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Migranti in Albania: mini decreto del Governo dagli effetti indefiniti

Vince la moral suasion del Colle. Il decreto migranti rende fonte primaria l’elenco dei Paesi sicuri per il rimpatrio, che scendono da 22 a 19

Migranti in Albania: mini decreto del Governo dagli effetti indefiniti

Alla fine quella approvata dal consiglio dei ministri di ieri sera è la versione light del decreto migranti che il Governo aveva in mente. Un solo articolo che rende fonte primaria l’elenco dei Paesi sicuri dove possono avvenire i rimpatri e li riduce da da 22 a 19, escludendo Camerun, Colombia e Nigeria. Dopo giorni di polemiche, dubbi, bozze e correzioni vince la volontà di dare “un segnale politico”, senza però acutizzare il conflitto con la magistratura, diventato incandescente dopo che i giudici di Roma non hanno convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del cpr in Albania

“Mi auguro che non accada” il ripetersi di decisioni come quella del Tribunale di Roma, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un auspicio condiviso dalla presidente del Consiglio e da tutto il Governo che, come detto, ha varato un decreto legge per inserire l’elenco dei Paesi sicuri non più in un decreto interministeriale ma in una norma primaria, che “il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta”, spiega il guardasigilli. Non è detto però che non possa risuccedere dato che il testo non mette infatti al riparo da nuove sentenze che negano i trattenimenti. 

Vince la moral suasion del Quirinale

A differenza del solito, il Consiglio dei ministri non è stato preceduto dall’ordine del giorno né da un vero e proprio pre-Cdm. L’approvazione poi è stata piuttosto rapida: mezz’ora e tutti a casa. Dal provvedimento è stata cancellata la seconda parte relativa ai ricorsi contro i tribunali che non convalidano il trattenimento dei migranti. Una decisione che va incontro alle richieste del Quirinale, con cui il confronto è stato “complicato e delicato”, sia sul merito, sia sul criterio di necessità e urgenza che gli uffici legislativi del Colle non avrebbero ravvisato, sostiene il Corriere citando fonti di Governo. A trattare con il Quirinale è stato il sottosegretario Alfredo Mantovano che, confrontatosi anche con diversi giuristi, avrebbe riportato la maggioranza a più miti consigli. Alla fine, ha prevalso la linea morbida allo scopo di evitare strappi istituzionali che non avrebbero potuto essere ricuciti. “Abbiamo rispetto per i giudici, ma ci sono competenze della politica”, ha riassunto Mantovano in conferenza stampa, mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si è detto certo che la nuova norma serva a “dirimere un’annosa questione: serve a cercare un’accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta di protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema delle espulsioni”. Nordio, dal canto suo, è convinto che la sentenza della Corte di giustizia europea citata dalle sentenze di Roma, “molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta” dai giudici. 

Restano però le parole dure utilizzate dalla premier Meloni, che aveva parlato di “magistrati politicizzati che vogliono fare opposizione”, ma anche i propositi enunciati ieri in un’intervista a Repubblica dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva auspicato la riscrittura della Costituzione per “fare chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura”, cambiando quindi l’equilibrio dei poteri. 

Salta il consiglio dei ministri sulla Manovra

Che quanto stabilito non soddisfi nessuno però lo dimostrano i fatti: è stata cancellata la conferenza stampa sulla manovra in programma per questa mattina. Ufficialmente a causa degli “impegni inderogabili”, del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Molto più probabile però che, dopo quanto accaduto, la Premier non avesse voglia di rispondere alle inevitabili domande sull’acceso scontro tra governo e magistratura, ma anche sugli effetti del decreto su cui in molti nutrono dubbi. C’è poi un’altra questione: la legge di bilancio non è ancora stata firmata, nonostante gli annunci a sorpresa.

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