Il decreto per ridurre le liste d’attesa nella sanità è legge. La Camera ha approvato definitivamente il disegno di legge di conversione del decreto 7 giugno 2024, n. 73, con 171 voti favorevoli e 122 contrari. Questo decreto, inizialmente varato dal Consiglio dei ministri a giugno, è stato modificato dal Senato, che ha trasferito la responsabilità sui controlli e sanzioni alle regioni. Il ministero della Salute interverrà solo in caso di ritardi o inefficienze regionali.
Tuttavia, il vero nodo della questione, riguarda le risorse. Nonostante le promesse, il decreto non aggiunge un solo euro al finanziamento della sanità pubblica. Per affrontare seriamente i problemi come le lunghe attese, la carenza di medici e il personale esausto, serve una vera riforma con investimenti consistenti. La riduzione progressiva del finanziamento del Fondo sanitario Nazionale al 6,4% del Pil nel 2024 e al 6,2% entro il 2027, insieme alla crescente disparità di accesso alle cure tra regioni, segna una deriva pericolosa verso una privatizzazione inesorabile, che mina i principi fondamentali del nostro modello di cura e il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Decreto liste d’attesa, Schlein (Pd): “Vuoto, solo fuffa”
Nel suo intervento in aula, Elly Schlein ha attaccato duramente il governo, definendo il decreto sulle liste d’attesa “vuoto e fuffa”. Secondo la segretaria del Pd, il decreto non prevede risorse aggiuntive né assunzioni di personale e si limita a favorire il settore privato, creando una sanità “a misura di portafoglio”. Non solo. Le risorse attuali, “già ampiamente insufficienti” saranno ulteriormente ridotte di 160 milioni a partire dal prossimo anno. “Le soluzioni previste nel decreto non faranno che agevolare il privato”, ha detto, criticando la strategia che considera dannosa per il personale sanitario già sovraccarico e sottopagato.
Schlein ha anche denunciato l’aumento delle disuguaglianze geografiche e socio-economiche e il rischio di aggravamento con l’autonomia differenziata. Infine, ha chiesto al governo di invertire la rotta, accusandolo di “propaganda ideologica sulla pelle dei pazienti” e avvertendo che saranno gli italiani a giudicarlo se non verranno adottate misure concrete per risolvere i problemi della sanità pubblica.
Ma cosa cambia dopo il semaforo verde della Camera al dl sulla riduzione delle liste di attesa nella sanità?
Decreto liste d’attesa: ecco le novità
Ecco le principali misure incluse nel decreto, che deve essere convertito in legge entro il 6 agosto.
Salta coda: prestazioni dai privati se c’è fila
La nuova norma “salta coda” prevede che se le prestazioni sanitarie non vengono erogate nei tempi previsti, le aziende sanitarie devono garantirle tramite intramoenia o privati accreditati, con il cittadino che pagherà solo il ticket. Inoltre, sono previsti orari estesi per visite ed esami, anche nei fine settimana. È stato introdotto un limite alle ore di intramoenia dei medici per prevenire abusi.
Monitoraggio in tempo reale delle code
È stata istituita una Piattaforma nazionale, gestita dall’Agenas, per monitorare in tempo reale le liste d’attesa e garantire la compatibilità con le piattaforme regionali. È vietato sospendere o chiudere le agende delle prenotazioni e i direttori generali delle ASL saranno valutati anche in base ai tempi di attesa.
Prenotazioni centralizzate: un solo Cup
Sarà istituito un unico Cup regionale o intraregionale per gestire tutte le prenotazioni delle prestazioni sanitarie pubbliche e private. Gli ospedali non potranno sospendere le prenotazioni e verrà attivato un sistema di recall per ridurre il fenomeno delle mancate presentazioni. Chi non si presenta senza preavviso dovrà comunque pagare il ticket.
Tetto di spesa e straordinari
Il tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario sarà aumentato al 15% dell’incremento del Fondo sanitario regionale per il 2024, rispetto al 10% del 2023. Dal 2025 in poi, il tetto verrà abolito e sostituito con un nuovo sistema per stabilire i fabbisogni delle strutture sanitarie.
Per affrontare il sovraccarico di lavoro, è stata introdotta una flat tax al 15% sugli straordinari per i medici e infermieri, riducendo l’attuale prelievo fiscale superiore al 40%. Anche la Fondazione Gimbe ha criticato questa misura, suggerendo che sia necessaria una maggiore assunzione di personale piuttosto che un aumento del lavoro straordinario.
Controlli regionali
I controlli sulla gestione delle liste d’attesa rimarranno principalmente in capo alle Regioni e ai nuovi Responsabili Unici Regionali dell’Assistenza Sanitaria (Ruas). Il ministero della Salute avrà poteri sostitutivi solo in caso di gravi ritardi o inadempienze, mentre non potrà più sanzionare direttamente gli ospedali.