Mentre i mercati stanno cercando di metabilizzare la vittoria di Donald Trump alla Casa Bianca, la cui certezza è arrivata più in fretta delle attese, oggi saranno le banche centrali a dominare la scena: la Federal Reserve statunitense, la Banca d’Inghilterra, la Riksbank svedese e la banca centrale norvegese annunceranno tutte le decisioni sui tassi. Ma sarà sotto i riflettori anche la crisi di governo che si sta consumando in Germania, spaccato sul tema del bilancio dopo la defenestrazione ieri del ministro delle finanze Lindner. Intanto la Cina, per prevenire l’aumento dei dazi promesso da Trump, ha iniziato a smaltire in fretta le sue scorte commerciali verso i mercati internazionali, ma soprattutto in Russia. Wall Street chiude a nuovi record, salgono i rendimenti dei Treasuries Usa e il dollaro.
Banche centrali in azione: Fed, Boe, Riksbank, Norges Bank. Parla Schnabel
La più seguita oggi sarà la Federal Reserve che dovrebbe decidere per un taglio di un quarto di punto dei tassi. Ma gli investitori saranno curiosi di sapere cosa dirà il presidente Jerome Powell sui rischi di un’inflazione più elevata derivanti dalle tariffe e dalle politiche sull’immigrazione proposte da Trump.
Anche la BoE è pronta a tagliare di un quarto di punto, ma ancora una volta i mercati sono alla ricerca di indizi sulla misura in cui i decisori politici si aspettano che il nuovo bilancio del governo alimenterà le pressioni sui prezzi. La maggior parte degli analisti prevede che la Riksbank taglierà i titoli di mezzo punto, mentre la Norges Bank dovrebbe restare in attesa.
Anche molti funzionari della Banca centrale europea sono operativi oggi, tra cui la falco della politica monetaria Isabel Schnabel, che in recenti dichiarazioni ha sostenuto di non affrettare ulteriori tagli dei tassi.
Wall Street a nuovi record, salgono rendimenti dei Treasuries e dollaro
Sessione euforica ieri per Wall Street, che raggiunge nuovi record dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa, con il Dow Jones che mostra in chiusura un balzo del 3,57%. Sulla stessa linea l’S&P-500, che arriva a 5.929 punti (+2,53%). Balzano anche il Nasdaq 100 (+2,74%) e l’S&P 100 (+2,63%). Fa meglio di tutti l’indice Russell 2000 (+5,84%), che replica 2000 titoli azionari statunitensi a bassa capitalizzazione, che si prevede possano beneficiare della conquista della Casa Bianca da parte del candidato repubblicano. Ma un forte movimento in risposta a Trump si nota anche sui rendimenti dei Treasury e sul dollaro. Il biglietto verde corre contro le principali valute.
Tra le materie prime, i prezzi del petrolio salgono solo leggermente dopo il sell-off innescato dalle elezioni Usa. I rischi per l’approvvigionamento di petrolio derivanti da una presidenza Trump e dall’uragano che sta arrivando nella zona del Golfo sono stati più incisivi del rafforzamento del dollaro e dell’aumento delle scorte degli Stati Uniti. I futures del greggio Brent sn in aumento dello 0,15% a 75,03 dollari al barile. Il prezzo dell’oro scende dello 0,18% a 2.671 dollari l’oncia, estendendo le forti perdite (-3%) della sessione precedente in scia al rally del dollaro e degli asset di rischio e alle prese di profitto, dopo aver toccato un nuovo massimo storico nel periodo precedente le elezioni.
La Cina si affretta a riversare le scorte per timore dei dazi
Prevale la cautela a Tokyo, con il Nikkei 225 che termina la seduta con un calo dello 0,25%, mentre, al contrario, balzo di Shenzhen, che continua la giornata al 2,37%, e di Shanghai, che sale del 2,55%. Gli investitori attendono ulteriori misure di stimolo in Cina.
Da segnalare le esportazioni cinesi che ono cresciute al ritmo più veloce degli ultimi due anni a ottobre, poiché le imprese hanno riversato le scorte nei principali mercati di esportazione in previsione di ulteriori dazi da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Con l’ elezione di Donald Trump come prossimo presidente degli Stati Uniti, la sua promessa pre-elettorale di imporre tariffe sulle importazioni cinesi superiori al 60% probabilmente stimolerà uno spostamento delle scorte. C’è nervosismo per la minaccia tariffaria di Trump tra gli imprenditori e i funzionari cinesi, con circa 500 miliardi di dollari di spedizioni all’anno in gioco, mentre si sono intensificate le tensioni commerciali con l’UE, che l’anno scorso ha ricevuto 466 miliardi di dollari di merci cinesi. I dati doganali pubblicati oggi hanno mostrato che le spedizioni in uscita dalla Cina sono cresciute del 12,7% su base annua il mese scorso, superando la previsione di aumento del 5,2% in un sondaggio Reuters tra gli economisti e un aumento del 2,4% a settembre. Le importazioni sono diminuite del 2,3%, rispetto alle aspettative di un calo dell’1,5%, diventando negative per la prima volta in quattro mesi.
In particolare le esportazioni cinesi verso la Russia sono aumentate del 24,4% a ottobre rispetto all’anno precedente, il ritmo più rapido da novembre dell’anno scorso, secondo i dati doganali cinesi pubblicati giovedì, mentre Pechino ha confermato i forti legami con Mosca. L’aumento è stato superiore al 15,7% registrato a settembre. Tuttavia, le importazioni cinesi dalla Russia sono diminuite del 4,3% il mese scorso rispetto all’anno precedente, in contrazione rispetto al calo del 9,2% di settembre, poiché i problemi di pagamento hanno interrotto le transazioni commerciali.
Germania: crisi politica dopo l’uscita ieri del ministro delle finanze
La situazione politica tedesca dovrebbe diventare più chiara oggi, dopo che Friedrich Merz, leader dei conservatori dell’opposizione, terrà una conferenza stampa per rispondere alla richiesta di sostegno del cancelliere Olaf Scholz per l’approvazione del bilancio e l’aumento della spesa militare. Ciò avviene un giorno dopo che Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze Christian Lindner del partito dei Liberali Democratici (FDP), a seguito di annose controversie sul bilancio, provocando il crollo della coalizione di governo a tre partiti (il cosiddetto semaforo) e preparando il terreno per elezioni anticipate all’inizio dell’anno prossimo. L’incertezza politica nella più grande economia europea non potrebbe arrivare in un momento peggiore per l’Unione, che con la vittoria di Trump si potrebbe trovare con dazi del 10% sui beni europei. Proprio la Germania, il cui principale mercato di esportazione sono gli Stati Uniti, sarebbe particolarmente vulnerabile, soprattutto perché Trump ha proposto imposte molto più elevate sulle automobili. Il 15 gennaio ci sarà il voto di fiducia.
Il dato di oggi mostra che diminuisce più delle attese la produzione industriale tedesca a settembre 2024. Secondo l’Ufficio di statistica tedesco Destatis, la produzione industriale ha evidenziato un decremento mensile del 2,5%, dopo il +2,6% di agosto. Le stime degli analisti erano per un calo del -1,1%
Borse europee: occhi a Banco Bpm e alla sua Opa su Anima
Le borse europee sono attese in rialzo in avvio di seduta sulla base di un +0,46% del future sull’Eurostoxx50
Snam, società di infrastrutture energetiche quotata su Euronext Milan, ha chiuso i primi nove mesi del 2024 con ricavi totali pari a 2.651 milioni di euro (-7,4% rispetto ai primi nove mesi del 2023). In crescita i ricavi regolati guidati dal business delle infrastrutture gas
Iveco Group ha confermato le stime per l’anno dopo aver archiviato il terzo trimestre con una contrazione di ricavi e redditività, segnalando però che prezzi migliori e una diligente gestione dei costi hanno controbilanciato l’impatto previsto sui volumi in alcuni dei settori in cui operiamo. Nel dettaglio, i ricavi consolidati sono scesi a 3,446 miliardi di euro rispetto a 3,710 miliardi nel terzo trimestre 2023, mentre i ricavi netti delle attività industriali sono scesi a 3,355 miliardi da 3,623 miliardi, con i migliori prezzi che hanno parzialmente compensato i minori volumi nelle divisioni Truck e Powertrain. L’utile netto adjusted è salito di 10 milioni di euro rispetto al terzo trimestre a quota 106 milioni.
BPER Banca ha chiuso i primi nove mesi del 2024 con un utile netto consolidato ordinario pari a 1.110,6 milioni di euro, in crescita del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dopo aver spesato nel primo semestre 109,6 milioni relativi ai contributi ai fondi sistemici. Inoltre ha aggiornato la guidance per l’esercizio 2024 per quanto riguarda il CET1 ratio, portandolo a circa il 15% rispetto alle indicazioni mostrate alla presentazione del Piano industriale (oltre il 14,5%). L’utile del solo terzo trimestre 2024 è pari a 412,9 milioni di euro (+6,3% trim/trim). I ricavi core sono saliti del 5,0% nei 9 mesi, mentre il margine di interesse è cresciuto del 6,0%, grazie al contributo dei volumi e all’andamento dei tassi di interesse. Le commissioni nette sono salite del 3,5. La qualità del credito è stata confermata anche nei primi nove mesi di quest’anno, in particolare l’NPE ratio, che si attesta al 2,8% lordo (1,3% netto), posiziona il gruppo tra i best in class del sistema bancario italiano.
Tenaris, colosso italiano della fornitura di tubi e servizi per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas, ha registrato vendite nette nel terzo trimestre 2024 pari a 2,92 miliardi di dollari (-12% sul 2° trimestre 2024 e -10 sul 3° trimestre 2023), influenzate dai prezzi più bassi nelle Americhe e dalla domanda più bassa negli Stati Uniti, in Messico e in Arabia Saudita, nonché dalle spedizioni inferiori di tubi di linea in Argentina.Il board ha approvato un programma di riacquisto di azioni follow-on da 700 milioni di dollari.
Banco Bpm. L‘OPA su Anima annunciata ieri “può essere considerata amichevole” e la banca ha “buoni rapporti con gli altri azionisti” del gestore patrimoniale, ma non ha parlato con nessuno prima dell’annuncio al mercato, lo ha detto il CEO di Banco BPM, Giuseppe Castagna, nella call con la comunità finanziaria che ha seguito la pubblicazione dei risultati dei 9 mesi. “Saremo in contatto con loro, vogliamo consolidare il mercato per avere una proposta industriale unica, e saremo felice se gli attuali azionisti rimarranno, ma l’offerta è per tutti”.