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Auto, la giornata nera dei colossi globali: cosa sta succedendo e perché. Stellantis-Renault, è di nuovo sì? E spunta Bmw

Auto, giornata nera per i colossi del settore: torna l’idea di unire le forze per creare un super polo in Europa e fronteggiare la concorrenza cinese. A metà ottobre gli incontri chiave. Ecco cosa si muove

Auto, la giornata nera dei colossi globali: cosa sta succedendo e perché. Stellantis-Renault, è di nuovo sì? E spunta Bmw

Giornata nerissima per il settore automotive europeo, dopo una serie di profit warning da parte di alcuni colossi del comparto negli ultimi giorni. Stamattina la italo-francese Stellantis e l’inglese Aston Martin hanno rivisto al ribasso la guidance sui risultati del 2024, dopo la stessa mossa di venerdì da parte della tedesca Volkswagen, mentre questo mese Mercedes-Benz ha abbassato il suo obiettivo di margine di profitto per l’intero anno per la seconda volta in due mesi.

I rispettivi titoli in borsa sono in netto calo, trascinando giù anche il rest dei listini. Stellantis, che nel corso della mattinma ha fatto fatica a far prezzo a causa del netto calo, a metà seduta mostra un -14% a 12,51 euro. Aston Martin Lagonda Global Holdings mostra un ribasso del 19,81% a 127,90 sterline alla piazza di Londra. Volkswagen AG Pref registra una flessione del 2,53% a 94,62 euro, mentre Porsche Automobil Holding perde il 3,79% a 40,90 euro. In profondo rosso anche Renault a 38,73 euro, -6,25%.

Auto, ecco perché il settore è incerto

I numeri delle singole case sono pezzi di un puzzle automobilistico complicato e poco rassicurante. Le revisioni delle guidance giungono mentre l’Unione Europea sta finalizzando i piani su possibili dazi sui veicoli elettrici cinesi, mentre i produttori europei combattono con una domanda in calo profondo e così proseguono con tagli al personale e chiusure di fabbriche. Intanto proprio la Cina si sta rinvigorendo dopo i consistenti pacchetti di stimolo immessi nell’economia da parte delle autorità cinesi in quest’ultima settimana.

Auto, torna l’ipotesi di fusione Stellantis-Renault con anche Bmw

Per cercare di far fronte alle pessime condizioni presenti, torna il progetto ipotizzato lo scorso febbraio di metter tutto a fattor comune e fare squadra in Europa per far fronte all’avanzata delle vetture elettriche cinesi (Byd in testa): creare un mega gruppo che aggreghi Stellanti con Renault, ma si parla anche di un patto a tre con Bmw, molto forte nella produzione di auto elettriche di alta gamma, per creare l’Airbus dell’auto. Le voci erano già circolate mesi fa, con aperture di maggiore disponibilità all’operazione da parte dei francesi e più scetticismo in casa Stellantis. Una fusione tra Stellantis e Renault ingloberebbe ben 18 marchi: il quarto gruppo auto mondiale, creato dall’alleanza PSA-Fiat Chrysler è già considerato un gigante, apporterebbe 14 brand, tra i quali Fiat, Peugeot, Jeep e Citroën. Se Renault diventasse parte del nuovo polo aggiungerebbe 4 ulteriori brand.

Elkann e de Meo, idee diverse: incontro chiave il 15 ottobre

Il principale sponsor della fusione tra Stellantis e Renault sembrerebbe il presidente francese Emmanuel Macron, dal momento che lo Stato è azionista di Renault con il 15% e di Stellantis con il 6,1%. Il candidato favorito al vertice del nuovo colosso dell’auto è il ceo di Renault Luca de Meo, considerato Carlos Tavares, resterà in carica fino al 2026. Luca de Meo ha esternato interesse a cooperare e a dare vita a un “Airbus dell’auto europeo per unire gli sforzi e vincere le sfide su elettrificazione e concorrenza cinese, mentre maggiore scetticismo è emerso dalla dirigenza Stellantis. Secondo quanto riportato da Reuters, Elkann avrebbe affermato tempo fa: “Non c’è alcun piano in fase di studio per quanto riguarda le operazioni di fusione con altri produttori.” Inoltre, Tavares si è detto preoccupato nei confronti della omogenizzazione dei marchi in caso di creazione di un unico gruppo automobilistico di grande entità. Il rischio, infatti, è di appiattire le proposte e le innovazioni e di perdere competitività e attrattiva tra i consumatori. Inoltre, si teme che una fusione Stellantis-Renault possa svantaggiare l’Italia e rafforzare invece la quota francese nel comparto auto. Un riassetto della produzione sarebbe, secondo le prime valutazioni degli analisti, svantaggiosa per gli stabilimenti italiani già in sofferenza.

Ma le idde potrebbero schiarirsi con qualche dettaglio in più sulle strategie delle case automobilistiche europee nelle prossime settimane: il 13 ottobre inizierà il Salone di Parigi, ma soprattutto si attende l’incontro, previsto il 15 ottobre, tra Luca de Meo e Carlos Tavares al quale dovrebbe partecipare Oliver Zipse, ceo di Bmw.

Stellantis: rivisti gli obiettivi di margine operativo e cash flow

Stellantis sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia, seppur breve: nata solo nel 2021 dalla fusione di Fca e Psa. In questo quadro complicato la cfo di Stellantis, Natalie Knight, ha messo le mani avanti, tagliato le stime sui risultati del 2024 e confermando la difficoltà del gruppo nel centrare la guidance di ebit adjusted oltre il 10%, definendolo un obiettivo “ambizioso” e quindi anche di un free cash flow oltre 6 miliardi. Stellantis ha dunque comunicato due variazioni sulla guidance. Il margine operativo adjusted è atteso tra il 5,5% e il 7% per l’intero esercizio, in calo rispetto al precedente “a doppia cifra”. La riduzione, spiega un comunicato, è legata per circa due terzi alle azioni correttive in Nord America, altri fattori includono le vendite inferiori alle attese nel secondo semestre in diverse regioni. Per quanto riguarda il free cash flow industriale ora è previsto in un range tra -5 miliardi di euro e -10 miliardi di euro rispetto al precedente definito “positivo”. Attualmente il consenso Bloomberg prevede per il 2024 ricavi a 170 miliardi, un risultato operativo rettificato di 15,8 miliardi (margine del 9,3%) e un free cah flow industriale di 4,8 miliardi.

Lo stock di macchine invendute

Ora il colosso conferma di avere “in stock” parecchie auto non vendute, il che spiega le ultime super offerte, sia negli Usa che in Europa. Al di qua dell’oceano, risulta ai media specializzati che persino la Fiat Panda sta faticando, un best seller assoluto che potrebbe perdere – dopo oltre 10 anni – lo scettro di auto più venduta in Italia in favore della Dacia Sandero. Negli Usa, nel frattempo, le perdite sono a due cifre: nella prima metà dell’anno il crollo è stato del 16%, con Jeep nello specifico che ha perso il 9%, Ram il 26%, Chrysler è andata giù del 8% e Dodge ha perso il 16%. Neppure Alfa Romeo se la passa benissimo, avendo un appeal soprattutto europeo: secondo i dati di CarEdge, l’Alfa Romeo Giulia sarebbe la vettura che si vende con più lentezza negli Stati Uniti, con una permanenza in inventario di 617 giorni, più di un anno e mezzo. Nel frattempo Stellantis ha ridotto l’offerta anche di Stelvio e Tonale negli Usa.

Aston Martin, Volkswagen: stesso panorama oscuro

Aston Martin ha affermato che non prevede più di raggiungere un free cash flow positivo nel primo semestre e ha tagliato il suo obiettivo di volumi all’ingrosso per il 2024 di circa 1.000 veicoli per risolvere il problema. Volkswagen prevede per il 2024 un margine di profitto intorno a 5,6%, rispetto alle precedenti stime di 6,5-7%, facendo riferimento a una performance inferiore alle attese della divisione auto e al generalizzato deterioramento del quadro macro.

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