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Elezioni Usa: Harris ha raccolto un miliardo in tre mesi, ma Trump si consola con le donazioni dei miliardari

Se le elezioni si vincessero solo in base alle donazioni ricevute, Harris sarebbe già alla Casa Bianca. A Trump 220 milioni da 3 miliardari, uno è Musk

Elezioni Usa: Harris ha raccolto un miliardo in tre mesi, ma Trump si consola con le donazioni dei miliardari

Le elezioni americane sono una enorme, gigantesca, macchina da soldi in cui spesso chi incassa più denaro vince. Se così fosse, Kamala Harris avrebbe già la strada spianata verso la Casa Bianca, ma gli ultimi sondaggi raccontano una storia diversa in cui stavolta anche l’elevata quantità di fondi raccolti potrebbe non bastare per superare lo scoglio Trump che comunque, da parte sua, non può certo lamentarsi. Se, infatti, tramite i comitati ufficiali l’attuale presidente e candidata democratica sembra tanto inarrivabile quanto inarrestabile, il tycoon può consolarsi con le donazioni indirette: milioni e milioni di dollari arrivati da miliardari, capitanati da Elon Musk, che continuano a finanziare la sua corsa verso la presidenza.

Elezioni Usa, come si finanziano? Comitati elettorali, Pac e super Pac

Prima di capire quanto hanno incassato i due candidati che si giocheranno la Casa Bianca alle elezioni del prossimo 5 novembre è opportuno spiegare come vengono incassati questi soldi. Sono essenzialmente tre le vie principali: i comitati ufficiali, i “Pac” e i “Super Pac”. Pac è l’acronimo di Political action committee. Si tratta di organizzazioni che sostengono economicamente la campagna elettorale di un candidato raccogliendo donazioni principalmente da cittadini, aziende e sindacati. Hanno dei massimali, devono registrarsi alla Fec (Federal election commission) e comunicare quanto raccolgono, da chi e come spendono i propri fondi. 

E poi arrivano i “Super Pac”, organizzazioni formalmente indipendente simili ai Pac che però non possono donare direttamente alle campagne elettorali dei candidati, ma possono sostenerli indirettamente, raccogliendo anche cifre enormi e accettando fondi da multinazionali, società private e filantropi. Paradossalmente, pur raccogliendo somme molto più elevate, sono anche molto meno trasparenti e regolamentati e spesso l’origine dei soldi che ricevono resta incerta. Per intenderci: quando leggete di donazioni di X milioni di dollari fatte dal miliardario Y, queste donazioni vengono effettuate attraverso uno o più Super Pac che però, come detto, non possono donare direttamente al candidato. E dunque cosa fanno? Commissionano spot pubblicitari a suo favore, organizzano eventi, campagne social e così via. 

Harris ha raccolto oltre 1 miliardo in tre mesi

La notizia ha destato parecchio scalpore: in meno di tre mesi come candidata alla presidenza: Kamala Harris ha raccolto 1 miliardo di dollari, una somma elevatissima che comprende il denaro raccolto per la sua campagna e per i comitati di partito affiliati, ma non il denaro donato ai super Pac alleati. Non è la prima candidata nella storia a riuscire a superare il miliardo di dollari, c’erano già riusciti altri (Trump compreso) in passato, ma nessuno l’aveva mai fatto così velocemente. Basti pensare che, secondo il New York Times, il rivale Donald Trump, insieme al suo partito, è arrivato “solo” a 853 milioni di dollari. Il problema? Questa cifra si riferisce all’intero 2024 e non a soli 3 mesi. C’è di più: la vicepresidente ha raccolto 200 milioni di dollari nella sua prima settimana da candidata, più di quanto Biden avesse raccolto con il partito negli ultimi sei mesi del 2023. 

Ma guardiamo l’ultimo trimestre, quello in cui Harris ha superato il miliardo. Confrontando i dati che vanno da luglio a settembre, il divario tra i due candidati è impietoso. A luglio Harris (in parte insieme a Biden che fino al 21 era ancora il candidato) ha raccolto 301 milioni di dollari, Trump 139. Ad agosto la candidata democratica ha racimolato 361 milioni, quello repubblicano il 139. Su settembre non ci sono ancora i dati ufficiali, ma si parla di 160 milioni per Trump e oltre doppio per Harris. Ed è così che si arriva al miliardo. Talmente tanti soldi che, fa sapere il New York Times, a inizio settembre la vicepresidente ha inviato 25 milioni ad altri comitati democratici che si occupano delle campagne elettorali per il Congresso e i governatori. 

Trump si consola con i Super Pac 

Tra luglio, agosto e settembre, tre sole persone hanno investito complessivamente 220 milioni di dollari in Super Pac che sostengono Donald Trump. Si tratta di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo a capo di Tesla, X e Space X, Miriam Adelson, vedova di Sheldon Adelson, tra i principali imprenditori nel settore dei casinò, e Dick Uihlein, amministratore delegato della compagnia di spedizioni Uline e una delle persone più ricche del Midwest.

Partiamo dal donatore a noi più conosciuto: Elon Musk, che ha investito 75 milioni di dollari nel Super Pac da lui creato, l’America Pac. Il numero uno di Tesla ha infatti donato 15 milioni di dollari a luglio, 30 milioni ad agosto e altri 30 milioni a settembre, calcola il Nyt, che aggiunge anche un altro finanziamento: 1 milione di dollari a Early Vote Action, un Super Pac che si occupa di affluenza alle urne in Pennsylvania, stato in bilico.

Il record di “generosità” nei confronti dei repubblicani non spetta però a Musk, bensì a Miriam Adelson che ha donato 25 milioni di dollari al mese nel suo Super Pac pro-Trump, Preserve America, a luglio, agosto e inizio settembre, e poi altri 20 milioni di dollari a fine settembre. Totale: 100 milioni di dollari.

Infine tra i grandi donatori c’è Dick Uihlein, magnate del Wisconsin. “Uihlein ha investito l’incredibile somma di 49 milioni di dollari nell’ultimo trimestre in un Super Pac da lui diretto, Restoration Pac, che a sua volta ha distribuito la maggior parte del suo denaro in una raccolta di gruppi pro-Trump e altri repubblicani”, rivela il Nyt.

In base ai dati di Open Secrets, complessivamente Trump ha raccolto attraverso i Super Pacs 335 milioni. E Harris? 337 milioni. Come detto, se le elezioni si vincessero solo sui soldi, avremmo già una nuova presidente. 

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