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Borsa 9 settembre: si tenta il rimbalzo dopo il tracollo della scorsa settimana. Occhi su Bce e Fed

Dopo il calo di Wall Street e il cattivo umore delle borse asiatiche, le borse europee dovrebbero avere la forza di rimbalzare oggi. Questa settimana la Bce si pronuncerà sui tassi, la prossima sarà il turno della Fed

Borsa 9 settembre: si tenta il rimbalzo dopo il tracollo della scorsa settimana. Occhi su Bce e Fed

Un’altra settimana di passione se n’è andata con borse in rosso e debole andamento delle economie e ora la resa dei conti con le decisioni delle banche centrali è ormai alle porte: questa settimana la Bce, la prossima la Fed. Anche l’Asia è in calo con il Pil del Giappone che rallenta e la Cina che teme la deflazione. In tutto ciò le borse europee dovrebbero aver la forza di rimbalzare stamane, in base alle indicazioni fornite dai future.

Su Wall Street solo segni rossi: torna il sospetto di recessione

Venerdì il tanto atteso dato sul mercato del lavoro non ha fatto che confermare i timori che l’economia Usa stia rallentando troppo. In settimana l’indice Nasdaq ha accumulato un calo di quasi il 7% e l’indice S&P 500 di quasi il 5%, mentre Nvidia che dal novembre 2022 è stata la locomotiva di Wall Street è arrivata a perdere in settimana il 14%. Solo venerdì l’S&P500 ha perso l’1,7% e il Nasdaq il 2,5%.

L’Europa, appesantita da una Germania molto sotto tono, ha perso in settimana oltre il 3%. Ed è proprio dalla zona euro che si inizierà a fare i conti con la banca centrale: questo giovedì 12 settembre Christine Lagarde è attesa tagliare di nuovo i tassi di 25 punti base, dopo la prima sfobiciata di giugno, la prima in due anni.

Con la Fed l’appuntamento è la prossima settimana, mercoledì 18 settembre. Gli ultimi dati Usa hanno insinuato tra gli investitori che la più grande economia del mondo sia sull’orlo di una recessione e molti vedono la necessità, per cercare di mettere una toppa, di un taglio drastico dei tassi, di 50% invece del più soft di 25 pb. Ma ci sarà da vedere che cosa potrebbe accadere al dollaro se si tagliasse troppo perchè potrebbe indebolirsi ulteriormente rispetto allo yen con potenziali ripercussioni sulle posizioni di carry trade.

L’economia del Giappone rallenta. La Cina teme la deflazione

La debolezza economica si sente anche in Asia e non solo in Cina come sta accadendo da mesi, ma anche in Giappone che nel secondo trimestre è cresciuto meno delle attese. Inoltre stamane in Asia si fanno sentire gli effetti della chiusura negativa di Wall Street di venerdì. L’indice MSCI Asia Pacific è in calo di circa l’1,1%, sui minimi delle ultime tre settimane.

Da una parte la corsa all’apprezzamento dello yen sul dollaro si è fermata stanotte (Cross a 142,8), dall’altra la borsa di Tokyo, dopo un’apertura in calo di circa il 3%, migliora ma chiude con un calo dello 0,69%, quinta seduta consecutiva di ribasso. L’economia giapponese è cresciuta nel secondo trimestre a un ritmo leggermente più lento rispetto alle stime iniziali del governo, ma la Banca del Giappone andrà avanti sulla strada del rialzo dei tassi di interesse. Il Pil del Giappone è cresciuto a un ritmo annualizzato del +2,9% nei tre mesi fino a giugno rispetto al trimestre precedente, ha dichiarato lunedì l’Ufficio di Gabinetto. Il risultato si confronta con una stima preliminare del +3,1%. In termini non aggiustati per l’inflazione, l’economia è progredita dell’1,8% rispetto al trimestre precedente e i dati hanno riaffermato che il valore totale dell’economia ha superato i 600.000 miliardi di yen (4.200 miliardi di dollari) per la prima volta nella storia, un obiettivo fissato un decennio fa dai politici giapponesi. La spesa dei consumatori è cresciuta dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, in un segno di ripresa dopo essere scesa per quattro trimestri consecutivi. “I dati di oggi non influenzeranno realmente la posizione politica della BOJ”, ha detto Takeshi Minami, capo economista dell’Istituto di ricerca Norinchukin. “È improbabile che alzeranno i tassi questo mese, data l’instabilità dei mercati finanziari, ma hanno chiarito che un rialzo dei tassi è nella loro mente, quindi penso che un altro rialzo entro l’anno sia possibile”.

Sulla stessa linea, perde terreno Shenzhen, che ritraccia dello 0,93%. In forte calo Hong Kong (-1,69%); sulla stessa linea, sotto la parità Seul, che mostra un calo dello 0,22%. Sui livelli della vigilia Mumbai (+0,21%); leggermente negativo Sydney (-0,32%).

In Cina è confermato un rischio di deflazione dopo la debole crescita dei prezzi al consumo, saliti ad agosto di appena lo 0,6% a fronte dello 0,5% di luglio e dello 0,7% delle previsioni degli analisti. Il dato, diffuso dall’Ufficio nazionale di statistica, è il più alto da febbraio e segna il settimo mese di fila di inflazione, anche se minima. I prezzi alla produzione, invece, sono crollati dell’1,8% dallo 0,8% di luglio, facendo anche peggio delle stime della vigilia a -1,4%: il calo continua da 23 mesi riflettendo la debolezza della domanda interna. L’ex governatore della Banca centrale cinese (Pboc), Yi Gang, ha avvertito la scorsa settimana che Pechino aveva bisogno di una “politica fiscale proattiva” e di misure monetarie “accomodanti” per sostenere la domanda. Il deflatore del Pil cinese, che misura l’impatto dell’inflazione sul valore reale della produzione totale di un’economia, è stato negativo negli ultimi trimestri, ha notato Yi, a indicare l’insidia delle forze deflazionistiche nell’economia.

La borsa dell’India è poco mossa, in calo dello 0,2% l’indice KOSPI di Seul.

Il petrolio WTI rimbalza dopo cinque sedute consecutive di ribasso, a 68,5 dollari il barile, +1%. Nel Golfo del Messico è in via di formazione un uragano: se non ci saranno cambiamenti di direzione, i venti e le piogge dovrebbero colpire le coste della Louisiana e del Texas intorno al fine settimana.

Borse europee: che cosa seguire oggi

Le borse dell’Europa dovrebbero rimbalzare e aprire in rialzo, il future dell’indice EuroStoxx50 guadagna lo 0,5%.

Sanlorenzo ha comunicato che, tra tra il 2 e il 6 settembre 2024, ha acquistato complessivamente 35.000 azioni ordinarie al prezzo medio di 34,31 euro per azione, per un controvalore complessivo di 1.200.896,95 euro. Ora l’azienda leader nel settore della nautica di lusso detiene 166.459 azioni proprie.

Stellantis. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha detto che l’Unione Europea dovrebbe decidere già l’anno prossimo se ripensare la normativa che vieta la vendita di nuove auto a benzina e diesel nel blocco dei 27 Paesi a partire dal 2035. Intanto Stellantis ha annunciato sabato che sta richiamando 1,46 milioni di veicoli in tutto il mondo a causa di un malfunzionamento del software del sistema antibloccaggio dei freni che può aumentare il rischio di incidenti.

Enel. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha anche detto che l’Italia ha in programma di mettere a punto, entro l’inizio del 2025, norme che consentano l’uso di nuove tecnologie per l’energia nucleare. In particolare, sta lavorando alla creazione di una newco con partnership tecnologica straniera per la costruzione di reattori nucleari nel paese. Il responsabile della divisione reti elettriche di Enel, Gianni Vittorio Armani, ha detto che il colosso energetico è interessato a studiare nuove tecnologie per l’energia nucleare, tra cui i piccoli reattori modulari.

A2A. L’ad Renato Mazzoncini, ha dichiarato che la nomina del ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto a commissario Ue potrebbe facilitare il dialogo con Bruxelles sul tema del rinnovo delle concessioni idroelettriche.

Edison. L’ad Nicola Monti, ha detto che un ritorno a Piazza Affari, da cui la società è uscita nel 2012 (è quotata solo l’azione di risparmio), non è da escludere e che i proventi della vendita degli stoccaggi a Snam verranno dedicati a operazioni di M&A con uno sguardo a Grecia e Spagna.

Mps. Il sottosegretario al Tesoro, Federico Freni, ha detto che verranno rispettati i tempi per la cessione delle sue quote ma senza alcuna fretta.

Unicredit starebbe programmando con i sindacati un pacchetto di 1.000 esodi incentivati attraverso il Fondo di Solidarietà, di cui 320 già individuati e 680 da concordare entro il 2030.

Leonardo. Il presidente Stefano Pontecorvo, in una intervista a Il Corriere della Sera di sabato ha detto che la spesa per la difesa andrebbe dedotta dal calcolo del deficit pubblico, almeno in una prima fase, per permettere ai paesi europei che appartengono anche alla Nato di incrementare i loro investimenti nel settore verso la soglia del 2% del pil. La collaborazione con Rheinmetall su nuovo carro armato procede bene e Leonardo è aperta ad altre cooperazioni con altri, ha aggiunto il presidente.

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