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Al G7 Agricoltura c’è il made in Italy, ma il confronto è su transizione green e povertà alimentare

Il G7 di Siracusa discute in maniera globale, ma poi bisogna agire. Documento di Confagricoltura con sei priorità. I bisogni dell’Africa

Al G7 Agricoltura c’è il made in Italy, ma il confronto è su transizione green e povertà alimentare

Sei priorità che rinviano a una lunga serie di altre necessità. Al G7 sull’agricoltura in corso a Siracusa c’è spazio per discutere, ma poi bisogna muoversi. Anche in questo caso, sul Paese che presiede il vertice calano responsabilità e iniziative. I rappresentanti dei Paesi del G7 sono davanti – ancora una volta – a sconvolgimenti epocali. Le sei priorità sono state raggruppate e presentate da Confagricoltura: politica agricola solida e sostenibile; transizione verde ed energetica; innovazione tecnologica; competitività e filiera alimentare globale; valorizzazione delle aree interne; comunicazione corretta e trasparente al consumatore. Il leader di Confagricoltura , Massimiliano Giansanti, del resto ieri è stato eletto Presidente del COPA, l’associazione che riunisce le principali organizzazioni professionali agricole dell’Ue.

L’organizzazione agricola italiana è tra le più note in Europa e nel suo documento ritiene che il settore agricolo può contribuire in maniera forte alla crescita economica e alla protezione dell’ambiente. Ora,
se non si dà spazio alla retorica e ai tradizionali convenevoli dei summit, i governi devono pensare ad azioni concrete ispirate alla sostenibilità, all’innovazione, alla competitività. I cambiamenti climatici non hanno confini e l’agricoltura, in crisi nei paesi forti, diventa tragedia nei paesi in via di sviluppo.

G7 Agricoltura, guardare all’Africa

Confagricoltura a Siracusa si è rivolta direttamente al ministro italiano dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, arrivato a questo vertice con dichiarazioni esaltanti sul made in Italy e sulla competitività dei prodotti. Nel 2023 l’export agricolo italiano è salito a 63 miliardi di euro. Lollobrigida ha fatto appello alla collaborazione e alle buone pratiche, ma i provvedimenti dei mesi scorsi su aree idonee per le rinnovabili, il dramma della siccità e l’aver strizzato l’occhio ai trattori in rivolta, non lo hanno irrobustito. In concreto il G7 dovrebbe definire programmi che guardano anche fuori da quell’Europa, dove sul ruolo dell’agricoltura nella transizione verde è aperta una partita dagli esiti incerti.

L’Africa è sicuramente il Continente più bisognoso, dove le terre asciutte o alluvionate significano fame, denutrizione ed esodi di migliaia di persone. Anche Coldiretti a Siracusa ha sostenuto che bisogna creare condizioni nuove per la crescita dell’attività agricola. Il presidente Ettore Prandini ha detto di temere la concorrenza di alcuni Paesi africani nel mercato agricolo europeo. Ma è difficile pensare che questa sia una priorità. Le cifre degli squilibri globali, di 700 milioni di persone nel mondo, che soffrono la fame e di povertà alimentare, come dice la Fao, non possono essere più ignorate. A cosa servono i G7?

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