Israele si prepara a rispondere in modo risoluto agli attacchi missilistici balistici iraniani, che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito “uno dei più grandi della storia”, promettendo una reazione “seria e significativa”. Non si tratta solo di una minaccia: l’Iran, secondo Netanyahu, è il mandante di tutte le recenti aggressioni contro Israele, che ha il “diritto e dovere” di difendersi. Nel quadro geopolitico più ampio, si continua a speculare sugli obiettivi israeliani, che potrebbero includere sia strutture petrolifere che impianti nucleari iraniani. Ma quando? La risposta israeliana è attesa per l’inizio della prossima settimana, secondo fonti americane, ma già nelle ultime ore l’aviazione israeliana ha colpito duramente. Intanto, in parallelo, il presidente iraniano ha minacciato risposte ancora più dure contro Israele, promettendo di restare al fianco di Hezbollah e Hamas.
Bombardamenti su Beirut e Gaza
La scorsa notte, tra sabato e domenica, diversi quartieri meridionali di Beirut, tradizionale roccaforte di Hezbollah, sono stati devastati da oltre 25 raid israeliani che hanno colpito Al-Mreijeh, Burj Al-Barajneh, Airport Road e Haret Hreik, causando evacuazioni di massa. Hezbollah ha risposto lanciando 130 missili contro il territorio israeliano, alimentando un bilancio umano già drammatico: circa 1.200 morti e oltre 1,2 milioni di sfollati in Libano.
Due comandanti di Hamas, Saeed Atallah Ali e Mohammed Hussein al-Lawis, sono stati uccisi in bombardamenti mirati. Resta il giallo sulla sorte di Hashem Saffiedine, possibile successore di Nasrallah: secondo alcune fonti, potrebbe essere stato ucciso in un raid nel sud di Beirut, ma mancano conferme ufficiali. Anche Yahya Sinwar, leader di Hamas, rimane al centro della scena.
I raid non si limitano al Libano. Anche nella Striscia di Gaza la situazione è critica: in un attacco contro una moschea utilizzata come centro di comando di Hamas, almeno 18 persone sono state uccise. Il bilancio complessivo delle vittime a Gaza, dall’inizio del conflitto, si attesta intorno alle 42mila, e il 90% della popolazione ha dovuto abbandonare le proprie case.
Tensioni internazionali e scontro tra Macron e Netanyahu
La guerra mediatica si riflette anche nei rapporti internazionali: Emmanuel Macron ha chiesto uno stop alle forniture di armi israeliane che usa su Gaza, scatenando la dura risposta di Netanyahu, che ha accusato il presidente francese di “vergogna”, sostenendo che Israele vincerà “con o senza” il supporto dei Paesi occidentali. L’Eliseo ha successivamente cercato di smorzare i toni, dichiarando che la Francia resta un’amica “indefettibile” di Israele, ma criticando le parole “eccessive” del premier israeliano.
Anche gli Stati Uniti si trovano coinvolti nelle tensioni. Mentre Joe Biden fa marcia indietro per evitare ulteriori rialzi nel prezzo del petrolio – già salito a causa delle sue stesse parole – Donald Trump, come al solito, non si è fatto sfuggire l’occasione per attaccarlo: “Gli hanno chiesto, colpiresti l’Iran? E lui ha risposto: basta che non colpiamo il nucleare. Ma è proprio il nucleare che vuoi colpire, no?”. E sembra proprio che Israele questa volta sia più incline ad ascoltare il tycoon.
Sul fronte delle proteste, manifestazioni a sostegno della causa palestinese hanno infiammato diverse città nel mondo, compresa Roma, dove si sono verificati scontri con le forze dell’ordine, con il ferimento di una trentina di agenti.