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Patate dei Nebrodi: tradizione, biodiversità e gusto tra le montagne della Sicilia

Le patate dei Nebrodi, coltivate nel cuore della Sicilia, sono il frutto di una cultura agricola tramandata di generazione in generazione. Dal 2022 sono uno dei sei presidi Slow Food che valorizzano le tradizioni e la biodiversità dell’area del parco dei Nebrodi. Ottime per minestroni e zuppe

Patate dei Nebrodi: tradizione, biodiversità e gusto tra le montagne della Sicilia

Da oltre cento anni tra le montagne del polmone verde della Sicilia – la zona dei Nebrodi – si coltivano tre varietà di patate localmente conosciute come “nustrale”. Si tratta delle patate dei Nebrodi, che nel 2022 hanno conquistato il titolo di presidio Slow Food per il loro straordinario valore storico e culturale, con il sostegno dei comuni di Ucria, Floresta e Raccuja, in provincia di Messina. E non è un caso che i Nebrodi, terra ricca di biodiversità, siano la culla di altri cinque presidi Slow Food, come la pasta reale di Tortorici, i fagioli di Carrazzo, la provola, l’oliva minuta e il suino nero.

Patate dei Nebrodi: un tesoro centenario tra montagne, storia e tradizione

Documenti storici attestano la coltivazione delle patate di montagna a Ucria fin dagli inizi del Novecento. La prima testimonianza scritta risale al 1914 e si trova in un estratto dell’annuario siciliano “La Trinagria”. Le patate sono sempre state un alimento fondamentale nell’alimentazione contadina: ricche di amido facilmente digeribile e di minerali come potassio e magnesio, sono state una fonte di nutrimento alternativa ai cereali, in particolare durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

Il presidio Slow Food tutela tre varietà locali: una a pasta gialla con buccia rosa, una a pasta gialla con buccia gialla, e una varietà chiamata “biancone”, completamente bianca dentro e fuori. Questi ecotipi locali sono il frutto di una continua selezione da parte dei contadini, che sin dall’Ottocento li hanno conservati e tramandati di generazione in generazione. Le patate venivano coltivate soprattutto per il consumo familiare, ma le eccedenze venivano vendute nei mercati di Messina, Catania e Palermo. Un tempo erano molto diffuse, ma oggi si coltivano su pochissimi ettari, in un’area limitata all’interno del Parco Naturale dei Nebrodi, e sono custodite principalmente negli orti familiari e nelle piccole aziende agricole.

La qualità unica delle patate dei Nebrodi

Le patate dei Nebrodi di seminano a maggio e hanno un ciclo vegetativo di circa cento giorni. Vengono raccolte a settembre, un periodo in cui nei mercati non si trovano altre patate fresche. Per questa caratteristica, vengono spesso chiamate “varietà settembrine”. Alla fine dell’estate, queste patate di montagna lasciano spazio ad altre colture, come il mais e i fagioli di Carrazzo dei Nebrodi.

Il segreto della qualità unica delle patate di montagna di Floresta, Raccuja e Ucria sta nel terreno in cui crescono, composto da rocce sedimentarie che forniscono un substrato fertile per lo sviluppo dei tuberi. Inoltre, il clima fresco, piovoso e ventilato crea le condizioni ideali per la coltivazione. Purtroppo, come afferma Giuseppe Mormino, membro della Comunità Slow Food Terra Madre Nebrodi “questi ecotipi crescono trai 700 e i 1300 metri di altitudine, di fronte al Monte Etna, in terre non facili, dalle quali molti giovani preferiscono partire per cercare lavoro nelle zone costiere”” I presidi Slow Food come quello delle patate dei Nebrodi possono preservare prodotti che rischiano di scomparire e proteggere terre che soffrono lo spopolamento.

Usi in cucina

Le patate dei Nebrodi si distinguono per la loro straordinaria versatilità in cucina. La patata con la buccia rosa, più piccola e dalla buona consistenza, è ideale per essere fritta, cotta al forno o in padella. La varietà con la buccia gialla, dal gusto delicato e dalla polpa morbida, è perfetta per arricchire minestroni, zuppe e frittate. Infine, il “biancone”, la varietà più rara e di dimensioni maggiori, ha una consistenza più morbida e viene utilizzata soprattutto per minestroni e zuppe.

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