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Lavoro, quali sono le professioni del futuro? Ecco le sei tendenze che stanno già ridisegnando il mercato

Uno studio di Strategy Innovation per Edenred Italia ha identificato sei tendenze chiave che stanno già influenzando i rapporti di lavoro, le competenze richieste e la natura degli ambienti lavorativi. Ecco quali sono

Lavoro, quali sono le professioni del futuro? Ecco le sei tendenze che stanno già ridisegnando il mercato

La doppia transizione – digitale e green – sta stravolgendo il mondo del lavoro, rendendo il futuro incerto per molte professioni. La lista dei mestieri a rischio di estinzione si allunga, ma questo non significa un vuoto nel mercato; al contrario, è un’opportunità per la nascita di nuove figure professionali che rispondono alle esigenze di un contesto in continua evoluzione. Essere a conoscenza delle tendenze occupazionali è cruciale, sia per i neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro, sia per coloro che devono reinventare le proprie carriere.

Uno studio di Strategy Innovation – consulente nato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia – per Edenred Italia, ha mappato sei tendenze che stanno già trasformando i rapporti di lavoro. Queste dinamiche non solo influenzano le professioni richieste, ma anche la natura degli ambienti lavorativi e le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro.

Blurring Places: il lavoro ibrido

In un mondo che abbraccia la mobilità e la flessibilità, gli spazi di lavoro stanno subendo una metamorfosi. Gli ambienti non saranno più definiti da funzioni rigide, ma diventeranno “blurring places“, adattabili alle esigenze di chi vi lavora. In Europa, il 58% dei cantieri è ora dedicato a edifici dove vivere e lavorare si fondono. Questo cambiamento richiede figure come il Remote Work Facilitator, che sviluppa progetti di lavoro remoto ottimizzati in base a risorse umane e spazi disponibili, e il Designer di uffici, che ripensa radicalmente gli ambienti di lavoro, siano essi domestici o virtuali.

La trasparenza per fidelizzare i dipendenti

Il 71% dei lavoratori crede che i datori di lavoro debbano essere più trasparenti. La trasparenza diventa quindi un pilastro fondamentale delle relazioni aziendali, non limitandosi ai rapporti economici, ma estendendosi anche ai benefit, alle opportunità di carriera e alla cultura organizzativa. Perciò, figure come il Welfare Manager, che si occupa di analizzare e definire strategie di welfare aziendale, e l’Head of Esg, responsabile per la sostenibilità, saranno sempre più cruciali.

Quantified Self: sicurezza dei dati e benessere

Il digitale ha trasformato il nostro rapporto con il corpo, diventato la chiave di accesso a molte applicazioni. Le aziende ora raccolgono dati fisici sui dipendenti, richiedendo competenze specializzate come quella del Data Protection Officer, che garantisce la conformità al General Data Protection Regulation (Gdpr), il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati dell’Unione Europea, entrato in vigore il 25 maggio 2018. Inoltre, il Chief Happiness Officer, evoluzione del tradizionale Hr Manager, si occupa della soddisfazione dei lavoratori, utilizzando i dati non solo per monitorare le performance, ma anche il benessere.

Human Enhancement: l’umanizzazione del lavoro

Con un aumento del 31% nell’installazione di robot industriali, il mondo del lavoro sta vivendo una metamorfosi. Le macchine non sostituiranno le persone, ma daranno vita a nuove professioni. L’Auditor di algoritmi, ad esempio, dovrà garantire metodi etici per i modelli algoritmici, mentre il Virtual Reality Designer creerà esperienze immersive.

Lifelong Learning: l’istruzione come stile di vita

Con il ritmo dei cambiamenti tecnologici, apprendere nuove competenze diventerà una necessità. Le aziende dovranno garantire opportunità di sviluppo professionale, capitalizzando sulle risorse che l’Europa metterà a disposizione: oltre 28 miliardi di euro entro il 2027. A dirigere questi percorsi di formazione ci saranno figure come il Manager formatore e l’eLearning Developer, che si occupano della creazione di contenuti didattici coinvolgenti.

Entrepreneurial Spirit: i giovani come imprenditori

La Commissione europea stima che il 46% dei giovani tra i 15 e i 30 anni prenda in considerazione la possibilità di avviare un’attività in proprio. Questa tendenza è supportata da un accesso sempre maggiore alle informazioni e una propensione al rischio imprenditoriale. Si prevede un aumento degli Startupper, fondatori di aziende innovative, insieme a Influencer e Content Creator, professionisti specializzati nella creazione di contenuti online.

I commenti

“Le aziende sono chiamate a ricercare nuovi modelli di relazione con le proprie persone, per contribuire all’innovazione e rispondere ai bisogni sociali. A legare azienda e dipendente è un vero e proprio patto, che si esprime attraverso politiche per rendere soddisfatte e motivate le proprie persone, attraverso l’accesso a un’ampia scelta di benefit, chiare opportunità di carriera e una cultura aziendale incentrata sul benessere. Proprio questo patto è sempre più uno degli elementi chiave per il successo delle organizzazioni,” ha affermato Fabrizio Ruggiero, amministratore delegato di Edenred Italia.

“Le opportunità offerte dallo sviluppo tecnologico ci aprono infinite strade – ha aggiunto Gian Paolo Lazzer, Partner & Content Director di Strategy Innovation –. Dobbiamo imparare a governare questa libertà, imparando a pensare in modo critico e strutturato”.

Alberto Brugnoli, Partner & Managing Director di Strategy Innovation, ha concluso sottolineando che “al dipendente del futuro sarà chiesto di ‘mettere del proprio’, non solo in termini di ore di lavoro, ma di pensiero e creatività”.

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