Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha approvato ieri sera, in esame definitivo, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef in Poste Italiane, al fine di determinare il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell’economia e delle finanze, superiore al 50%. Lo si legge nella nota diffusa dopo il Cdm.
In questa percentuale è compresa sia la parte del capitale sociale detenuta dal ministero dell’Economia, che attualmente ha il 29,26%, sia quella di Cassa depositi e prestiti – società pubblica che gestisce i risparmi postali degli italiani e che è controllata dal ministero stesso – che ha il 35% di Poste Italiane.
Il decreto era stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio scorso, e aveva successivamente ottenuto il parere favorevole di tutte le commissioni competenti alla Camera e al Senato. Inizialmente era circolata una bozza del decreto che conteneva una clausola secondo cui la partecipazione dello Stato al capitale di Poste Italiane non dovesse scendere al di sotto del 35 per cento complessivo, ma dopo molte polemiche politiche il governo ha deciso di alzare la soglia al 50 per cento.
Quello di Poste è uno dei tasselli del piano di privatizzazioni attraverso con cui l’esecutivo spera di incassare 20 miliardi di euro in tre anni.