L’inflazione negli Stati Uniti risale leggermente nel mese di ottobre (+0,2%), pur confermandosi in linea con le attese (2,6% su base annua contro 2,4% di settembre) e lascia i mercati nell’incertezza su quanto farà la Fed in dicembre. Il nervosismo è amplificato dal fatto che le politiche del neo eletto presidente Donald Trump potrebbero ulteriormente impattare sulla dinamica dei prezzi il prossimo anno.
Così i listini europei hanno faticato a trovare un punto di equilibrio e chiudono per lo più negativi con l’eccezione di Milano, mentre Wall Street, volatile in avvio e ora in rialzo, si dibatte tra prese di profitto e alcune incognite all’orizzonte.
Tra queste c’è la nuova squadra di governo, che potrebbe annoverare Elon Musk e Vivek Ramaswamy per il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa.
Una prospettiva che piace al bitcoin che abbatte per la prima volta la barriera dei 90 mila dollari e al momento cambia a 92.651,54 dollari. Rallenta un po’ la corsa il biglietto verde, anche se l’euro cede quasi lo 0,5% per un cambio a 1,057. Sono poco mossi oro e petrolio.
Europa incerta
Piazza Affari ha sbandato poco prima della chiusura, ma infine è l’unica piazza europea in territorio positivo con una crescita dello 0,3%. A sostenere il listino hanno contribuito soprattutto le banche, a partire da Bper (+1,98%) e Mps (+1,85%).
Francoforte registra un calo dello 0,24% e mostra un listino quasi tutto in rosso, bilanciato in gran parte dal balzo di Siemens Energy, +18,1%, che ha alzato il suo obiettivo di margine a medio termine e stabilito un nuovo record di ordini.
Arretra anche oggi Parigi -0,14%, insieme a Amsterdam -0,26%. Sono piatte Madrid -0,06% e Londra +0,06%.
A New York gli indici principali si muovono poco lontano dalla parità. Il DJ sale dello 0,4%, mentre il Nasdaq cede lo 0,06% e lo S&P 500 guadagna lo 0,19%. Tra i titoli Tesla resta fredda (-0,46%) a fronte del fatto che l’ad Elon Musk è entrato nella squadra di Trump.
Mattarella bacchetta Musk
Intanto per rispondere all’irrituale post dell’imprenditore americano contro i giudici italiani si è scomodato oggi il presidente della repubblica Sergio Mattarella, ricordando che “l’Italia è un grande paese democratico e sa badare a se stessa, nel rispetto della sua Costituzione”.
Per il Belpaese si complica inoltre la strada di Raffaele Fitto verso la vicepresidenza della Commissione europea.
Piazza Affari, tonfo di Stm
In Piazza Affari si fa sentire oggi il tonfo di Stm, che perde il 4,38% in un settore tech debole a livello continentale, insieme al settore auto. Perdono quota infatti anche Pirelli -3,14%, Stellantis -0,46%, Iveco -1,46%.
Tra i maggiori ribassi del Ftse Mib ci sono inoltre Diasorin -1,7%, Campari -1,56%, Hera -1,7%. Quest’ultima ha approvato i risultati consolidato del trimestre che hanno visto ricavi in flessione del 25,3% a 8,18 miliardi di euro “principalmente – si legge in una nota – per la diminuzione dei prezzi delle commodity energetiche e per la riduzione delle attività incentivate sui servizi per il risparmio energetico”.
Nella parte alta del listino campeggia Prysmian +2,57% e sono in evidenza le banche.
Mps è spinta anche da Hsbc, che ha avviato la copertura a buy su Siena, a un prezzo obiettivo di 7,2 euro. Gli analisti hanno inoltre alzato le stime su Banco Bpm (-0,29%) poiché ritengono che il “rapporto rischio/rendimento sia ancora interessante, anche alla luce delle nuove indicazioni sulla remunerazione degli azionisti”.
Nel settore si distinguono anche Unicredit +1,35% e Intesa +0,51%, mentre Mediobanca rosicchia qualche posizione (+0,8%) dopo il tonfo di ieri.
Nel lusso rialza la testa Brunello Cucinelli +1,38% e sono in evidenza assicurativi come Unipol +1,43% e Generali +1,23%.
Fuori dal paniere principale si sono visti fuoco d’artificio su Landi Renzo +38,31%, dopo i dettagli sull’aumento di capitale da 45 milioni con l’avvio dell’offerta atteso il 25 novembre. Sotto la parità le azioni Mfe A e B. Oggi la società ha aumentato la sua quota in ProSiebenSat.1, salendo fino a poco meno del 30%. Mfe era in precedenza al 28,9% di capitale e al 29,9% di diritti di voto (quindi senza obbligo di Opa) e passa ora al 29,99% di capitale e 30,8% dei diritti di voto.
Spread in calo
Il secondario chiude con un calo dello spread tra Btp e Bund di durata decennale, a 124 punti base, anche se il tasso del titolo italiano è poco lontano dai livelli della vigilia, al 3,62%.