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Barometro delle guerre, Israele bombarda il Libano, Netanyahu: “Nessuna tregua, avanti contro Hezbollah”. Zelensky incontra Biden

La proposta di tregua di 21 giorni avanzata da Francia e Stati Uniti cade nel vuoto, con la destra israeliana che pressa Netanyahu a rifiutare qualsiasi cessate il fuoco. Nel frattempo, Zelensky si prepara a presentare il suo “piano di vittoria” a Washington, mentre gli Usa annunciano altri 8 miliardi di aiuti per Kiev

Barometro delle guerre, Israele bombarda il Libano, Netanyahu: “Nessuna tregua, avanti contro Hezbollah”. Zelensky incontra Biden

Il conflitto tra Israele e Libano si sta intensificando in un contesto di tensioni geopolitiche e di umanità stravolta. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato, senza mezzi termini, che “non ci sarà cessate il fuoco”, esprimendo una determinazione a proseguire i combattimenti contro Hezbollah con “tutta la forza” disponibile. Questa affermazione giunge in un momento in cui diversi attori internazionali, inclusi Stati Uniti, Ue e paesi arabi, stanno facendo pressioni per una tregua di 21 giorni proposta da Francia e Usa. Tuttavia, funzionari israeliani, tra cui Netanyahu e il ministro degli Esteri Israel Katz, hanno escluso questa possibilità.

Nelle ultime ore, l’Ucraina ha vissuto un’escalation allarmante degli attacchi russi, con un’intensa offensiva che ha coinvolto missili e droni kamikaze. Nonostante le straordinarie capacità delle difese aeree ucraine, che hanno intercettato un numero significativo di attacchi, la situazione sul campo continua a farsi critica, con città come Vuhledar in grave pericolo. In questo clima di crescente tensione, oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si prepara ad affrontare momenti cruciali a Washington, dove incontrerà il presidente americano Joe Biden, e, subito dopo, la vice presidente Kamala Harris, ma sembra che Donald Trump non sarà in agenda. Il premier ucraino porterà con sé il suo “piano per la vittoria”, cercando di ottenere un sostegno concreto per il suo paese. Tuttavia, le aspettative potrebbero non essere soddisfatte.

Israele-Libano: nuova ondata di attacchi aerei

Le forze di difesa israeliane hanno recentemente avviato una nuova ondata di attacchi aerei, colpendo oltre 75 obiettivi legati a Hezbollah in Libano. Le conseguenze di queste azioni non sono solo militari; il numero di civili coinvolti aumenta drammaticamente per non parlare degli sfollati, ormai circa 90mila. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, circa 100 rifugiati siriani sono stati uccisi negli attacchi israeliani, un triste promemoria delle complicazioni di una guerra che non risparmia i vulnerabili. La situazione per questi rifugiati, già in fuga dagli orrori della guerra in Siria, si è ulteriormente deteriorata. Costretti a scegliere tra restare sotto il fuoco israeliano o tornare in aree controllate dal regime siriano, molti si trovano a vivere in condizioni disperate.

In mezzo a tutto questo, le tensioni sul campo di battaglia continuano a salire. Hezbollah ha dichiarato che i loro attacchi sono giustificati e mirati contro obiettivi militari. Secondo il gruppo, un missile balistico lanciato verso Tel Aviv conteneva 500 kg di esplosivo e mirava al quartier generale del Mossad, mentre gli attacchi israeliani a Younine hanno portato alla morte di almeno 23 siriani, la maggior parte donne e bambini. La spirale di violenza sembra non avere fine, con stime che parlano di quasi 700 vittime in sole 72 ore di bombardamenti.

Anche a livello di testimonianze, i cittadini bloccati in Libano, tra cui migliaia di britannici, vivono la frustrazione di non poter lasciare il paese a causa dei voli cancellati.

Le pressioni della destra israeliana e gli appelli internazionali

Il governo israeliano ha ricevuto pressioni dai suoi membri di destra per rifiutare qualsiasi tregua, sottolineando che Hezbollah non deve avere la possibilità di riorganizzarsi. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha affermato che la campagna militare deve finire schiacciando Hezbollah, mentre il ministro della Cultura, Miki Zohar, ha avvertito che un cessate il fuoco senza concessioni significative sarebbe un grave errore. Anche il ministro israeliano Orit Strock ha affermato che non esiste “un mandato morale” per una tregua, insistendo sul fatto che è necessario continuare a combattere fino a una vittoria decisiva.

Nonostante la tensione, figure religiose e intellettuali stanno chiedendo una risoluzione pacifica del conflitto. Il patriarca maronita Be’chara Boutros Rai ha invocato un intervento dell’Onu per fermare la guerra e avviare negoziati. Inoltre, oltre 50 personalità di spicco della cultura e della politica italiana hanno firmato un appello alla premier Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, chiedendo un immediato cessate il fuoco e il ripristino del diritto internazionale.

Le parole di Antonio Guterres risuonano come un grido d’allerta: “Evitate la guerra totale”. Anche l’Iran ha avvertito di una “catastrofe su vasta scala”, esprimendo preoccupazione per l’impatto del conflitto sulla stabilità della regione. Tuttavia, la determinazione di Netanyahu e altri leader israeliani a proseguire le operazioni militari ostacola gli sforzi diplomatici.

Ucraina in fiamme: si intensificano gli attacchi russi

Nella notte tra il 25 e il 26 settembre 2024, l’Ucraina ha vissuto un’ulteriore escalation della violenza con il lancio di sei missili e ben 78 droni kamikaze da parte delle forze russe. Secondo le informazioni fornite dall’Aeronautica militare di Kiev, le difese aeree ucraine hanno abbattuto quattro missili e 66 dei velivoli senza pilota, mostrando una determinazione che contrasta con la continua ondata di attacchi.

La situazione sul campo si fa sempre più grave, con città come Vuhledar sotto assedio e le forze russe che avanzano verso questa roccaforte ucraina. La pressione sulle difese ucraine è palpabile, mentre i bombardamenti si intensificano e il bilancio dei feriti aumenta, come dimostrano gli attacchi recenti a Zaporizhzhia, dove dieci persone sono rimaste ferite.

Zelensky all’Onu: “Pace reale e giusta”, mentre Putin discute la deterrenza nucleare

Mentre gli attacchi si intensificano, il presidente ucraino ha lanciato un appello urgente dal podio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, esortando il mondo a stare dalla parte dell’Ucraina e a cercare una “pace reale e giusta”, piuttosto che una “via d’uscita” che rischierebbe di legittimare l’aggressione russa. Le sue parole sono risuonate in un forum in cui la Russia, rappresentata solo da diplomatici di basso livello, era assente del suo leader, Vladimir Putin, che ha scelto di disertare l’evento.

Il presidente russo, nel frattempo, ha tenuto una riunione del Consiglio di sicurezza russo per discutere della deterrenza nucleare, sottolineando che qualsiasi minaccia alla sovranità russa, anche tramite armi convenzionali, potrebbe giustificare una risposta nucleare. Ha avvertito che una potenza nucleare che supporti un attacco alla Russia sarà considerata un “partecipante all’aggressione”, estendendo questa logica anche all’alleata Bielorussia.

Il piano di Zelensky non impressiona gli Usa

In risposta alla crescente aggressione russa, l’amministrazione Biden ha annunciato un ulteriore pacchetto di aiuti militari all’Ucraina, pari 8 miliardi, mentre il presidente americano ha promesso a Zelensky un aumento dell’assistenza a lungo raggio. Tuttavia, questo aiuto non è esente da critiche.

Oggi, Zelensky incontrerà Biden. Il presidente ucraino intende presentare il suo “piano per la vittoria”, ma le sue parole risuonano in un’atmosfera di crescente disillusione, mentre l’Occidente continua a ponderare le proprie strategie. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’amministrazione statunitense non è rimasta impressionata dalle sue proposte. Funzionari vicini alla Casa Bianca hanno espresso preoccupazione che il piano di Zelensky non sia altro che una richiesta di maggiori armi e della revoca delle restrizioni sui missili a lungo raggio, senza offrire una strategia chiara per un approccio globale alla situazione. “Non c’è niente di nuovo,” ha dichiarato uno degli alti funzionari evidenziando così la necessità di un approccio più articolato e innovativo in un momento così critico per l’Ucraina.

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