Tasse sugli extraprofitti o contributo di solidarietà? È questo il dilemma che infiamma il dibattito politico italiano mentre le banche festeggiano grazie agli utili stratosferici. Negli ultimi due anni, infatti, i profitti delle banche italiane sono schizzati alle stelle grazie al boom dei ricavi legati all’aumento degli interessi sui prestiti, mentre quelli sui depositi rimangono stagnanti. Secondo i calcoli della Fabi, il principale sindacato dei bancari, questi utili potrebbero generare un gettito aggiuntivo di 1,3 miliardi. E mentre le casse delle banche si gonfiano, Matteo Salvini promette che “tutti daranno il loro contributo”, ma le tensioni tra governo e istituti di credito non si placano. Il clima è teso e le aspettative sono alte: riuscirà il governo a trovare un accordo che soddisfi tutti?
Differenza tra tassa sugli extraprofitti e contributo di solidarietà
Al cuore della questione si trovano due proposte chiave. La tassa sugli extraprofitti è quella “sgradita” imposta mirata sui profitti eccezionali delle banche, concepita per tassare quei guadagni che superano una certa soglia. Invece, il contributo di solidarietà è un’iniziativa più flessibile e collaborativa, in cui le banche sarebbero invitate a contribuire volontariamente per il bene pubblico. Entrambe le opzioni suscitano dibattito, ma mentre la tassa mira a un’azione diretta contro profitti ritenuti eccessivi, il contributo punta a un approccio di responsabilità condivisa. Ma non si tratta solo di banche: anche le assicurazioni e le imprese dell’energia sono sotto la lente d’ingrandimento, con profitti eccezionali che sollevano richieste di maggiore responsabilità.
Il grande gap tra tassi sui prestiti e depositi
Il crescente interesse verso gli extraprofitti è legato alla forbice tra i tassi applicati ai prestiti, che hanno raggiunto il 4,8%, e quelli sui conti correnti, che restano quasi a zero. Con i prestiti sempre più costosi e i risparmi degli italiani non adeguatamente remunerati, le banche hanno accumulato oltre 66 miliardi di euro di utili in due anni. I profitti lordi delle banche italiane sono stati di 25,5 miliardi nel 2022 e di 40,6 miliardi nel 2023, spinti dall’aumento del margine di interesse, che è cresciuto grazie al rialzo dei tassi di interesse della Bce. Una torta decisamente allettante per lo Stato, che valuta un prelievo sugli extraprofitti.
Contributo di solidarietà: quanto potrebbe incassare lo Stato?
Secondo un’analisi della Fabi, un contributo di solidarietà da parte delle banche potrebbe portare tra i 661 milioni e 1,3 miliardi di euro. Con un’aliquota dell’1%, lo Stato incasserebbe circa 255 milioni solo nel 2022, che diventerebbero 661 milioni con un prelievo del 2%. Nel 2023, con un prelievo del 2%, si aggiungerebbero ulteriori 813 milioni. In un periodo in cui il costo del denaro ha raggiunto livelli record, il margine d’interesse delle banche è esploso, passando dai 45,5 miliardi del 2022 ai 62,1 miliardi del 2023. Cifre niente male, ma il contributo divide il governo e genera preoccupazioni nel sistema bancario, che teme un aggravio fiscale.
La “paradisiaca” pressione fiscale delle banche e le sue implicazioni
Il contesto fiscale delle banche italiane è un altro elemento chiave in questo dibattito. Secondo uno studio di Unimpresa, il sistema bancario italiano gode di una pressione fiscale piuttosto “soft”, con un tax rate del 20,1% nel 2023, ben al di sotto della media nazionale del 42%. Nel 2022, le banche hanno versato 4,3 miliardi di tasse, e nel 2023, il contributo è salito a 8,1 miliardi, per un totale di 12,5 miliardi in due anni. Tuttavia, la pressione fiscale rimane ben al di sotto rispetto a quella sostenuta da lavoratori e imprese italiane. In sei anni, hanno versato 22,6 miliardi di euro al fisco, ma molti ritengono che, dato l’ammontare degli utili, questo contributo sia ancora troppo basso rispetto a quanto versato dalle imprese italiane.
Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, sottolinea che la tassa sugli extraprofitti rappresenterebbe una misura di equità sociale, visto che quei profitti record derivano da fattori esterni, come l’aumento dei tassi di interesse, piuttosto che da meriti interni delle banche. Tuttavia, il governo sembra incerto sulla strada da seguire, e il rischio è di finire in un “tira e molla” che confonderebbe mercati e investitori, come è già successo in passato.
Tasse sugli extraprofitti o contributo di solidarietà: cosa farà il governo?
Dietro le quinte del dibattito sugli extraprofitti, si celano tensioni all’interno della maggioranza di governo. Da un lato, Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ha inizialmente spinto per un contributo legato alla liquidità delle banche per aumentare le entrate dello Stato, pur ribadendo la sua contrarietà a una “tassa punitiva sugli extraprofitti”. La sua dichiarazione ha suscitato il malcontento tra i banchieri, che si aspettavano tutt’altro. Così, Tajani ha fatto retromarcia, suggerendo l’apertura di un tavolo di dialogo con le banche per concordare “soluzioni utili al bilancio pubblico”, senza forzature. Dall’altro lato, Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, ha assunto un atteggiamento più prudente affidandosi a dichiarazioni di circostanza. “Se chiediamo sacrifici a operai e artigiani, anche le banche e le assicurazioni devono fare la loro parte”, ha affermato, suggerendo che la sua visione è quella di un contributo equilibrato, ma evitando di entrare nello scontro frontale, lasciando la disputa principale tra Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Mentre la politica discute, gli analisti calcolano l’impatto di queste misure: con una tassazione del 2%, il prelievo potrebbe incidere tra lo 0,2% e lo 0,5% della capitalizzazione di mercato delle banche. In parole povere, nessuna catastrofe finanziaria, ma neanche un colpo di fortuna per il Fisco.
Insomma, tra tasse sugli extraprofitti e contributi di solidarietà, la partita è ancora aperta. Le banche guardano con apprensione, il governo è spaccato e i cittadini, come sempre, aspettano di vedere chi sarà chiamato a fare la propria parte. Una cosa è certa: il dibattito è lontano dalla conclusione e, nel frattempo, i risparmi degli italiani continueranno a fruttare quasi nulla.