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Borsa chiusura 3 ottobre: le tasse spaventano Milano e Parigi. A Piazza Affari si salva solo Telecom, tracollo di Stellantis

L’incertezza geopolitica continua a mettere in ansia i mercati e il petrolio sale. Ma pesa di più il rischio della scure sui profitti che colpisce anche Leonardo. Sempre più giù l’auto

Borsa chiusura 3 ottobre: le tasse spaventano Milano e Parigi. A Piazza Affari si salva solo Telecom, tracollo di Stellantis

La manovra richiede sacrifici per tutti”,  verranno tassati “i profitti e i ricavi e sarà uno sforzo che l’intero paese deve sostenere ovvero individui, ma anche società piccole, medie e grandi”. Queste parole del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, riferite dall’Ansa, hanno spaventato oggi Piazza Affari, che chiude in maglia nera con una perdita dell’1,5%. 

Lo scivolone del listino arriva comunque in un contesto debole su entrambe le sponde dell’Atlantico, poiché a fare da rumore di fondo, inducendo debolezza su tutti i mercati, è il suono delle bombe in Medio Oriente e il timore di un ulteriore allargamento del conflitto nella regione. Di contro si apprezza il petrolio, con rialzi al momento superiori al 4%, sull’ipotesi che Israele voglia attaccare le infrastrutture petrolifere iraniane.

In questo contesto Parigi cede 1,32%, dopo che ieri il presidente Macron si è detto favorevole a una “tassa eccezionale” sulle imprese annunciata dal governo di Michel Barnier. Francoforte perde lo 0,72%, Amsterdam -0,71%, Londra -0,11%.

In ambito macro i Pmi servizi delle principali economie europee hanno confermato la fase di rallentamento e rafforzato le speranze per un altro taglio dei tassi Bce il 17 ottobre. Al contrario si rafforza il settore negli Usa e in chiave Fed acquista sempre più importanza il rapporto sull’occupazione non agricola in uscita domani.

Piazza Affari in maglia nera con Giorgetti, poi arriva la correzione

Piazza Affari oggi è in maglia nera e arretra a 33.170 punti base, in parte spaventata dalle parole del ministro di Giancarlo Giorgetti, anche se successivamente è arrivato un chiarimento correttivo da parte del ministero. 

La blue chip peggiore del giorno è Diasorin -4,05%, seguita a ruota da Stellantis (-4%), che non riesce a riprendersi dopo aver lanciato nei giorni scorsi un allarme utili a causa di un rallentamento nelle vendite in Nord America. A pesare nella seduta odierna è anche il fatto che Barclays ha tagliato il giudizio sul titolo a ‘equal weight’ da ‘overweight’ con target price a 12,5 da 23 euro. 

Il timore di una mazzata sugli extra-profitti turba Saipem, -3,59%, nonostante il balzo del prezzo del greggio. 

Le banche sono contrastate. La peggiore è Monte dei Paschi, -2,82% e sul banco degli imputati finisce ancora il ministro Giorgetti, il quale ha annunciato che il Tesoro intende vendere un’ulteriore tranche dell’istituto senese entro la fine dell’anno. 

A fare da contrappeso ci sono stati gli acquisti su Telecom, che chiude con un progresso dell’1,62%, sulla notizia uscita ieri sera che il ministero dell’economia ha presentato con Asterion un’offerta da 700 milioni di euro per acquisire l’intero capitale di Sparkle.

Timidi progressi per Bper +0,43%, Iveco +0,46%.

Spread poco mosso

Si conferma poco mosso lo spread, che è oggi intorno a 134 punti base, con tassi in leggero rialzo. Il Btp decennale in prossimità della chiusura è indicato a 3,47%, quello del Bund di durata uguale al 2,14%.

Dollaro in rialzo, sterlina a picco

Sul mercato dei cambi la performance che più balza agli occhi è quella della sterlina, in deciso calo contro le principali valute. In particolare la divisa britannica cede oltre l’1% contro dollaro per un cambio in area 1,31.

A stupire è stato il governatore della BoE Andrew Bailey, annunciando che la banca centrale potrebbe diventare “un po’ più aggressiva” sui tagli dei tassi se ci fossero notizie positive sull’inflazione.

L’euro si muove debole, ma con maggior moderazione, per un cambio con il biglietto verde poco sopra 1,1 (-0,28%).

La moneta unica guarda ai dati PMI di settembre delle principali economie del blocco, come Francia, Germania, Italia. Tutti vanno un po’ indietro e in particolare l’indice della penisola arretra fin quasi alla stagnazione, a 50,5% (resta in ogni caso oltre il guado di 50), dal 51,4 di agosto.

L’attività nel settore servizi negli Usa è rimasta invece ampiamente in espansione, pur scendendo a 55,2 da 55,7 di agosto. Si tratta di un’altra prova del buono stato di salute dell’economia a stelle strisce, che domani sarà ancora sotto i riflettori con il rapporto governativo sull’occupazione del mese scorso. Ieri il rapporto Adp ha stupito per eccesso. Sono dati che potrebbero rafforzare le previsioni di una Fed più prudente, dopo il taglio del costo del denaro di 50 punti base deciso il mese scorso.

Tanto più che l’inflazione, che tanto ha beneficiato in questi mesi del calo dei prezzi del petrolio, guarda ora con moderata preoccupazione alla ripresa dei prezzi dell’oro nero. Oggi il greggio texano, consegna novembre, tratta a 73,17 dollari al barile, con un progresso del 4,38%. Corre anche il Brent, dicembre 2024, 76,92 dollari al barile, +4,09%. 

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