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Welfare: 176 miliardi entro il 2030 per sostenere il sistema. Mattarella: “No a divari territoriali”

All’evento annuale del Welfare Italia Forum 2024, Veronica De Romanis ha analizzato le sfide economiche attuali, evidenziando la necessità di investimenti selettivi e riforme per garantire la sostenibilità del debito pubblico e promuovere l’occupazione femminile

Welfare: 176 miliardi entro il 2030 per sostenere il sistema. Mattarella: “No a divari territoriali”

Si è svolto oggi l’annuale appuntamento del Welfare Italia Forum 2024, organizzato dal Gruppo Unipol in collaborazione con The European House – Ambrosetti a Roma. L’obiettivo del Forum è offrire un contributo concreto alla creazione di una visione del welfare che favorisca lo sviluppo sociale ed economico del Paese, promuovendo inclusività e sostenibilità. Il Think Tank “Welfare, Italia” si propone di essere una piattaforma permanente di confronto e condivisione di idee, oltre che di valorizzazione di buone pratiche nel settore pubblico, privato e no profit. L’iniziativa è sostenuta da un comitato scientifico che include Carlo Cimbri, presidente di Unipol Gruppo; Giuseppe Curigliano, direttore dello Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative presso l’Ieo; Veronica De Romanis, professore di Politica economica europea alla Stanford University di Firenze e alla Luiss di Roma; Giuseppe Guzzetti, avvocato e filantropo, già presidente della Fondazione Cariplo; Stefano Scarpetta, direttore per l’Occupazione, il lavoro e gli Affari sociali all’Ocse; e Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti e Teha Group.

Mattarella: “Welfare come identità nazionale, no a divari territoriali”

In apertura dell’evento, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio in cui ha sottolineato l’importanza del welfare per l’identità del Paese: “Il welfare moderno, oltre a essere protezione, sicurezza e diritto, è sempre più una componente rilevante dell’identità di un Paese e del patrimonio di valori di coesione, di solidarietà, di cultura che caratterizza il Continente”.

Il Presidente ha poi evidenziato le sfide che il sistema di welfare deve affrontare: “Viviamo trasformazioni profonde che incidono sulle strutture e sulla stessa sostenibilità del sistema di welfare. Non possiamo consentire che tornino divari territoriali, generazionali e sociali, così in campo sanitario, così nelle altre dinamiche di integrazione sociale. Innovazione e progettualità debbono caratterizzare questo impegno, per dare attuazione, nel tempo, all’indirizzo costituzionale che pone al centro la persona e che assicura adeguata protezione sociale nel segno del diritto eguale, per chi si trova nel bisogno.”

Welfare in Italia: entro il 2030 serviranno 176 miliardi di euro

Entro il 2030, l’Italia avrà bisogno di 176 miliardi di euro in più per garantire la sostenibilità del suo sistema di welfare, che attualmente assorbe il 57,9% della spesa pubblica, equivalente a 662,7 miliardi di euro nel 2023. Nonostante l’aumento della domanda di protezione sociale, solo l’8% della spesa sanitaria è destinato alla prevenzione, un settore con un elevato potenziale di ritorno economico.

Il Rapporto 2024 mette in luce un utilizzo sbilanciato delle risorse per il welfare, con il 78,9% delle spese rivolte alla “gestione del presente” e solo il 21,1% dedicato a investimenti per le nuove generazioni e la prevenzione. Un divario preoccupante rispetto alla media europea, con la spesa previdenziale italiana che incide per il 16,2% del Pil, rispetto al 12,3% nell’Eurozona.

Per affrontare queste sfide, l’Italia dovrà reclutare tra 250.000 e 440.000 professionisti, come infermieri e medici, e investire nella formazione continua per sviluppare competenze adeguate. Attualmente, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha solo la licenza media, evidenziando un grave problema di inclusione formativa.

Il think tank “Welfare, Italia” ha identificato tre priorità strategiche: introdurre normative per incentivare l’uso dei fondi pensione per la Long Term Care, sviluppare un piano strategico per la formazione e creare un punto di accesso digitale unico per i servizi di welfare.

Infine, il Welfare Italia Index 2024 mostra un aumento delle disparità regionali nella capacità di risposta dei sistemi di welfare, con la Provincia Autonoma di Trento in cima alla classifica, seguita dall’Emilia Romagna e dalla Provincia Autonoma di Bolzano.

Le sfide della sostenibilità economica: l’intervento di Veronica De Romanis

Di particolare rilievo è stato l’intervento di Veronica De Romanis, docente di Economia europea alla Stanford University e Luiss Guido Carli nonché membro dell’advisory board di “Welfare, Italia”, durante il panel Come garantire la sostenibilità delle finanze e superare i vincoli per il sistema di welfare. La sua analisi ha messo in luce le principali sfide economiche che l’Italia deve affrontare per garantire la sostenibilità del sistema di welfare, tenendo conto di un contesto globale caratterizzato da incertezze e mutamenti rapidi.

Il contesto economico globale: rallentamento e incertezze geopolitiche

De Romanis ha iniziato delineando il difficile contesto economico internazionale, segnato da un rallentamento della crescita a causa delle incertezze geopolitiche. “Ci sono grandissime incertezze geopolitiche che impattano sulla crescita in tutte le aree mondiali,” ha dichiarato, spiegando come queste dinamiche rallentino le economie mondiali, dagli Stati Uniti alla Cina, passando per l’Europa. Sebbene l’Italia mantenga previsioni di crescita superiori alla media europea, il futuro appare comunque incerto.

L’Italia, secondo De Romanis, è influenzata in particolare da due fattori principali: la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e l’evoluzione del contesto geopolitico. Le prospettive future dipendono fortemente da come questi due elementi si svilupperanno, con la politica monetaria della Banca centrale europea (Bce) a giocare un ruolo determinante. “Giovedì potrebbe esserci un altro taglio da parte della Bce, ma molto dipenderà dal contesto e dai rischi inflazionistici,” ha osservato.

La fine dei tassi bassi e il peso del debito pubblico

De Romanis ha inoltre sottolineato il cambio di scenario sul piano finanziario globale: “È finito l’acquisto di un grande buyer come la Bce,” ha spiegato, evidenziando come l’Italia debba ora trovare nuovi acquirenti per il proprio debito pubblico. Con la fine dei tassi di interesse bassi, il Paese si trova ad affrontare una sfida importante. “Bisogna fare i conti con un contesto diverso“, ha osservato, sottolineando come la pressione sulla sostenibilità del debito cresca di pari passo con l’invecchiamento della popolazione e il calo dei giovani.

Questo nuovo scenario economico mette pressione sulla sostenibilità del debito, con la popolazione che invecchia e i giovani in diminuzione, sollevando una domanda cruciale: “Chi produrrà la ricchezza in futuro?” Il problema della demografia si ripropone come un fattore di rischio a lungo termine, perché se è vero che “siamo meno ma viviamo di più” ma quando si invecchia, “è difficile acquisire innovazione e tecnologia.”

L’importanza delle riforme e degli investimenti per ridurre il debito

Parlando di soluzioni, De Romanis ha elogiato paesi come Portogallo, Spagna e Grecia per la loro capacità di ridurre il debito pubblico attraverso riforme e investimenti selettivi. “Il Portogallo, in soli cinque anni, ha ridotto il debito pubblico del 30%,” ha ricordato, suggerendo che l’Italia potrebbe intraprendere un percorso simile. Anche Spagna e Grecia, ha detto, “hanno saputo rispondere alle crisi economiche con strategie mirate”. Non manca, invece, la critica alla gestione della spesa pubblica italiana: “abbiamo speso male, riducendo gli investimenti anche in fasi di ripresa”. A suo avviso, una ristrutturazione della spesa pubblica è essenziale per affrontare il problema del debito. L’Italia deve evitare sprechi e concentrarsi su investimenti produttivi per creare un circolo virtuoso. “Bisogna ridurre il disavanzo e uscire dal circolo vizioso,” ha spiegato.

Occupazione femminile: una risorsa non sfruttata

Un altro punto centrale dell’intervento di De Romanis ha riguardato l’occupazione femminile, considerata una risorsa sottoutilizzata. “Abbiamo un esercito di persone che potrebbe partecipare alla produzione della ricchezza“, ha dichiarato, notando come l’Italia sia tra i paesi europei con il tasso di occupazione femminile più basso. Per questo, ha suggerito di investire in infrastrutture che facilitino l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, piuttosto che distribuire “bonus inefficaci”. Per De Romanis, un incremento dell’occupazione femminile potrebbe anche contribuire a invertire la curva demografica negativa, generando una forza lavoro più giovane e dinamica.

Formazione e capitale umano: la chiave per il futuro

Infine, De Romanis ha ribadito l’importanza di investire nella formazione e nel capitale umano, due elementi cruciali per affrontare le sfide future. “Non possiamo parlare di Pnrr se non affrontiamo il problema della formazione”. L’Italia è, infatti, tra i paesi europei con il minor livello di competenze e formazione tra i giovani. Con oltre due milioni di giovani fuori dal mercato del lavoro e dalla scuola, l’Italia deve investire urgentemente in capitale umano. “La parola d’ordine deve essere: formare, formare, formare”. Un forte investimento nelle competenze dei giovani è essenziale per contrastare le tendenze economiche negative.

Le nuove regole europee: una spesa pubblica più oculata

Guardando al futuro, De Romanis ha evidenziato come le nuove regole europee sulla spesa pubblica rappresentino un’occasione per l’Italia di gestire meglio le proprie risorse finanziarie. Secondo la professoressa, è necessario “adottare una visione a lungo termine, fino al 2031”, puntando su una spesa più selettiva e mirata agli investimenti. Le norme dell’Unione Europea, infatti, possono innescare un circolo virtuoso in cui investimenti ben indirizzati contribuiscono a rendere più sostenibili le finanze pubbliche. Tre i dossier più rilevanti che il nostro Paese deve dimostrare di sapere fare: la trasformazione dei prestiti “Sure”, l’unione dei mercati dei capitali e il debito europeo. Questi strumenti, se utilizzati correttamente, possono aiutare l’Italia a rafforzare il proprio sistema di welfare e a migliorare la gestione delle risorse pubbliche. “Dobbiamo far capire ai nostri partner europei che l’Italia è entrata in un circolo virtuoso,” ha detto De Romanis a conclusione del suo intervento.

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