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Google condannata per monopolio da un giudice Usa: investimenti milionari per dominare le ricerche online

Secondo un tribunale federale Usa il colosso avrebbe investito miliardi di dollari in contratti esclusivi per diventare il motore di ricerca predefinito su smartphone e browser web in tutto il mondo. Google farà appello

Google condannata per monopolio da un giudice Usa: investimenti milionari per dominare le ricerche online

Google ha agito illegalmente per mantenere il proprio monopolio nelle ricerche online. Lo ha stabilito un giudice federale degli Stati Uniti, Amit P. Mehta della corte distrettuale di Columbia, in una sentenza storica che segna una pietra miliare nella lotta contro i giganti del digitale e potrebbe influenzare radicalmente il mercato tecnologico globale.

Google condannata: ecco cosa è successo

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, insieme a vari stati, ha portato Alphabet (casa madre di Google) in giudizio accusando la società di aver consolidato la propria posizione dominante pagando miliardi di dollari ad altre compagnie, come Apple e Samsung. Questi pagamenti miravano a fare di Google il motore di ricerca predefinito su smartphone e altri dispositivi. Solo nel 2021, Google ha speso oltre 26 miliardi di dollari in questi accordi. Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia hanno sostenuto che Google controlla circa il 90% del mercato delle ricerche negli Stati Uniti.

La sentenza

Nel suo verdetto di 277 pagine, il giudice Amit P. Mehta ha stabilito che Google ha violato la Sezione 2 dello Sherman Act, una legge cruciale per la regolamentazione della concorrenza. “Dopo aver attentamente considerato e soppesato le testimonianze e le prove, la corte giunge alla seguente conclusione: Google è un monopolista e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio,” ha dichiarato Mehta. Questo verdetto conclude che i contratti esclusivi stipulati da Google le hanno permesso di escludere concorrenti potenziali come Bing e DuckDuckGo di Microsoft. Secondo Mehta, Google non ha mai fornito giustificazioni valide per questi accordi di esclusività, e ha utilizzato il suo potere monopolistico per imporre prezzi elevati nella pubblicità associata alle ricerche.

La sentenza rappresenta il culmine di un lungo processo, durato 10 settimane e svoltosi nel 2023, ha messo in luce la portata e l’impatto delle pratiche anticoncorrenziali di Google. Mehta ha riconosciuto l’importanza della causa, affermando: “L’importanza e il significato di questo caso non mi sfuggono, non solo per Google ma per il pubblico.”

Le conseguenze

Non è ancora chiaro quale sanzione Google dovrà affrontare per la violazione delle leggi antitrust. Tuttavia, la decisione potrebbe stabilire un precedente significativo per futuri casi contro altri giganti tecnologici come Apple, Amazon e Meta. Le indagini che hanno portato a questa sentenza sono iniziate durante l’amministrazione Trump e si sono intensificate sotto il presidente Biden.

La risposta di Google

Google ha annunciato l’intenzione di fare appello contro la sentenza, sottolineando che la sua posizione di mercato è il risultato di offrire un servizio migliore rispetto ai concorrenti, come Bing di Microsoft. L’azienda ha dichiarato: “Continueremo a difendere la nostra posizione e a dimostrare che i nostri accordi non violano le leggi antitrust.” C’è la concreta possibilità che il caso finisca alla Corte Suprema, il che potrebbe prolungare ulteriormente il processo giudiziario.

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