Ride solo la Lazio. Domenica di grosse sorprese in Serie A, con i biancocelesti unici vincitori nel novero delle big, a fronte della sconfitta del Milan a Firenze e dei pareggi di Juventus e Roma contro Cagliari e Monza. Il campionato si ferma così con il Napoli al comando e l’Inter al secondo posto, mentre le altre (esclusa la Lazio) devono fare i conti con i soliti alti e bassi che impediscono, per un motivo o per l’altro, veri e propri sogni di gloria.
Fiorentina – Milan 2-1: i rossoneri affondano dopo aver sbagliato due rigori
Partiamo dalla fine, ovvero dal posticipo tra Fiorentina e Milan. Al Franchi, come da previsioni, è andata in scena una partita più pazza che mai, con due squadre a sfidarsi a viso aperto senza alcun interesse per la fase difensiva. Ne è uscita una serata pirotecnica, complici i tre (!) rigori sbagliati su altrettanti concessi, due dai i rossoneri (Theo Hernandez e Abraham) e uno dai viola (Kean): si tratta di un record storico, al pari di Inter-Verona del 1991/92, che ha contribuito a sparigliare ulteriormente le carte.
Alla fine a sorridere sono stati gli uomini di Palladino, trascinati da uno straordinario De Gea e dai gol dell’ex Adli (35’) e Gudmundsson (73’). Il Milan torna a casa con la seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Leverkusen, ma se lì erano stati soprattutto applausi, questa volta è diverso. La fase difensiva grida vendetta e il discorso va oltre i gol subiti, per quanto assolutamente improponibili per chi punta allo scudetto: quello di Gudmundsson, in particolare, nasce da un rinvio di De Gea “bucato” da Tomori, oltretutto in un momento chiave della gara. Gli effetti positivi del derby, insomma, sembrano già svaniti, perché se è vero che Fonseca non passerà un’altra sosta a rischio esonero, lo è anche che la critica è tornata a mugugnare pesantemente. A convincere poco sono state pure le scelte di formazione, iniziali (alcuni elementi sembravano avere le gomme sgonfie dopo la trasferta tedesca) e in corso (le sostituzioni di Leao e Pulisic, sin lì tra i migliori), in un Milan da “montagne russe”, che continua a dare l’idea di poter vincere o perdere contro chiunque.
La Fiorentina, dal canto suo, esulta e si gode la seconda vittoria del suo campionato dopo quella con la Lazio: Palladino può esultare, ma dovrà capire il perché dei 6 punti contro due big a fronte dei 4 nelle restanti gare con Parma, Venezia, Monza, Atalanta ed Empoli.
Fonseca: “Poco attenti in difesa, se poi sbagli due rigori è difficile vincere…”
“Fino a oggi avevamo fatto bene, qui è stato un problema di aggressività difensiva – si è giustificato Fonseca -. Quando sbagliamo due rigori e prendiamo gol così è complicato vincere, anche se ti crei tante opportunità. Difficile spiegare i gol che abbiamo preso, per me è mancata aggressività e rigore nel chiudere gli spazi. I cambi di Leao e Pulisic? Rafa l’ho tolto perché volevo più profondità con Okafor, mentre su Christian avevo paura del problema al flessore che ha avuto in settimana. I rigori? Io che amo questo sport non voglio contribuire a questo circo, ormai ogni minimo contatto è rigore, ma il calcio non è così. Ad ogni modo il nostro rigorista è Pulisic, non so perché i giocatori abbiano cambiato idea sul campo: gli ho parlato e ho detto che non deve succedere più”.
Juventus – Cagliari 1-1: bianconeri beffati nel finale, espulso Conceiçao
L’altro risultato clamoroso della domenica è quello dello Stadium, dove la Juventus di Thiago Motta è inciampata sul Cagliari di Nicola. L’1-1 finale, infatti, sa tanto di beffa, sia perché arrivato a pochi minuti dal 90’ che per quanto accaduto prima con Vlahovic, protagonista di un errore grottesco che avrebbe sancito il 2-0, dunque la vittoria della Signora. Invece il mancato tap-in del serbo (tiro fuori a pochi passi dal portiere battuto) ha tenuto in vita i sardi, il resto lo ha fatto Douglas Luiz con lo sciocco fallo su Piccoli che ha indotto arbitro e Var a decretare il rigore poi trasformato da Marin (88’). Dischetto protagonista nel lunch match di Torino, visto che anche la Juve era passata dagli undici metri: tocco col braccio di Luperto e trasformazione di Vlahovic, al quinto gol consecutivo tra campionato e Champions (15’).
La Juve, disegnata da Motta con il classico 4-2-3-1 ricco di sorprese (fuori Yildiz, dentro Mbangula), sembrava poter chiudere la gara già nel primo tempo, ma col passare dei minuti ha finito per perdere un po’ di mordente, forse accontentandosi di gestire l’1-0. Vlahovic, come detto in precedenza, ha sulla coscienza il mancato raddoppio bianconero, mentre il Cagliari, pur senza creare particolari problemi a Di Gregorio, ha avuto il merito di restare in partita, approfittando poi dell’ennesimo errore di Douglas Luiz: il brasiliano, proprio come a Lipsia, ha commesso fallo da rigore pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, confermando tutte le difficoltà che lo hanno declassato da colpo estivo (50 milioni) a “caso” di mercato. Nel finale la Juve ha tentato di vincerla, ma è stata affossata dall’espulsione di Conceiçao per doppio giallo, l’ultimo per simulazione (decisione eccessiva: il contatto con Obert, seppur troppo leggero per dare rigore, c’era stato). E quando lo stesso difensore rossoblu ha colpito il palo in pieno recupero, i bianconeri hanno sudato freddo e capito che un punto, seppur beffardo, è meglio che niente.
Thiago Motta: “Dovevamo chiudere la partita. Conceiçao? Creato un precedente”
“Già dopo il gol abbiamo provato a controllare la gara e tentato una gestione del match che non dovevamo fare – ha sospirato Thiago Motta -. Dovevamo continuare ad attaccare e invece non abbiamo chiuso la partita, consentendo al Cagliari di rientrare grazie a un rigore. L’errore di Vlahovic? Sono situazioni di gioco che capitano e capiteranno ancora, ci sono altri aspetti su cui dobbiamo fare molto meglio per competere e continuare a crescere nel percorso. Dopo il vantaggio abbiamo provato a gestire, ma in Serie A tutte le gare sono complicate e abbiamo lasciato la possibilità di rientrare in partita all’avversari, non siamo riusciti a chiudere la partita. L’espulsione di Conceiçao? Non ho visto le immagini, ma se è simulazione è giusto così. Ripeto, devo vedere ma mi fido dell’arbitro, però adesso si apre un precedente e deve essere sempre così: non ci sono interpretazioni”.
Lazio – Empoli 2-1: i biancocelesti volano in zona Champions con Zaccagni e Pedro
Quarta vittoria consecutiva per la Lazio di Baroni, che dopo Dynamo Kiev, Torino e Nizza batte anche l’Empoli di D’Aversa, sino a ieri ancora imbattuto. I biancocelesti salgono così al quarto posto in classifica, appaiati a quella Juventus che sarà il prossimo avversario dopo la sosta per le Nazionali, a soli 3 punti dal Napoli capolista. Un ruolino addirittura superiore alle aspettative di Lotito, ma tutt’altro che casuale: la squadra di Baroni gioca un ottimo calcio e se è vero che concede sempre qualcosa agli avversari, lo è anche che segna a raffica. Per fare il salto di qualità definitivo, numeri alla mano, va migliorato il rendimento in trasferta, perché se i biancocelesti giocassero solo all’Olimpico lotterebbero per lo scudetto.
La partita con l’Empoli era insidiosa, un po’ per la solidità dei toscani (fino a ieri solo due gol subiti e nessuna sconfitta), un po’ per la stanchezza post Europa League, da sempre un fattore quando si gioca giovedì e domenica. A complicare le cose ci si è messo Provedel, autore di un’uscita sbagliata che ha propiziato lo 0-1 di Esposito dopo appena 9’. Zaccagni ha rimesso i compagni in carreggiata a un soffio dall’intervallo (45+4’), ma quando Castellanos si è fatto parare un rigore da Vasquez (51’), in molti hanno pensato a una giornata storta. A riportare il sereno sull’Olimpico ci ha però pensato Pedro con lo splendido destro del definitivo 2-1 (84’), regalando così a Baroni una sosta in piena zona Champions League.
Baroni: “Se giochiamo così possiamo alzare l’asticella”
“Complimenti ai ragazzi, era una partita difficile contro un avversario che sapevo ci avrebbe costretto ad attaccare a difesa schierata, tante squadre hanno fatto molta fatica con loro – l’analisi di Baroni -. Abbiamo fatto un partitone, siamo andati sotto per responsabilità del campo perché dopo l’acquazzone di tre giorni fa Ivan ha perso il piede e abbiamo anche sbagliato un rigore. I ragazzi però hanno giocato con sentimento, questo stadio è sempre meraviglioso, c’è un bel feeling con i tifosi: lo dissi alla prima conferenza, questa squadra deve giocare per la gente, ma non per essere ruffiano. Questo aspetto mi piace, voglio una squadra che trasferisca questa capacità di spendersi anche oltre i limiti, dal punto di vista fisico e nervoso ci siamo riusciti. Si può alzare l’asticella del lavoro e della convinzione, noi siamo affamati e la squadra deve avere sempre questa fame”.
Monza – Roma 1-1: Dany Mota gela Juric, ma ai giallorossi manca un rigore
Non riesce a ripartire la Roma di Juric, fermata sul pareggio dal Monza di Nesta. Il tecnico giallorosso aveva paragonato questa sfida a una “piccola finale”, ma i suoi non sono riusciti a vincerla: l’1-1 sta stretto sia per le occasioni avute che per la classifica, ancora lontana dalle ambizioni societarie. Certo, l’equilibrio in vetta è totale e la zona Champions dista solo 3 punti, eppure questa squadra dà l’idea di essere troppo fragile per raggiungerla. Dopo la sosta ci sarà la sfida con l’Inter e lì si capirà qualcosa in più sulla consistenza giallorossa, ma la sensazione è che servirà un deciso cambio di passo per ripartire sul serio. E dire che la Roma, dopo un primo tempo in controllo ma con poche occasioni (eccezion fatta per il palo di Koné), era riuscita a sbloccare l’equilibrio grazie a un gran gol di Dovbyk, bravissimo a liberarsi di Izzo e a battere Pizzignacco dopo aver saltato tre avversari (61’). Il grosso, insomma, sembrava fatto, tanto più che il Monza di Nesta, ancora a secco di vittorie e con una panchina quantomeno traballante, non dava certo l’idea di poterla riaprire. Ma al 70’ ecco l’incertezza di Svilar su un cross di Carboni e il tap-in rapace di Dany Mota Carvalho, al secondo gol illustre dopo quello all’Inter di qualche settimana fa. Tutto da rifare e la Roma avrebbe anche l’occasione per riuscirci, se non fosse che l’arbitro La Penna e, soprattutto, Aureliano al Var si siano fatti sfuggire un rigore piuttosto evidente per un fallo di Kyriakopoulos su Baldanzi.
Ghisolfi e Juric in coro: “Ci manca un rigore netto, vogliamo rispetto”
“Non sono solito venire a parlare dell’arbitraggio, ma è inaccettabile, tutti hanno visto, era rigore – ha tuonato il ds Ghisolfi -. Perché il Var non è intervenuto? Io chiedo il rispetto per il mio allenatore, per i miei giocatori, per i tifosi della Roma. C’è molta frustrazione nello spogliatoio, non abbiamo avuto ancora spiegazioni, appena avremo la possibilità di chiederle capiremo cosa è successo”.
“Normalmente queste partite le vinci anche facilmente, ma in questo momento gira così e il rigore non dato completa l’opera – ha rincarato Juric -. La mia Roma ha fatto una grande partita controllando e creando tante palle gol. Sicuramente bisogna diventare più bravi e metterla dentro, ma abbiamo concesso molto poco. Ho visto veramente una bellissima squadra, in tre partite di campionato abbiamo fatto 7 punti, sarebbero stati giusti 9”.