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Tim, arriva nuova offerta per Sparkle: 700 milioni di euro dalla cordata Mef e Asterion

Il Tesoro, insieme a Retelit (controllata dalla spagnola Asterion), ha presentato un’offerta di 700 milioni di euro per il 100% di Sparkle. Valida fino al 15 ottobre, l’offerta sarà esaminata dal Cda di Tim, che aveva già scartato una proposta precedente più bassa

Tim, arriva nuova offerta per Sparkle: 700 milioni di euro dalla cordata Mef e Asterion

Dopo settimane di voci e anticipazioni, è finalmente arrivata l’offerta ufficiale del ministero dell’Economia e delle Finanze per Sparkle, in tandem con Retelit (controllata dalla spagnola Asterion Industrial Partners, un fondo di private equity specializzato in infrastrutture strategiche), che ha messo sul piatto 700 milioni di euro per acquisire il 100% di Sparkle, la società di cavi sottomarini che Telecom Italia aveva messo in vendita insieme alla rete, ma che Kkr ha deciso di non includere nella sua offerta per Netco. Questa proposta, soggetta alle consuete verifiche, rimarrà sul tavolo fino al 15 ottobre. 

Il dossier Sparkle è una questione che il cda di Tim tiene sott’occhio da mesi. Già a febbraio, l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola aveva respinto un’offerta del Tesoro che valutava Sparkle circa 600 milioni più 150 milioni in variabili. Ora il board avrà nuovamente l’ultima parola ed esaminerà attentamente la proposta “al termine delle attività istruttorie propedeutiche alla valutazione”, specifica una nota del gruppo.

Perché Sparkle conta così tanto?

Sparkle non è solo una società di cavi, ma un’infrastruttura vitale per il mondo digitale: con i suoi 600.000 chilometri di cavi sottomarini, connette Europa, Africa, Medio Oriente, America e Asia, con un ruolo strategico nei collegamenti chiave come quelli tra Israele e gli Stati Uniti.

I cavi sottomarini, veri e propri “autostrade” dell’informazione, sono il cuore delle telecomunicazioni globali: trasportano il 99% del traffico internet e dati intercontinentale. Senza di loro, i nostri servizi quotidiani – dall’accesso a internet alla telefonia, fino alle transazioni finanziarie – si fermerebbero. Rispetto ai satelliti, questi cavi offrono una connessione più veloce, stabile e con una capacità di trasmissione molto maggiore. Per i governi, controllare queste reti significa anche gestire la sicurezza, la sovranità digitale e il progresso tecnologico.

Tuttavia, proprio la loro importanza li rende vulnerabili. I cavi sottomarini possono essere danneggiati accidentalmente da navi o attività di pesca, ma anche diventare bersagli di attacchi intenzionali, trasformandosi in potenziali punti deboli per la sicurezza. Ripararli è un processo lungo e costoso, che richiede navi specializzate e interventi complessi. Questa fragilità non solo può compromettere l’economia globale, ma rappresenta anche un rischio per la sicurezza nazionale, mettendo a rischio comunicazioni cruciali e flussi finanziari globali.

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