La Via Appia, conosciuta come “Regina Viarum” o “Regina delle strade”, è stata ufficialmente inserita nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il prestigioso riconoscimento arriva in occasione della 46ª sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, tenutasi a Nuova Delhi. È il 60º sito italiano iscritto nella lista Unesco, che così stacca la Cina (ferma a 59) in testa alla classifica dei Paesi con il maggior numero di beni iscritti.
È la prima candidatura promossa direttamente dal ministero della Cultura, che ha coordinato l’intero processo e preparato la documentazione necessaria per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale.
Collaborazione multi istituzionale
Il successo della candidatura della Via Appia è il risultato di un intenso lavoro di squadra che ha coinvolto numerose istituzioni a vari livelli. In particolare, hanno partecipato al processo quattro Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), tredici Città metropolitane e Province, settantaquattro Comuni, quattordici Parchi, venticinque Università e numerose rappresentanze delle comunità territoriali. Anche il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere la candidatura.
“Esprimo tutta la mia soddisfazione e il mio orgoglio per il grande risultato ottenuto. La ‘Via Appia. Regina Viarum’ da oggi è patrimonio mondiale dell’umanità. L’Unesco ha colto l’eccezionale valore universale di una straordinaria opera ingegneristica che nei secoli è stata essenziale per gli scambi commerciali, sociali e culturali con il Mediterraneo e l’Oriente. Congratulazioni a tutte le istituzioni e comunità che hanno collaborato con il ministero della Cultura per arrivare a questo prestigioso traguardo. È un riconoscimento del valore della nostra storia e della nostra identità, dal quale può nascere una valorizzazione in grado di portare benefici economici ai territori interessati” ha commentato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
La storia della Via Appia
La Via Appia fu costruita nel 312 a.C. per volere del censore Appio Claudio Cieco, da cui prende il nome. Conosciuta per la sua straordinaria ingegneria e per la qualità della costruzione, la Via Appia è rimasta un simbolo della potenza e della lungimiranza romana. Originariamente, collegava Roma a Capua, fu estesa fino a Benevento e successivamente a Taranto fino a completare il percorso fino a Brindisi intorno al 190 a.C., diventando una delle strade più importanti dell’Impero Romano.
La strada serviva principalmente per il rapido movimento delle truppe verso l’Italia meridionale, ma divenne anche una via di commercio cruciale, facilitando l’afflusso di prodotti artigianali e promuovendo l’apertura culturale della società romana verso la cultura greca.
Nel 71 a.C., circa 6.000 schiavi ribelli guidati da Spartaco furono crocifissi lungo la strada tra Roma e Capua. La Via Appia fu restaurata ed ampliata durante gli imperi di Augusto, Vespasiano, Traiano e Adriano. Traiano costruì anche la Via Appia Traiana, una diramazione che da Benevento raggiungeva Brindisi attraverso un percorso costiero e pianeggiante.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la manutenzione della strada cessò, portando al suo graduale abbandono. Tuttavia, nel 535, Procopio la descrive ancora in buono stato. Negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, il tratto iniziale della Via Appia divenne una residenza esclusiva dell’alta società romana. Nel 1988, per tutelare il patrimonio storico-archeologico e paesaggistico, fu istituito il parco regionale dell’Appia antica. Oggi, ampi tratti della strada sono conservati e in parte ancora utilizzati per il traffico automobilistico nel Lazio, Campania, Basilicata e Puglia.
Oggi, la Via Appia rappresenta non solo un’importante testimonianza del passato romano, ma anche un percorso di grande valore paesaggistico e culturale.
La lista dei 60 siti Unesco italiani
Il primo sito italiano è stato iscritto nel 1979. Al 2024, il Belpaese conta 60 siti nella lista dei patrimoni dell’umanità, con 32 candidature per nuove iscrizioni. Di questi, 53 sono di tipo culturale e 6 di tipo naturale, e 7 sono parte di siti transnazionali.
Ecco l’elenco dei 60 siti italiani Patrimonio dell’Umanità in ordine di ingresso nella lista:
- Incisioni rupestri della Val Camonica – Lombardia, Provincia di Brescia – 1979
- Centro storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede e la Basilica di San Paolo fuori le Mura – Lazio, Roma (sito transfrontaliero con la Città del Vaticano) – 1980
- Chiesa e convento domenicano di Santa Maria delle Grazie con l’Ultima cena di Leonardo da Vinci – Lombardia, Milano – 1980
- Centro storico di Firenze – Toscana, Firenze – 1982
- Venezia e la sua laguna – Veneto, Provincia di Venezia – 1987
- Piazza del Duomo, Pisa – Toscana, Pisa – 1987
- Centro storico di San Gimignano – Toscana, San Gimignano (SI) – 1990
- I Sassi e il parco delle chiese rupestri di Matera – Basilicata, Matera – 1993
- Città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto – Veneto – 1994
- Centro storico di Siena – Toscana, Siena – 1995
- Centro storico di Napoli – Campania, Napoli – 1995
- Crespi d’Adda – Lombardia, Capriate San Gervasio (BG) – 1995
- Ferrara, città del Rinascimento, e il suo delta del Po – Emilia-Romagna, Provincia di Ferrara – 1995
- Castel del Monte – Puglia, Andria – 1996
- I trulli di Alberobello – Puglia, Alberobello (BA) – 1996
- Monumenti paleocristiani di Ravenna – Emilia-Romagna, Ravenna – 1996
- Centro storico di Pienza – Toscana, Pienza (SI) – 1996
- Palazzo reale di Caserta con il parco, l’acquedotto di Vanvitelli e il complesso di San Leucio – Campania, Province di Caserta e Benevento – 1997
- Residenze della Casa Reale di Savoia – Piemonte, Province di Torino e Cuneo – 1997
- Orto botanico di Padova – Veneto, Padova – 1997
- Portovenere, Cinque Terre e le isole (Palmaria, Tino e Tinetto) – Liguria, Provincia della Spezia – 1997
- Cattedrale, Torre Civica e Piazza Grande, Modena – Emilia-Romagna, Modena – 1997
- Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata – Campania, Provincia di Napoli – 1997
- Costiera amalfitana – Campania, Provincia di Salerno – 1997
- Area archeologica di Agrigento – Sicilia, Agrigento – 1997
- Su Nuraxi – Sardegna, Barumini (SU) – 1997
- Villa romana del Casale – Sicilia, Piazza Armerina (EN) – 1997
- Area archeologica e basilica patriarcale di Aquileia – Friuli-Venezia Giulia, Aquileia (UD) – 1998
- Centro storico di Urbino – Marche, Urbino – 1998
- Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum e Velia e la certosa di Padula – Campania, Provincia di Salerno – 1998
- Villa Adriana – Lazio, Tivoli (RM) – 1999
- Città di Verona – Veneto, Verona – 2000
- Assisi, la basilica di San Francesco e altri siti francescani – Umbria, Assisi (PG) – 2000
- Isole Eolie – Sicilia, Provincia di Messina – 2000
- Villa d’Este – Lazio, Tivoli (RM) – 2001
- Città tardo barocche del Val di Noto – Sicilia, Province di Catania, Ragusa e Siracusa – 2002
- Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia – 9 beni in 2 regioni – 2003
- Val d’Orcia – Toscana, Provincia di Siena – 2004
- Necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia – Lazio, Cerveteri (RM) e Tarquinia (VT) – 2004
- Siracusa e la necropoli di Pantalica – Sicilia, Provincia di Siracusa – 2005
- Le Strade Nuove e il sistema dei palazzi dei Rolli di Genova – Liguria, Genova – 2006
- Ferrovia Retica nei paesaggi dell’Albula e del Bernina – Lombardia, Tirano (SO) (sito transfrontaliero con la Svizzera) – 2008
- Mantova e Sabbioneta – Lombardia, Provincia di Mantova – 2008
- Le Dolomiti – 3 regioni – 2009
- Monte San Giorgio – Lombardia, Porto Ceresio (VA) (sito transfrontaliero con la Svizzera) – 2010
- Longobardi in Italia: i luoghi del potere – 7 beni in 5 regioni – 2011
- Siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi – 19 beni in 5 regioni (sito seriale condiviso con altri 5 Stati) – 2011
- Monte Etna – Sicilia, Provincia di Catania – 2013
- Ville e giardini medicei in Toscana – Toscana – 2013
- Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato – Piemonte, Province di Alessandria, Asti e Cuneo – 2014
- Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale – Sicilia, Provincia di Palermo – 2015
- Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa – 13 beni in 6 regioni (sito seriale condiviso con altri 17 Stati) – 2017
- Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale – 3 beni in 3 regioni (sito seriale condiviso con Croazia e Montenegro) – 2017
- Ivrea, città industriale del XX secolo – Piemonte, Ivrea (TO) – 2018
- Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – Veneto, Provincia di Treviso – 2019
- Grandi città termali d’Europa – Toscana, Montecatini Terme (PT) (sito seriale condiviso con altri 6 Stati) – 2021
- Cicli di affreschi del XIV secolo di Padova – Veneto, Padova – 2021
- I portici di Bologna – Emilia-Romagna, Bologna – 2021
- Carsismo e grotte evaporitiche dell’Appennino settentrionale – Emilia-Romagna, province di Bologna, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini – 2023
- Via Appia. Regina Viarum – Lazio, Campania, Basilicata, Puglia – 2024