Il 30 settembre è iniziato a Parigi un processo di grande importanza che vede alla sbarra 27 politici dell’estrema destra francese, tra cui la stessa Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (RN) e suo padre Jean-Marie. Al centro del procedimento vi è l’accusa di appropriazione indebita di fondi pubblici europei, una vicenda che potrebbe avere gravi ripercussioni sul futuro politico di Le Pen, inclusa la sua possibile ineleggibilità.
L’accusa a Le Pen: fondi europei destinati al partito
Il cuore delle accuse risale al periodo compreso tra il 2004 e il 2016, quando, secondo l’accusa, il partito allora noto come Front National avrebbe dirottato fondi europei destinati agli assistenti parlamentari per finanziare attività legate al partito in Francia. In particolare, gli eurodeputati del RN avrebbero impiegato assistenti pagati con denaro pubblico europeo per attività legate alla politica nazionale, piuttosto che per svolgere compiti relativi al loro mandato europeo.
La somma contestata è di 6,8 milioni di euro, e la procura di Parigi ha formalizzato le accuse di appropriazione indebita e complicità. Il Parlamento europeo si è costituito parte civile, e il processo rappresenta un passaggio cruciale nella lunga disputa tra l’istituzione e il partito di Le Pen.
Marine Le Pen e gli altri 26 imputati
Tra i principali imputati ci sono nomi di spicco del RN, a partire da Marine Le Pen e suo padre Jean-Marie, fondatore storico del partito. Altri imputati includono Louis Aliot, sindaco di Perpignan ed ex compagno di Le Pen, Nicolas Bay, ex segretario generale del partito, e numerosi ex eurodeputati e collaboratori. In totale, 27 persone sono accusate di aver contribuito a un sistema che avrebbe deviato fondi europei per finalità politiche interne.
Marine Le Pen ha dichiarato di essere “serena” e ha promesso di presentare prove solide a sostegno della sua difesa. “Non abbiamo violato alcuna regola politica, né regolamento del Parlamento europeo”, ha affermato al suo arrivo in tribunale. La posta in gioco, però, è altissima.
Le possibili conseguenze: ineleggibilità e carcere
Il processo potrebbe avere conseguenze devastanti per il futuro politico di Marine Le Pen. In caso di condanna, la leader dell’estrema destra rischia fino a 10 anni di carcere e una multa che potrebbe raggiungere il milione di euro. L’elemento più preoccupante per Le Pen è, però, la possibile sospensione dei suoi diritti civili per un periodo di cinque anni, che la renderebbe ineleggibile. Un duro colpo per le sue aspirazioni politiche, in particolare in vista delle elezioni presidenziali del 2027, per le quali i sondaggi la danno come una delle candidate più forti.
L’ineleggibilità, infatti, infrangerebbe il sogno di Le Pen di diventare la prima donna presidente della Francia, un obiettivo a cui lavora da anni, dopo diverse sconfitte elettorali ma con un crescente consenso popolare.
La difesa di Le Pen: “Complotto politico”
Marine Le Pen ha respinto tutte le accuse, definendole parte di un “complotto politico” orchestrato dai suoi avversari per fermare la sua ascesa politica. Secondo la leader del RN, non esiste una chiara distinzione tra le attività svolte dagli assistenti parlamentari a Bruxelles e quelle per il partito in Francia, sottolineando che non vi è stata alcuna violazione delle regole europee.
Le Pen ha anche accusato la procura di agire in linea con la “filosofia” dei suoi nemici politici, suggerendo che il processo sia stato orchestrato per minare il suo percorso verso l’Eliseo. La leader ha promesso di partecipare regolarmente alle udienze, che si terranno tre volte a settimana fino alla conclusione del processo, prevista per il 27 novembre 2024.
Un’eventuale condanna di Marine Le Pen potrebbe destabilizzare il suo partito e innescare una crisi di leadership, proprio mentre il nuovo governo di Michel Barnier, formato dal “fronte repubblicano” e creato per arginare il RN, appare fragile, con l’ipotesi di nuove elezioni entro un anno.