Tre serate e tre situazioni sceniche inedite, con temi e toni diversi ma accomunati dalla voglia di coinvolgere il pubblico nelle grandi sfide ambientali. Al MUSE il teatro racconta l’Antropocene, l’epoca geologica attuale in cui l’ambiente terrestre viene fortemente compromesso su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana.
La rassegna, che si avvale della consulenza artistica di Andrea Brunello (Arditodesìo) e del coinvolgimento di tre affermati centri di produzione culturale Office for a Human Theatre (OHT), Oriente Occidente e Florian Metateatro, si sviluppa in tre luoghi diversi del MUSE: il giardino, la sala conferenze e il Big Void, il grande spazio centrale del museo.
Calendario degli spettacoli
Il primo spettacolo, in programma martedì 24 settembre alle 20.30 nel giardino MUSE (in museo in caso di maltempo), è “Frankenstein reading session”, una produzione di Office for a Human Theatre (OHT), con Filippo Andreatta. L’incontro tra Frankenstein e la sua creatura, cuore del romanzo di Mary Shelley, dà vita a pagine ricche di pathos: sul Monte Bianco, davanti a un piccolo fuoco, la creatura si espone, prende parola e racconta del lungo apprendimento del linguaggio, del mondo, di se stesso.
Mercoledì 25 settembre alle 20.30, in sala conferenze, andrà in scena “Strada maestra”, spettacolo teatrale di e con Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich, prodotto da Florian Metateatro.
“Strada maestra” è il racconto del progetto di ricerca “Terramadre”, grazie al quale l’attrice/autrice e l’attore/autore hanno esplorato diversi territori e incontrato molteplici umanità che vivono e lavorano a stretto contatto con la natura. Un viaggio che ha un unico obiettivo: osservare il mondo da una prospettiva oggettiva, senza l’io e senza giudizio.
Infine, giovedì 26 settembre alle 20.30, nel Big Void, il museo accoglierà “La notte è il mio giorno preferito”, spettacolo di danza di e con Annamaria Ajmone, prodotto da Oriente Occidente.
“La notte è il mio giorno preferito” è una riflessione sul rapporto con l’Altro attraverso una meditazione sugli animali e sugli ecosistemi in cui vivono. L’animale e il vegetale, l’organico e l’inorganico si fondono nello spazio oscuro della foresta notturna. Una foresta né vergine né idealizzata, ma tecno-naturale, che include e trasforma i segni lasciati dai propri abitanti.