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La (lenta) mobilità elettrica italiana, infrastrutture acquistate e non utilizzate: c’è bisogno di esperti?

La mobilità elettrica va a rilento per carenza di programmazione degli enti locali. E se si rivolgessero agli esperti esterni?

La (lenta) mobilità elettrica italiana, infrastrutture acquistate e non utilizzate: c’è bisogno di esperti?

La mobilità elettrica piace ma non è sostenuta da una buona programmazione delle infrastrutture. Per raggiungere i livelli di altre città europee ci vuole ancora tempo. È evidente che ci muoveremmo molto meglio se i punti di ricarica elettrici per le bici fossero di più e meglio disponibili. Di fatto c’è una percentuale di infrastrutture acquistate che non vengono installate. Il punto debole è proprio la pianificazione e gestione  delle attrezzature. La società Bike Facilities, specializzata nel settore, ha studiato la situazione in tutta Italia. Le amministrazioni locali spesso non sanno come posizionare le infrastrutture, ostacolando l’attuazione dei progetti di mobilità leggera. E se negli enti locali arrivassero esperti esterni? Una collaborazione pubblico-privato ci può stare e la stessa società che ha preparato il focus lo propone.

Mobilità elettrica: i fondi del Pnrr

Negli ultimi due anni il 15% delle infrastrutture acquistate è rimasta inutilizzata. Il ritmo di installazione è lento. Mancanza di soldi? No. Anche in questo caso il Pnrr prevede iniziative importanti.

Complessivamente, per tutta la mobilità sono stati stanziati 9,5 miliardi di euro. “Il Pnrr offre una straordinaria opportunità per rendere il territorio italiano più eco-sostenibile. Tuttavia, l’assenza di una strategia territoriale integrata e di una conoscenza approfondita del settore bike e delle specificità del territorio compromette il pieno successo di questi progetti” commenta Fabio Toccoli, fondatore di Bike Facilities. La società si è organizzata per dare supporto ai Comuni per tenere insieme mobilità, tecnologia, turismo e accessibilità. Di fatto c’è una percentuale di infrastrutture acquistate che non vengono installate. Il punto debole è proprio la pianificazione e gestione  delle attrezzature. Le amministrazioni locali spesso non sanno come posizionare le infrastrutture, ostacolando così l’attuazione dei progetti di mobilità leggera.

Mobilità elettrica: pubblico e privato insieme

Negli ultimi due anni quasi il 15% delle infrastrutture acquistate è rimasta inutilizzata. Il ritmo di installazione è lento. Complessivamente sono stati stanziati 9,5 miliardi di euro. “Il territorio italiano più eco-sostenibile. Tuttavia, l’assenza di una strategia territoriale integrata e di una conoscenza approfondita del settore bike e delle specificità del territorio compromette il pieno successo di questi progetti” commenta fondatore di Bike Facilities. La società si è organizzata per dare supporto ai Comuni per tenere insieme mobilità, tecnologia, turismo e accessibilità. “Ideare e realizzare soluzioni di mobilità sostenibile innovative e future-oriented non basta più: il nostro obiettivo sarà, oltre che continuare a realizzare prodotti di qualità per la mobilità elettrica, supportare le professionalità che parteciperanno alle diverse fasi del progetto” aggiunge Toccoli. È chiaro che ci sono ragioni commerciali e di posizionamento sul mercato. Ma non viene da pensare che per spingere sulla transizione eco, il pubblico deve aprire ai privati?

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