d’appello dell’Aja ha annullato la sentenza di primo grado del tribunale distrettuale contro la multinazionale, condannata per inquinamento ambientale. I giudici di secondo grado hanno stabilito che Shell non ha nessun obbligo di ridurre le emissioni, come invece era stato scritto nella sentenza di tre anni fa. Shell si era opposta a quel pronunciamento che aveva accolto un ricorso delle associazioni ambientaliste. “Il giudizio finale della corte è che il ricorso dell’Ong ambientalista “Milieudefensie” non può essere accolto. La Corte d’Appello annulla, quindi, il giudizio originale”, è stato il commento di Carla Joustra giudice della Corte d’Appello.
Nuovo scenario per l’Ue
La sentenza sta facendo il giro del mondo aprendo un nuovo capitolo sull’obbligo delle oil company di ridurre gli scarichi in atmosfera. In Europa questo riguarda i livelli del 2019. La politica è stata investita da una decisione che la carica di una nuova visione sul clima e sugli effetti della produzione industriale. I livelli inquinanti delle aziende europee sono richiamati nel Green Deal ed entro il 2030 dovrebbero calare del 45%. Shell, ma non solo lei evidentemente, può continuare le proprie attività, perché dal punto di vista giuridico non deve sottostare ad alcun obbligo di abbattere i fumi nella percentuale prestabilita dalla legge. La sentenza di primo grado aveva generato altri ricorsi e l’entusiasmo delle associazioni verdi dichiaratesi vincenti contro le multinazionali. C’è molto da rivedere, dunque, nel medio periodo e una visione riformista della transizione energetica è la risposta più saggia. La via giudiziaria per fermare l’inquinamento atmosfericoè stata presa a modello anche da molte associazioni e centri democratici americani. In alcuni Stati le aziende di petrolio e gas sono state attaccate con richieste di risarcimenti milionari.
Gli effetti nel medio periodo
Ma non è che anche queste forme di proteste davanti ai giudici vanno riviste? La nuova sentenza olandese farà giurisprudenza? Non è detto, perché sulle pronunce dei tribunali influiscono anche norme e principi nazionali. Di fatto la catena dei ricorsi può andare all’infinito con ripercussioni su investimenti, piani strategici, occupazione, indotto. In Europa, la Commissione deve porsi il problema della effettiva riduzione delle emissioni al 2050. Il cammino è lento e la progressione degli investimenti pubblici non soddisfa i controlli delle agenzie europee. Dopo l’Aja le aziende potrebbero continuare a gestire le emissioni in misura molto ridotta rispetto ai limiti fissati per legge. E allora? Rivedere tempi e modi per avere meno inquinamento condividendo con il mondo produttivo e gli altri soggetti interessati sulle cose fattibili eviterebbe a tutti nuove disillusioni. E davvero non se ne sente il bisogno.