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Borsa 6 settembre: il lavoro Usa e il crollo della produzione industriale tedesca deludono i mercati

I dati macro non aiutano le Borse ma l’America fa peggio dell’Europa, su cui pesano anche le vicissitudini di Raiffeisen Bank in Russia. Nel Nasdaq Nvidia sempre giù

Borsa 6 settembre: il lavoro Usa e il crollo della produzione industriale tedesca deludono i mercati

I listini europei chiudono oggi in netto calo, dopo un tentativo di recupero a metà giornata, presto naufragato in sintonia con Wall Street. La volatilità odierna è stata indotta dall’attesissimo rapporto di agosto sul lavoro non agricolo negli Stati Uniti, si tratta dell’ultimo report di peso prima della riunione della Fed del 18 di settembre. I numeri sono inferiori alle attese e questo si presta a un doppio sguardo: da un lato fa salire le probabilità di un taglio dei tassi Usa dello 0,50%; dall’altra incrementa i timori di una possibile recessione nella prima economia mondiale.

Con questo sentimento strabico Piazza Affari perde l’1,17%, Francoforte segna -1,63%, Amsterdam -1,41%, Parigi -1,07%, Madrid -0,83%, Londra -0,71%.

A New York soffre soprattutto il Nasdaq, -2,23%. Nvidia cede circa il 5% e lo S&P 500 (-1,41%) si prepara a chiudere la peggior settimana dell’anno.

Il dollaro si muove debole contro lo yen, mentre il petrolio è in calo. Salgono i prezzi dei T-Bond e arretrano ulteriormente i rendimenti.

Lavoro Usa sotto le attese in agosto, crolla la produzione industriale tedesca

Tornando alla notizia del giorno, che sta sollevando tanto polverone: i posti di lavoro non agricoli creati in agosto negli Stati Uniti sono risultati inferiori alle attese (142 mila contro stime di 161 mila), ma la disoccupazione è scesa al 4,2% dal 4,3%, come previsto. I salari orari medi sono aumentati di 14 centesimi, lo 0,4%, a 35,21 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 3,83%. Questi numeri dividono ora gli analisti. C’è chi ritiene che non siano abbastanza deboli da indurre la Fed a un allentamento più aggressivo e chi invece reputa che la Fed rischi addirittura di arrivare lunga dopo la pesante stretta attuata. Secondo il Sole 24 ore al momento i trader danno il 55% di possibilità di un taglio di 50 punti, contro il 45% di possibilità per un taglio di 25 punti base. In ogni caso i mercati, dopo una prima reazione positiva, hanno cominciato a perdere quota.

L’Europa tra l’altro ha anche le sue gatte da pelare. Eurostat ha reso noto che la crescita della zona euro e dell’Ue nel secondo trimestre del 2024 è stata dello 0,2%, rispetto al trimestre precedente e quindi inferiore rispetto allo 0,3% della stima flash. Nel primo trimestre, il PIL era cresciuto dello 0,3% in entrambe le zone. Rispetto allo stesso trimestre del 2023, è aumentato dello 0,6% nell’Eurozona e dello 0,8% nell’Ue a 27. 

La Germania, prima economia della regione, continua a far risuonare campanelli di allarme: la produzione industriale a luglio è scesa del 2,4%, rispetto al -0,3% previsto dagli analisti.

Un quadro economico poco entusiasmante che mantiene l’euro-dollaro in un mare poco mosso, per un cambio di 1,11. Il petrolio non vede spunti di ottimismo in un mondo dove le principali economie rallentano. I future di Brent e Wti perdono oltre l’1,5%, per prezzi sotto i 72 e sotto 68 dollari al barile.

Piazza Affari, tengono le utility, banche in rosso

In Piazza Affari l’onda d’urto non ferisce le utility, ma il resto del listino principale va giù, in un giorno in cui la politica è ancora tutta concentrata sull’affaire “Sangiuliano-Boccia”, su cui le dimissioni del ministro della cultura cercano di mettere la parola fine.

Le banche, tradizionale barometro dell’azionario milanese, sono negative a partire da Mps -2,73%, Pop di Sondrio -2,48%, Intesa -2,25%, Bper -2,18%. Al complesso di notizie si è aggiunta oggi la novità che un tribunale ha congelato i titoli della divisione russa della banca austriaca Raiffeisen Bank (-6,89%). Divisione che l’istituto voleva scorporare. Raiffeisen ha annunciato che ricorrerà contro la decisione del giudice russo, ma lo stop ha messo di malumore il settore a livello europeo, anche perché si tratta del maggior blocco di asset fatto finora nel braccio di ferro tra Mosca e l’Occidente.

La parte più rossa del Ftse Mib è occupata poi da Prysmian -3,9% ed Stm -3,08%. Realizzi su Telcom -2,72% e Unipol -2,26%, mentre il lusso arretra ancora con Cucinelli -1,94%.

Le utility sono l’argine alto del listino, con l’eccezione di Italgas, che cede il 2,23% dopo che fonti stampa hanno scritto che la società ricorrerà a un aumento di capitale da un miliardo nell’ambito dell’operazione per la possibile acquisizione di 2i Rete Gas. Bene invece Hera +1,37%, A2a +1,07%, Enel +0,8%, Erg +0,49% Terna +0,2%.

Spread stabile 

I titoli di Stato chiudono una seduta positiva, con i rendimenti che scendono. Su secondario il Btp decennale arretra al 3,54% e il Bund di pari durata al 2,14%, per uno spread in leggero allargamento a 140 punti base.

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