Sale la pressione attorno al premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l’uccisione di 6 ostaggi da parte di Hamas. Migliaia di israeliani si sono radunati in tutto il Paese ieri per protestare contro il Governo, mentre dagli Stati Uniti arriva il duro attacco del presidente Joe Biden che ha accusato Netanyahu di non stare facendo abbastanza per raggiungere l’accordo a Gaza.
Le proteste in Israele
Grandi proteste in Israele per spingere il suo governo a trovare un accordo con Hamas che preveda la liberazione degli ostaggi rapiti durante gli attacchi dello scorso 7 ottobre.
Le nuove proteste erano partite nel corso del weekend, quando erano stati scoperti i corpi dei sei ostaggi in un tunnel sotto Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo Israele, gli ostaggi sarebbero stati uccisi da Hamas uno o due giorni prima di essere trovati.
La scoperta ha provocato sconcerto in tutto il Paese, portando l’Histadrut, il più grande sindacato israeliano, a indire il primo sciopero generale dall’inizio dell’invasione della Striscia. Nel pomeriggio di ieri, il tribunale del lavoro ha ordinato la fine delle proteste, ma il Forum delle famiglie degli ostaggi ha incoraggiato la popolazione a continuare le manifestazioni nonostante la decisione. “Si tratta di salvare gli ostaggi che sono stati abbandonati dal primo ministro Benyamin Netanyahu con la decisione del gabinetto di giovedì scorso,” afferma il Forum, riferendosi al voto dei ministri che hanno deliberato di non ritirare le truppe dal corridoio Filadelfia, la lingua di terra che fa da cuscinetto tra Egitto e Striscia di Gaza.
Biden: Netanyahu non sta facendo abbastanza per raggiungere un accordo
Il presidente statunitense Joe Biden e Bibi Netanyahu sembrano ormai ai ferri corti mentre si protraggono inutilmente da mesi i negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri sotto i continui attacchi di Israele a Gaza. Dopo le esecuzioni degli ostaggi e delle manifestazioni di massa in Israele, Biden ha risposto con un perentorio “no” ai reporter che gli chiedevano se pensasse che Netanyahu stia facendo abbastanza. Quindi ha detto che “siamo molto vicini” a presentare una proposta finale questa settimana e che “la speranza è eterna”, prima di incontrare con Kamala Harris nella Situation Room il suo team di negoziatori per avere un aggiornamento e discutere “i prossimi passi”.
Secondo fonti di Axios, si tratterà di una proposta con Egitto e Qatar da “prendere o lasciare” nel giro di due settimane “perché non si può continuare a negoziare a oltranza”.
Netanyahu: “Parole sconcertanti, nessun ritiro dal Corridoio Filadelfia”
“È sconcertante che stia facendo pressioni su Netanyahu, che ha accettato la proposta Usa già il 31 maggio e la proposta ponte il 16 agosto, e non sul leader di Hamas Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi intesa”, la sua dichiarazione “è particolarmente pericolosa, tanto più che giunge solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano”, replica l’ufficio del premier israeliano.
Poi in una conferenza stampa in serata Netanyahu ha chiesto perdono alle famiglie dei sei ostaggi uccisi “per non essere riusciti a riportarli a casa vivi”, promette che “Hamas pagherà per questo un duro prezzo” e sembra mettere quasi una pietra tombale sull’accordo chiudendo ad ogni ipotesi di ritiro dal corridoio Filadelfia al confine tra la Striscia e l’Egitto.
“Il conseguimento degli obiettivi della guerra passano per un unico luogo: il corridoio Filadelfia, che è la linfa vitale per Hamas, per la fornitura di armi e la costruzione di tunnel”, ha detto Netanyahu illustrando una mappa con una bacchetta e annunciando che non ci sarà nessun ritiro dell’esercito israeliano da quel corridoio, “essenziale e determinante per il nostro futuro”. “Siamo nel pieno di una guerra esistenziale contro l’Iran, la nostra vittoria dipende dalla nostra unione”, ha messo in guardia con un appello contro le divisioni, per poi avvertire: “Ci hanno ucciso sei ostaggi a sangue freddo con un colpo alla nuca. Non credo che qualcuno ci possa chiedere altre concessioni, non credo che Biden possa aver detto che non siamo seri”.
Regno Unito sospende parzialmente la fornitura di armi a Israele
Nel frattempo il governo britannico, con una mossa senza precedenti, ha deciso di sospendere parzialmente la fornitura di armi a Tel Aviv, per il “chiaro rischio che possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale”.