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Israele attacca di nuovo Unifil, un ferito grave. Gli spari, le accuse, le ricostruzioni: ecco cosa sta succedendo nel sud del Libano

È il terzo giorno che i soldati israeliani attaccano la missione Onu presente in Libano. Quattro feriti in totale, uno grave. Nessuno di loro è italiano. Dure critiche del ministro Crosetto a Israele: “Siamo in Libano e ci rimaniamo con la forza del mandato Onu”. Tutto ciò che c’è da sapere

Israele attacca di nuovo Unifil, un ferito grave. Gli spari, le accuse, le ricostruzioni: ecco cosa sta succedendo nel sud del Libano

Israele non si ferma e attacca di nuovo Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano allo scopo garantire il rispetto del confine con Israele. Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa statale libanese (Nna), dopo l’attacco di ieri che ha colpito tre basi della missione Onu, due delle quali presidiate dal contingente italiano, le forze di difesa israeliane avrebbero sparato un colpo d’artiglieria contro l’ingresso di una base della missione a Naqura, nel sud del Libano, provocando dei danni. Successivamente un colpo sparato da un carro armato avrebbe nuovamente colpito una torretta di osservazione sulla strada tra la base di Naqura e la città di Tiro, ferendo due soldati del contingente dello Sri Lanka. Secondo un rapporto della tv libanese Al Mayadeen, affiliata a Hezbollah, ripreso da Haaretz una delle due persone ferite sarebbe in gravi condizioni. 

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni di danni a un avamposto dell’Unifil e di feriti tra due soldati delle forze di peacekeeping: “L’incidente è in fase di indagine e i suoi dettagli sono in fase di esame”. “Da poco abbiamo ricevuto un report di danni all’Unifil nell’area di A-Nakura”, ha detto l’Idf al Times of Israel, “due membri della forza di Pace dell’Onu sono rimasti feriti. L’incidente è in fase di indagine”. 

Gli attacchi di Israele alle basi Unifil

Nella mattina del 10 aprile, due caschi blu indonesiani sono rimasti feriti dopo che un carro armato israeliano ha sparato contro un’altra torre di osservazione nel quartier generale dell’Unifil a Naqoura. I due operatori che erano sulla torretta sarebbero caduti e avrebbero riportato ferite non gravi, “ma restano ricoverati in ospedale”, ha fatto sapere Unifil.

In precedenza Israele aveva attaccato altre due basi, entrambe controllate dai soldati italiani: la base UNP 1-31 sulla collina di Labbuneh e la base UNP 1-32 A. Nella prima, dopo che un drone israeliano ha ripetutamente sorvolato la base, i colpi israeliani hanno preso di mira l’ingresso del bunker dove si erano rifugiati i soldati italiani. Nell’attacco sono stati danneggiati i sistemi di comunicazione tra la base e il comando Unifil a Naqura. L’attacco è stato confermato dall’Unifil, secondo cui, già mercoledì 9 ottobre,i soldati israeliani avevano “deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione”. Hanno anche “deliberatamente sparato su UNP 1-32A”, una base “dove si tenevano regolari riunioni tripartite prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e una stazione di trasmissione”. 

È dunque il terzo giorno che i soldati israeliani lanciano un attacco contro la missione Onu nonostante le dure condanne internazionali.

Le accuse del ministro Crosetto che però precisa: “Rimaniamo in Libano”

“Nessun motivo militare e nessuna giustificazione: è un crimine di guerra, non un errore“, ha affermato a chiare lettere il ministro della Difesa Guido Crosetto, affiancato dal comandante del Comando operativo delle forze armate Francesco Figliuolo nella conferenza stampa tenutai a Palazzo Chigi il 10 ottobre.. Il ministro ha prima chiamato l’omologo israeliano Yoav Gallant per protestare per quanto accaduto e poi convocato d’urgenza l’ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled: “riferisca a Netanyahu che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano“, avrebbe detto secondo quanto riferito in conferenza stampa. 

“Non saremo mai noi che ci spostiamo perché qualcuno ci dice, con la forza, di spostarci. Noi siamo lì e ci rimaniamo, con la forza del mandato delle Nazioni Unite”, ha ribadito oggi il ministro. “Ieri – ha aggiunto Crosetto dal Kosovo dove è andato a far visita ai militari italiani – ho risposto a Israele che ci diceva spostatevi, che l’Italia non prende ordini da nessuno”. “Pretendo rispetto da Israele. Il rispetto dovuto ad una nazione amica impegnata in una missione di pace”, ha affermato Crosetto.

Non si parla di ritiro delle truppe italiane, parliamo sempre di missione Unifil. Qualunque decisione viene presa dalle Nazioni Unite e penso che la prossima settimana si troveranno per parlare di questa cosa”, ha aggiunto rispondendo alle domande dei giornalisti.

Quello che sta accadendo è inaccettabile. Oggi abbiamo scritto di nuovo al ministro degli Esteri israeliano: aspettiamo che facciano l’inchiesta e, visto che ci sono prove inequivocabili che sono stati i soldati israeliani a sparare contro le basi Unifil, e stamattina c’è stato un altro incidente in una base in cui c’erano una settantina di soldati italiani, ribadisco che è inammissibile“. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani oggi a Torino.

Perché Israele sta attaccando le basi Unifil

Fonti di sicurezza ipotizzano che l’attacco alla forza di pace dell’Onu avrebbe l’obiettivo di “costringerla a ritirarsi” per non avere “testimoni scomodi” in vista di “pianificazioni future” dell’esercito. Ma dietro quanto accaduto potrebbe esserci anche la volontà di allontanare l’Unifil per usare la zona come corridoio sulla costa e intrappolare i combattenti di Hezbollah in una tenaglia. 

Nella serata di ieri era arrivata anche la spiegazione di Israele: “Stamattina, le truppe dell’Idf hanno operato nell’area di Naqoura, accanto a una base Unifil. Di conseguenza, l’Idf ha ordinato alle forze Onu nell’area di rimanere in spazi protetti, dopodiché ha aperto il fuoco nell’area”, ha scritto l’esercito israeliano sui social. L’Idf ha spiegato che “Hezbollah opera all’interno e in prossimità di aree civili nel Libano meridionale, comprese le aree vicine alle postazioni Unifil”. E aggiunge di “mantenere comunicazioni di routine con Unifil”. Parole che hanno fatto irritare non poco i leader internazionali. Successivamente, l’ambasciata d’Israele in Italia ha diffuso una nota: “Israele ha raccomandato più volte ai militari italiani dell’Unifil di ritirare parte delle loro forze dall’area per ragioni di sicurezza, ma purtroppo la richiesta è stata respinta”. 

“Israele sta investigando su quanto accaduto con grande attenzione e continuerà a compiere ogni sforzo possibile per non colpire le forze dell’Onu e le persone non coinvolte nel conflitto in corso con Hezbollah” si legge nella nota.

“La nostra raccomandazione è che l’Unifil si sposti di 5 km (3 miglia) a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell’aggressione di Hezbollah”, afferma Danon in una dichiarazione. Lo riferiscono i media israeliani, ha affermato l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon dopo che le forze israeliane hanno aperto il fuoco su diverse posizioni delle Nazioni Unite, ferendo due caschi blu. 

Oggi è arrivata la risposta del contingente italiano dell’Unifil: “I militari italiani non abbandoneranno la base”, come richiesto da Israele, hanno ribadito i nostri militari. Secondo quanto appreso da qualificate fonti di sicurezza che seguono il dossier, la posizione è stata ribadita in un incontro nella notte – autorizzato dai vertici Unifil – tra gli italiani, che gestiscono le basi del settore Ovest fuori dal quartier generale della missione, e gli israeliani proprio nella base che è stata colpita.

Le reazioni internazionali

Le condanne verso le azioni compiute dall’esercito israeliano si moltiplicano di ora in ora. L’ultima in ordine di tempo arriva dal Regno Unito, dove il governo britannico di Keir Starmer si è detto “inorridito per le notizie” di attacchi deliberati delle forze israeliane contro il contingente Onu dell’Unifil schierato (con forte presenza italiana) nel Libano del sud. Lo ha detto una portavoce di Downing Street incalzata da domande dei giornalisti sulla questione durante il suo briefing di giornata.

Da Roma, Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che chiederà alla comunità internazionale di cessare l’esportazione di armi verso Israele per “violazione del diritto internazionale” dopo “l’invasione” del Libano. “Il governo spagnolo dallo scorso 7 ottobre non fa esportare qualsiasi tipo di arma o materiale militare in Israele, niente”, ha detto in una conferenza stampa presso l’Accademia di Spagna a Roma dopo l’incontro con Papa Francesco, con il quale ha discusso di questo tema. Lo riferisce la Efe.

Stamattina il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres ha affermato che gli spari israeliani contro i peacekeepers dell’Onu sono “una violazione del diritto internazionale umanitario”.

Anche il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha duramente condannato gli attacchi: “Un attacco contro una missione di pace delle Nazioni Unite è irresponsabile e non è accettabile, ed è per questo che invitiamo Israele e tutte le parti a rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale”, ha detto Michel a margine del vertice dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico (Asean) in Laos.

“Il recente attacco missilistico su larga scala dell’Iran nei confronti di Israele costituisce una seria minaccia alla stabilità regionale. Vorrei ribadire il mio appello per la fine delle ostilità il prima possibile, la creazione di spazio per una soluzione diplomatica lungo la linea blu, che sia in linea con la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in visita a Cipro in occasione del summit Med9. 

La Cina ha “duramente condannato” Israele per l’attacco alla torre di osservazione dell’Unifil che ha ferito le forze di peacekeeping dell’Onu in Libano, esprimendo “preoccupazioni” per l’evoluzione della situazione. La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha affermato che “qualsiasi attacco deliberato alle forze di peacekeeping è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”, affermando che “tali atti sono inaccettabili e devono essere fermati immediatamente”.

(Ultimo aggiornamento: ore 16.25 di venerdì 11 ottobre)

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